Politik | Jimmy Milanese

Merano al voto: 2000-2015 chi vince chi perde

Una analisi del voto "italiano" a Merano, dal 2000 al 2015.
Chi vince e chi perde? IL PD che fine ha fatto? E il centrodestra?
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In riva al Passirio, dopo il risultato elettorale di domenica scorsa, tiene banco la questione del ballottaggio. Da una parte, il candidato sindaco SVP Gerhard Gruber, dall'altra, il Verde Paul Rösch. Mentre i due candidati sono alla spasmodica ricerca di un sistema di alleanze che permetta loro di aggiudicarsi il ballottaggio, quindi la cabina di regia della città per i prossimi cinque anni, è interessante andare a vedere quale siano state le indicazioni dell'elettorato rispetto ai candidati espressi dai vari partiti o coalizioni. Una analisi che parte dalle elezioni comunali del 2000, la quale permette ai partiti di rendersi conto in che misura la composizione delle liste, così come la scelta del candidato sindaco, sia stata più o meno premiata dal proprio elettorato, ovvero abbia trainato o frenato il risultato elettorale del partito o coalizione.

Gradimento nei confronti del candidato sindaco

La tabella N.1 presenta i candidati sindaco dei maggiori partiti, dividendo i voti attribuiti alla lista da quelli attribuiti al solo candidato sindaco. L'ultima colonna evidenzia la % di voti attribuiti al solo candidato sindaco, segno evidente del consenso personale attribuito dall'elettorato, il quale decide di “premiare” il sindaco come candidato, ma non assegnare il voto o preferenze alla lista. In questo caso, il dato interessante è dato dalla scarsa capacità attrattiva verso la lista, esercitato sia dal candidato sindaco SVP, Gerhard Gruber (2,24 % dei voti alla persona sul totale di lista), sia dal candidato sindaco PD, Diego Zanella, (2,76 % dei voti alla persona sul totale di lista). Invece, il candidato verde Paul Rösch, sembra avere esercitato un elevata capacità di attrazione elettorale sulla sua persona, dato che quasi un elettore verde su dieci si è limitato ad attribuire la preferenza al solo candidato sindaco. Stesso discorso, seppur in misura decrescente, per Giorgio Balzarini, candidato sindaco della Civica per Merano. 

 

 

Confronto 2010-2015 per area politica

La seconda tabella propone un confronto delle principali macro-aree di consenso elettorale in relazione alle due ultime tornate elettorali. Sono stati raggruppati quei partiti che per identità ideologica o scelte politiche hanno deciso di allearsi nel 2010, al fine di seguire il loro percorso nell'ultima occasione elettorale. In questa tabella si è deciso di accorpare in modo appropriato il consenso elettorale della lista Alleanza per Merano (che nel 2010 correva disgiunta rispetto al PDL), con la componente del centrodestra, in quanto il nome della stessa lista è stato utilizzato nel 2015 come contenitore capace di unire le diverse anime del centrodestra meranese. In questo modo è possibile capire in che misura l'elettorato di riferimento del centrodestra si sia ritrovato nel progetto del candidato sindaco Nerio Zaccaria, ovvero, la tenuta della macro-area “centro-destra” rispetto alle elezioni del 2010.

