Gesellschaft | Connettività

Banda Larga: il caso del Comune di Bolzano

Quando la fibra ottica era considerata fantascienza, il capoluogo altoatesino in realtà era già all’avanguardia. Ma essere virtuosi, in Italia, spesso diventa un incubo.

Ognuno dei governi che si sono succeduti negli ultimi anni (Berlusconi, Monti, Letta, Renzi) ha posto grande enfasi nello sviluppo dei servizi di connettività, la cosiddetta banda larga.

E in effetti l'Italia è un paese che per storiche mancanze ma anche per conformazione geologica si trova in fortissimo ritardo.

Tutti hanno sottolineato come il recuperare questo gap sia di fondamentale importanza, che l'asset è di quelli super-strategici e qualcuno ha addirittura calcolato quanti punti del mitico PIL perdiamo annualmente per effetto di questo difetto infrastrutturale.

Ma poi, in sostanza, cosa è stato fatto per risolvere il problema? A parte qualche tentativo di "esproprio legalizzato" a favore dei gestori (finanziaria 2008) ben poco.

Penso che al di là di ogni dotta analisi sia utile, per afferrare il motivo alla base di questo problema, evidenziare il "caso" del Comune di Bolzano.

Il Comune di Bolzano, anticipando i tempi in modo quasi profetico, 15 anni fa, ben prima dell'avvento del concetto di SmartCity, intuì una cosa tanto banale quanto fondamentale: chi, se non chi opera sul territorio, gestisce ed autorizza gli scavi sulle strade, può avere interesse e capacità di cablare una città?

Iniziò così, quando ancora la fibra ottica era considerata un pezzo da fantascienza, a creare un'infrastruttura lungo le strade composta di tubi (da offrire ai gestori) e fibre per fornire di connettività ad alta velocità e basso costo, le proprie sedi.

Già all'epoca la normativa che regolava le Tlc, originata dal monopolio Telecom, non permetteva agli enti pubblici grandi spazi di manovra, ma una cosa già allora era chiara: ognuno a casa sua fa quello che vuole. Così, con tanto di autorizzazione ministeriale ad operare liberamente su "proprio fondo", il Comune di Bolzano creò con larghissimo anticipo e lungimiranza la sua rete in fibra ottica e mise a disposizione il restante pezzo dell'infrastruttura ai gestori, che in effetti ne approfittarono.

Avessero fatto tutti così probabilmente oggi il problema della banda larga non sarebbe tale e tutti saremmo più felici. 

Un caso virtuoso da porre in evidenza e premiare quindi?

Eh no, non dimentichiamoci del contesto in cui questa storia si sviluppa: quello italiano e in particolare quello della PA italiana.

Arriva il 2010 e alla porta del Comune si presenta la polizia Postale, incaricata dal MiSE (il Ministero dello sviluppo economico) di svolgere un'indagine su una serie di violazioni al c.d. Codice della Telecomunicazioni, volgarmente conosciuto come "Legge Gasparri".

La principale contestazione rivolta al Comune è la violazione (o errata interpretazione) dell'art 99. in sostanza il Comune, secondo il MiSE avrebbe dovuto chiedere autorizzazione al Ministero e pagare il relativo "contributo", in quanto non operante nel proprio fondo conformemente a quanto specificato al comma 5 del succitato articolo 99.

Ma come, le strade comunali non sono proprietà del comune? A maggior ragione nel sistema tavolare vigente in Alto Adige ? Non é il territorio comunale un unico fondo? O un insieme di fondi contigui?

Come spesso succede il problema é nella formulazione della Legge stessa che induce in molti funzionari accessi di zelo e la necessità di interpretazioni bizzarre.

Ma leggiamolo questo comma 5, ci renderemo conto dell'origine del problema:

Sono in ogni caso libere le attività di cui all'articolo 105,
nonché la installazione, per proprio uso esclusivo, di reti di
comunicazione elettronica per collegamenti nel proprio fondo o in
più fondi dello stesso proprietario, possessore o detentore purché
contigui, ovvero nell'ambito dello stesso edificio per collegare una
parte di proprietà del privato con altra comune, purché non
connessi alle reti di comunicazione elettronica ad uso pubblico.
Parti dello stesso fondo o più fondi dello stesso proprietario,
possessore o detentore si considerano contigui anche se separati,
purché collegati da opere permanenti di uso esclusivo del
proprietario, che consentano il passaggio pedonale o di mezzi 

Ecco, una cosa del genere mi ricorda quando la Gialappa's sottotitolava le incomprensibili dichiarazioni di Trapattoni o di Tomba per al termine esclamare: ma che c… vuol dire ?

Scherzi a parte, è più che evidente che fintanto le norme saranno scritte in questo modo (esporrei l'estensore di questo articolo al pubblico ludibrio) poi la possibilità di interpretazioni malevole o bizzarre, nel contesto della burocrazia italiana é tanto alta da diventare certezza.

Ecco quindi che il Ministero, dopo aver rilasciato l'autorizzazione al Comune, cambia idea e con apposita circolare sostiene che "per le PA proprio fondo va inteso l'edificio in cui viene prestata l'attività istituzionale, con al più le pertinenze". In sostanza la rete privata può al più attraversare il cortiletto interno racchiuso dagli edifici.

