Wirtschaft | Fallimenti

“La crisi non è passata”

Preoccupanti, secondo il presidente Cna Corrarati, i dati sui fallimenti a Bolzano diffusi dall’ASTAT. “Puntare su una politica economica per i centri di fondovalle”.

Sono stati 24 i procedimenti concorsuali avviati nel secondo semestre del 2015 in Provincia di Bolzano; 66 il totale annuo dei fallimenti dichiarati (nel 2014 furono 65), numero tornato ai livelli di inizio decennio (59 nel 2011). I dati, diffusi dall’Istituto provinciale di statistica (Astat), registrano inoltre 15 richieste di concordato preventivo - ovvero la procedura concorsuale attraverso cui il titolare d’impresa che si trova in situazione di crisi o di insolvenza ricerca un accordo con i creditori, tramite la mediazione degli organi giudiziari competenti, per evitare la dichiarazione di fallimento e saldare i propri debiti - comunicati nel 2015 al Tribunale di Bolzano. Nello specifico si nota un aumento da 3 a 9 dichiarazioni di fallimento negli Alberghi e pubblici esercizi, e da 8 a 13 dichiarazioni negli Altri servizi. Un certo calo si evidenzia invece in tutti gli altri settori: nell’Industria (da 20 a 15 dichiarazioni), nel Commercio (da 15 a 12 dichiarazioni) e nelle Costruzioni (da 19 a 17 dichiarazioni).

Quella di Bolzano è la comunità comprensoriale che ha il maggior numero di fallimenti dichiarati (26), con un’incidenza di 2,5 casi ogni 1.000 imprese: la più alta sul territorio provinciale (la media è 1,5, la miglior performance è del comprensorio alto-Sciliar con 0,8), peraltro leggermente aumentata rispetto al 2,4 del 2014. Dati che “evidenziano una concentrazione territoriale preoccupante per il capoluogo che registra valori più alti della media altoatesina: un dato che rafforza la nostra richiesta di una politica economica mirata ai centri di fondovalle, con strategie e misure differenziate rispetto alle altre zone della provincia”, ha commentato il presidente della Cna-Shv Claudio Corrarati.

Secondo il numero uno dell’associazione artigiani “il numero di fallimenti nel 2015 è in linea con il 2014 e ciò testimonia che la crisi non è passata, ma ha momentaneamente allentato la morsa. Sarebbe utile capire, con un approfondimento dell’Astat, quante delle aziende fallite sono piccole, medie o grandi. Il fenomeno che riscontriamo più frequentemente vede le piccole imprese andare avanti a oltranza senza poter accedere agli ammortizzatori sociali, per poi crollare all’improvviso. Le grandi aziende, invece, vanno avanti per anni grazie agli ammortizzatori sociali e scaricano le difficoltà sulle Pmi, prive di paracadute sociale. Ecco perché riteniamo indispensabile individuare misure provinciali di salvataggio a portata delle piccole realtà”.