Politik | Storia

Grazie all'Arciduca

Ecco come avvenne che la rivoluzione del 1848 finì per favorire la nascita a Bolzano di un convitto per giovani studenti e apprendisti. Il Rainerum.

Dopo la deflagrazione del mini - scandalo scoppiato nei giorni scorsi ai vertici della fondazione Rainerum, ho incontrato diverse persone piuttosto interessate al contesto storico e giuridico in cui la vicenda è maturata. Parecchi ignoravano che la sede di via Carducci non fosse di proprietà dei salesiani, altri erano incuriositi dall'esistenza di questa fondazione, che in effetti si è sempre mossa restando abbastanza nell'ombra, ma che evidentemente gestisce un capitale immobiliare ed educativo di notevole interesse. Penso dunque possa interessare a qualcuno il ripercorrere, sia pur per sommi capi, una storia che affonda le sue radici nella Bolzano dell'ottocento e che attraversa tutte le vicende della nostra città sino ai giorni nostri. Di inestimabile utilità, in questo viaggio, il volume scritto da Aldo Pantozzi nel 2001 e dedicato alle istituzioni storiche dell'assistenza bolzanina.

 

Se ancora oggi, a quasi due secoli di distanza, usiamo l'espressione "un quarantotto" per indicare una situazione di grande baraonda, il motivo c'è. In effetti quell'anno, il 1848, fu, in tutta Europa ma in Italia in particolare, un anno di enormi tensioni, di rivolte, di rivoluzioni mancate, ma anche di definitiva rottura degli equilibri della restaurazione ideata al congresso di Vienna dai vincitori della Francia napoleonica. Mentre Milano insorgeva contro gli austriaci e, a Vienna,Metternich doveva dimettersi e fuggire a nascondersi nel suo palazzo sulla Rennweg, restavano comunque delle isole di pace e di tranquillità dove ci si confrontava, piuttosto che con le grandi vicende politiche, con le banali questioni della vita quotidiana.

A Bolzano, ad esempio, proprio nei giorni in cui il Lombardo-Veneto si scuoteva di dosso il secolare dominio asburgico e a Torino, Carlo Alberto lanciava la sua temeraria crociata patriottica, uno dei problemi su cui si puntava l'attenzione dei maggiorenti cittadini era quello dei troppi giovani apprendisti che dimoravano in città in maniera precaria, con grave danno, si diceva, per la loro salute morale e per la quiete cittadina. Ecco dunque che, il 23 aprile di quel 1848, mentre qualche centinaio di chilometri più a sud si combatteva furiosamente, 260 bravi cittadini di Bolzano decisero di dare la loro adesione, morale e materiale, alla costituzione di una società che avrebbe dovuto realizzare il progetto di una casa dove questi giovani potessero trovare un tetto, un pasto caldo ma anche essere attentamente controllati. Ognuno dei soci di questo sodalizio denominato " Männerverein" si impegnava tra l'altro a versare un contributo annuo di due fiorini e a "segnalare personalmente i ragazzi che inclinassero al vizio o alla mendicità e a reperire posti di lavoro presso contadini o artigiani in cui quei ragazzi potessero essere affidati".

A dare notevole inatteso impulso all'iniziativa benefica furono proprio i turbolenti avvenimenti politici di quei mesi. In quella primavera del 1848 Bolzano ebbe la ventura di ospitare due illustrissimi ospiti. Arrivarono infatti da quella Milano che era insorta con le famose cinque giornate l'arciduca Rainer (o Ranieri che dir si voglia) d'Asburgo e la moglie Elisabetta di Savoia Carignano. Nato a Pisa nel 1783, nono figlio dell'imperatore Leopoldo II, Rainer assunse, nel 1818 l'incarico di Vicerè del Lombardo-Veneto, per conto del fratello, l'imperatore Francesco II. Travolto, assieme all'arresto dell'amministrazione austroungarica, dalla rivolta popolare, si rifugiò dapprima a Verona e poi a Bolzano, dove rimase sino alla morte. Una sorta di esilio, lontano dalla corte di Vienna, che aveva considerato troppo "morbido" il suo atteggiamento nei confronti dei sudditi italiani. Al suo fianco la moglie Elisabetta, una Savoia e quindi, se vogliamo una "nemica", se non si tiene conto del fatto che in quei decenni nei quali le dinastie di Torino e di Vienna mentre si combattevano aspramente sui campi di battaglia, non disdegnavano al tempo stesso di intrecciare alleanze nuziali.