Ancora più incredibile e fuori dallo spazio-tempo è l'interpretazione della frase  "purché non

connessi alle reti di comunicazione elettronica ad uso pubblico", che secondo il Ministero (e ahimè persino l'allora CNIPA che stessa interpretazione dava in uno dei suoi mitici "Quaderni") sta a significare che se con la mia rete connetto fra loro due palazzi, allora ogni palazzo deve avere un accesso a internet separato perché altrimenti la rete veicola traffico pubblico e quindi é da considerare connessa alla rete pubblica.

Chiaro comunque come anche un questo caso la formulazione della norma favorisca anche l'interpretazione diciamo così "articolata".

Ma non è finita, al Comune è contestata anche la mancanza dei c.d. "Allegati 12" (attestazioni di conformità tecnica) relativamente al cablaggio interno. Da tenere presente che questi moduli NON vanno consegnati al Comune ma alla Polizia Postale, che però non trovandoli li chiede al Comune, che ne invia una gran parte ma non tutta (dopo oltre 10 anni) e viene quindi sanzionato. Sanzione pagata più o meno lo stesso giorno in cui la norma che impone il rilascio di tali attestazioni viene abrogata. Dire di essere allo stalking istituzionale non sembra poi essere un'esagerazione.

Ad ogni buon conto il Comune ricorre al TAR del Lazio che si dichiara incompetente e rimanda al TAR dell'Alto Adige che con sentenza ampia gli dà ragione.

Sono così passati quasi quattro anni in cui fra l'altro, oltre alle spese legali, al tempo perso dai vari dirigenti il Comune, in attesa della sentenza, ha prudenzialmente arrestato lo sviluppo dell'infrastruttura. 

Nel frattempo AgID partorisce l'idea dei 40 datacenter e si rende subito conto che la problematica maggiore nel realizzare questo progetto é proprio la connettività. Oltre a mettere a fattore comune i server é necessario poter condividere anche le infrastrutture di rete e qui ci si accorge subito che il Codice delle Telecomunicazioni é un ostacolo insormontabile. AgID quindi sponsorizza assieme alla Regione Liguria un emendamento all'art. 100 per estendere alle PA locali quello che lo Stato si era riservato solo per se stesso (le amministrazioni dello Stato possono creare liberamente reti private).

Tutto bene quindi, caso chiuso? Ancora una volta no! Il MiSE, nonostante la portata della sentenza del TAR sia limitata, ricorre in Consiglio di Stato. Si confonde fra continuità e contiguità, scrive nel ricorso. 

E la politica in tutto questo? Ma la banda larga non è un asset strategico? Non ci fa guadagnare punti di PIL? Nonostante si chieda a politici sia locali che nazionali di intervenire, magari anche solo accelerando l'iter di approvazione dell'emendamento ligure, nessuno (con la sola eccezione dell'allora senatore Vimercati, presidente della Commissione Tlc del Senato) tutto tace.

La banda larga non decolla? Siete ancora sorpresi della cosa?

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Profil für Benutzer Christoph Moar
Christoph Moar Mi., 01.10.2014 - 20:55

"L'assurdo ha senso solo nella misura in cui gli venga negato il consenso", diceva Camus nel Mito di Sisifo. Mi auguro quindi - tralasciando il fatto che non sara' lecito dirlo - tanta, ma tanta insubordinazione da parte di chi le reti le create (a beneficio della res pubblica) e con tale qualitá.
Aggiungo, senza togliere nulla a quanto leggo nell'articolo, che nella nostra di Bolzano esiste anche una gran bella "seconda" rete in fibra ottica, qualcosa che mi pare di capire l'Azienda Energetica AEW Etschwerke ha costruito negli anni e decenni passati. Creata l'infrastruttura, non é poi mai stata commercializzata, probabilmente preferendo non "interferire" con le operazioni commerciali di altri, veri, gestori, tali Telecom o Brennercom che siano.

Siamo al punto che aziende cercano per anni soluzioni in fibra ottica, sempre sentendo risposte che "nella vostra zona" non e' al momento disponibile, ne da Telecom, ne da Brennercom. Poi, indagando un po oltre, si scopre che di fronte al proprio stabile passa, da anni o decenni, la fibra dell'Azienda Energetica AEW Etschwerke, che però nessuno rivende. Rimboccandosi le maniche e facendo pressione ai gestori, ecco che di colpo cambiano idea, confermano che si puo' noleggiare, quella fibra. E all'improviso la connettivitá in fibra, richiesta per anni, diventa disponibile con gli stessi gestori che per anni non l'hanno offerta.

Pare ci sia un tesoro sotto terra, ma che nessuno che lo vuole levare. Un mistero. Chissà.

Mi., 01.10.2014 - 20:55 Permalink
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Profil für Benutzer Andrea Terrigno
Andrea Terrigno Mi., 01.10.2014 - 21:47

Omamma, che frittata questo paese!
Era una culla della cultura, ora é diventato un guazzabuglio di entità da far sparire al più presto! Datemi un lanciagranate, please!

Mi., 01.10.2014 - 21:47 Permalink