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“Siamo tranquilli”

L’assessore Tommasini e il funzionario Lampis commentano il blitz che ha portato al sequestro della documentazione delle spese per la capitale della cultura.

1 milione di euro di spesa, una competizione persa e tante polemiche. Nei giorni scorsi la Finanza su incarico della Corte dei Conti - come riferito oggi da Salto - si è presentata presso la sede della Ripartizione cultura italiana della Provincia con la richiesta di acquisire tutta la documentazione degli atti relativi alle spese sostenute per promuovere la candidatura dell’Alto Adige, insieme Venezia e al Nordest, a capitale europea della cultura per il 2019.

La prima reazione che registriamo è quella del direttore della Ripartizione cultura italiana della Provincia Antonio Lampis, che puntualizza: “non si tratta di un sequestro ma di una richiesta della documentazione, di fatto la formula normale utilizzata dalla Corte dei Conti dopo una segnalazione”. Per il funzionario della Provincia che ha seguito tutto l’iter della candidatura a Capitale della Cultura non si tratta di un fulmine a ciel sereno: “sapevamo benissimo che sarebbe successo, ci sono state diverse interrogazioni in Provincia e i partiti avevano preannunciato che si sarebbero rivolti alla Corte dei Conti”. 
Andando nel merito Lampis ostenta tranquillità: “sono stati fatti contratti e spese che tra l’altro in altre regioni in occasioni analoghe queste cose sono state molto più consistenti, si è trattato di una competizione importante per la quale ci siamo preparati come andava fatto attraverso due anni di iniziative molto capillari che corrispondono per forza a molte carte, tutte elaborate secondo la massima regolarità”. 

Se da parte del direttore della ripartizione cultura non traspare alcuna amarezza (“quanto avviene è del tutto legittimo visto quanto se n’è parlato e devo dire che anzi quasi contento”), l’assessore provinciale e vicepresidente della Provincia Christian Tommasini richiama le motivazioni che lo avevano portato a spendere energie e denaro pubblico per cercare di vincere la gara che ha visto poi prevalere Matera. 
“La scelta di proporre la candidatura è stata giusta” rivendica Tommasini, specificando: “per noi era  importante dare il segnale che siamo una terra che crede che si possa crescere con la cultura e fare rete a nord e sud del Brennero”. 
Dunque la priorità non era vincere la gara, secondo Tommasini. 

“E’  fondamentale sostenere i progetti che confermino l'Alto Adige come ponte tra culture e per tale ragione gli investimenti ed i contributi di preparazione del territorio e della popolazione, con incontri e iniziative informative, sono state opportune e utilizzate come risorse aggiuntive per la crescita del territorio. Dal punto di vista politico ritengo importante continuare ad investire in cultura.”

Ma quali sono i sentimenti di Tommasini di fronte all’acquisizione della documentazione contabile operata dalla Corte dei Conti?
Anche Tommasini si dice tranquillo: “dal punto di vista amministrativo lasciamo che la corte dei conti faccia tutti i controlli del caso e sono sicuro che emergerà la correttezza del l'operato dei nostri funzionari”.

Chi si dice particolarmente soddisfatto è invece il consigliere provinciale Sven Knoll che a suo tempo fu tra coloro che sollevarono il caso, insieme al Movimento 5 Stelle, presentando un’interrogazione e facendo ricorso alla Corte dei Conti. 

“Siamo contenti che la Corte dei Conti faccia ora le sue verifiche. Le spese sostenute devono essere analizzate perché per noi non erano giustificabili. La candidatura ha avuto uno scopo promozionale soprattutto per la città di Venezia e non per il Sudtirolo. Per la provincia di Bolzano non c’era nessun valore aggiunto visto che veniva identificata solo come Hinterland di Venezia. Com’è noto nel dettaglio hanno suscitato perplessità le spese sostenute per il container giallo e il pranzo di gala al Museion.”