In quella turbolenta primavera del '48 Rainer ed Elisabetta arrivarono dunque a Bolzano e, accolti con ogni onore e grande compiacimento alle autorità cittadine, presero alloggio nel palazzo Campofranco. Subito l'arciduca decise, ed ecco come quelle vicende storiche si raccordano al nostro racconto, di dare il proprio augusto patrocinio all'impresa appena varata dal Männerverein. Era un sigillo che garantì il successo dell'operazione, ed infatti, poco dopo, il sodalizio riuscì  a trovare una sede dove alloggiare i giovani convittori. Era una casa che si affacciava su piazza Domenicani, più o meno dove oggi un edificio ospita aule universitarie, dopo aver visto il passaggio di innumerevoli studenti degli istituti austroungarici e poi del liceo classico Carducci.

Un patrocinio, quello dell'Arciduca, che aveva carattere ben concreto come si vide alla sua morte, nel 1853, quando si seppe che nel suo testamento Rainer aveva inserito un legato di ben 6300 fiorini a favore dell'iniziativa. E più che naturale, quindi, che il nuovo istituto prendesse allora il suo nome, conservato sino ai giorni nostri: Rainerum. Una sensibilità verso le iniziative a carattere sociale condivisa dalla sua consorte, che rimase a Bolzano dopo la sua morte e che volle anch'essa legare il proprio nome ad un'iniziativa analoga, destinata però alle giovani che dalla periferia venivano a Bolzano per lavoro o per studio. Nacque così in quegli anni un altro convitto che esiste ancor oggi e che prosegue l'opera con cui era stato fondato allora:l'Elisabethinum.

Nella sede di piazza Domenicani il Rainerum proseguì, sotto l'attento controllo dei soci fondatori del Männerverein la propria attività. La gestione ordinaria era stata affidata alle suore di carità di San Vincenzo. L'edificio ospitava una biblioteca per i giovani artigiani e un'associazione giovanile. Con il passare degli anni, tuttavia, si fece pressante la necessità di trovare una nuova sede in grado di accogliere tutti i ragazzi le cui famiglie facevano domanda. Nel 1887 il progetto prese corpo e, grazie al consistente capitale raccolto negli anni e agli aiuti di alcuni autorevoli finanziatori il nuovo Rainerum sorse a poca distanza da quello vecchio lungo via Walther, l'attuale via Carducci. Proprio nel periodo in cui la nuova sede veniva realizzata ed entrava in funzione accogliendo un numero crescente di convittori entrano in scena un personaggio che avrebbe significato parecchio nella storia dell'istituzione. Alois Told, appartenente ad una ricca famiglia di commercianti emigrata a Bolzano dalla Val Pusteria, divenne presidente del Männerverein nel 1888 e mantenne ininterrottamente l'incarico sino al 1928. È un personaggio emblematico di quella ricca borghesia bolzanina un uomo che univa ad indubbie doti mercantili un grande senso di responsabilità sociale che lo spingeva ad impegnare non di rado anche risorse proprie per mandare avanti l'istituzione Rainerum.

Nella nuova sede di via Walther alloggiavano in media ogni anno una settantina di convittori che frequentavano poi le scuole elementari o medie della città. Quelli le cui famiglie erano in condizioni di reale povertà erano ospitati gratuitamente. Gli altri corrispondevano una retta variante tra le 80 e le 180 lire.

Guidato con mano sicura da Alois Told, il sodalizio si apprestava così ad affrontare il nuovo secolo. Nel 1907 fu acquistata una casa adiacente la nuova sede che potè così essere ulteriormente ingrandita. Sul Rainerum tuttavia, come sul resto del mondo, incombevano i tragici avvenimenti che portarono allo scoppio della guerra e quindi, in Alto Adige, al passaggio sotto l'Italia.

( 1 - continua)

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Salto User
Anonymous (nicht überprüft) Do., 03.09.2015 - 14:17

Ottimo articolo, si attende il prosieguo. Un'unica precisazione, laddove l'Autore parla di "secolare dominio asburgico" nel Regno Lombardo-Veneto: tale Regno è durato dal 1814 al 1866, per cui appena poco più di mezzo secolo. L'aggettivo "secolare" è conseguentemente inadatto, se non proprio errato.

Do., 03.09.2015 - 14:17 Permalink
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Salto User
Anonymous (nicht überprüft) Do., 03.09.2015 - 14:17

Ottimo articolo, si attende il prosieguo. Un'unica precisazione, laddove l'Autore parla di "secolare dominio asburgico" nel Regno Lombardo-Veneto: tale Regno è durato dal 1814 al 1866, per cui appena poco più di mezzo secolo. L'aggettivo "secolare" è conseguentemente inadatto, se non proprio errato.

Do., 03.09.2015 - 14:17 Permalink