Gesellschaft | Scuola

Non è un paese per giovani

Gli insegnanti italiani sono tutti dei matusa? Sembrerebbe di sì stando ai dati dell’Ocse. Seimila sono i pensionamenti in meno rispetto al 2015.

Ha un triste primato l’Italia che è quello di avere la classe docente più vecchia d’Europa. Record che, secondo l'ultimo rapporto sulla scuola dei paesi Ocse - l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico - Education at a glance 2015, ora rischia di consolidarsi. A partire dal prossimo settembre, infatti, sono previsti 13mila pensionamenti per maestre e prof e 3mila per il personale Ata (amministrativo, tecnico e ausiliario). I collocamenti a riposo hanno subito un calo vertiginoso, 6mila in meno per i docenti e 2mila per bidelli e personale non docente. Nel 2015 si è registrata infatti una diminuzione del 31,6% per i docenti (19mila unità) e del 40% per il personale Ata (quasi 5mila persone).

Per lasciare il proprio posto di lavoro a un collega più giovane, quest’anno, occorreva un'età "minima" di 66 anni e 7 mesi al 31 dicembre 2016 e almeno 20 anni di contribuzione. L'alternativa era quella della cosiddetta pensione "anticipata" per coloro che sempre a fine 2016 hanno all'attivo almeno 42 anni e 10 mesi di anzianità contributiva (un anno in meno per le donne). Per quanto riguarda la scuola primaria l'Italia è il paese dell'Ocse (dati risalenti al 2013) con la quota maggiore di maestre over 50: il 44%, il 16% è ultrasessantenne e nessuna di loro under 30. Alle scuole medie un professore su cinque, il 19%, ha già compiuto 60 anni mentre alle superiori i docenti che hanno raggiunto i 50 anni di età sono il 57%, e gli under 40 sono addirittura solo 3 ogni 100. Dati sconfortanti se si considera che nelle scuole primarie inglesi 29 insegnanti su 100 sono under 30, mentre in Turchia, la scuola media registra ben 35 professori su cento non ancora trentenni.