Il dato più eclatante è l'impennata dei Verdi che sembrano ricavare l'aumento di consenso elettorale rispetto al 2010 proprio dalla componente “Lista Rösch”. Una considerazione coerente con quanto sopra affermato, ovvero il gradimento da parte dell'elettorato per la scelta del candidato sindaco verde. Allo stesso modo, la caduta della SVP è ancora più evidente, se solo si pensa che il suo elettorato perde quasi 2300 voti rispetto al 2010. Ancora, questo dato è coerente (vedi sopra) con lo scarso apprezzamento dell'elettorato di madrelingua tedesco verso la scelta del candidato sindaco. Infine, a fronte di una conferma del gradimento del progetto “Civica per Merano, si registra un significativo e generale drenaggio da parte dell'elettorato di centro-destra verso altre formazioni. Infatti, se nel 2010 l'area di centrodestra poteva contare su un bacino elettorale vicino ai 3000 elettori; oggi, nonostante l'accorpamento in un'unica lista, e in assenza di competitors della stessa area politica (Lega esclusa, ovviamente), la contrazione del consenso al centro-destra è forse l'altra faccia della medaglia rispetto al crollo della SVP. D'altro canto, anche la somma del consenso elettorale delle due liste civiche, che nel 2010 raggiungeva il 27,9% dell'elettorato, nella tornata di domenica si ferma al 24,1 %. Allo stesso modo, se si somma il consenso delle due civiche al consenso verso il PD, si passa da un elettorato “italiano” di 6131 unità nel 2010 a un elettorato di 4533 unità solo cinque anni dopo (-26%, ovvero -1598 elettori). Una perdita di consenso tutta a favore di partiti che incarnano la protesta popolare, ovvero Lega Nord, che raddoppia il suo consenso, e M5S che si presenta per la prima volta in città e si aggiudica la fiducia di 807 elettori (5,4%). Insieme, l'aumento del consenso verso la Lega Nord (524 elettori) e l'entrata in campo del M5S, sottrae 1321 voti alle tre aree politiche consolidate in riva al Passirio. Insomma, all'incirca il valore della loro perdita di consenso nel corso degli ultimi cinque anni.

 

 

I candidati PD e i candidati “italiani” più votati: una comparazione

In questa tabella proponiamo un confronto tra il Partito Democratico e quel “partito italiano” che nelle ultime quattro tornate elettorali ha espresso il candidato più votato. L'analisi tiene in considerazione il Partito Democratico (Democratici di Sinistra nel 2000) come punto di riferimento, per via del fatto che, sostanzialmente, dal 2000 ha mantenuto la stessa struttura organizzativa. La tabella si divide in due parti. Nella prima sono presenti i voti di preferenza espressi verso i candidati, mentre nella seconda parte questi voti sono stati ponderati sulla base del numero dei votanti alle diverse tornate elettorali (indicati tra le due serie di dati), per evidenziare la percentuale di consenso personale dei candidati sul totale dei votanti.

Questa serie permette una comparazione sia all'interno di una singola tornata elettorale, sia nel corso dei vari appuntamenti elettorali. Il dato più significativo relativo alla sola serie PD, è il crollo del consenso verso i leader del partito. Con l'uscita di Vanda Carbone dal PD (che nel 2005 era candidata sindaca), il progressivo aumento di consenso (con una lieve flessione nel 2010 rispetto al 2005) ha segnato una inversione di tendenza, con i due candidati PD più votati che non raggiungono la metà delle preferenze accordate al candidato italiano più votato nel 2015, ovvero Andrea Casolari della Civica per Merano. Il combinato disposto di questa bassa appetibilità dei candidati PD con la scarsa capacità di attrazione del candidato sindaco PD, spiegano bene le ragioni di questo risultato elettorale deludente. Un altro dato significativo è rappresentato dall'exploit di Andrea Casolari (Civica per Merano), premiato dal 2,63% degli elettori che domenica sono stati chiamati a scegliere il nuovo sindaco. Un risultato che, comparato alle precedenti tornate elettorali, assume un significato rilevante, visto che il consenso a Casolari avvicina il risultato ottenuto da Nerio Zaccaria nel 2000, quando 3 elettori su 100 scrissero il suo nome sulla scheda elettorale. In ultima analisi, relativamente al 2015, la somma del consenso ai due candidati italiani più votati (Civica per Merano) raggiunge quasi il 5% di tutto l'elettorato che domenica si è espresso. Un risultato che mai prima d'ora si era visto per il gruppo linguistico italiano.

 

 

Per concludere, sembra che da questa analisi si possano ricavare tre indicazioni per i partiti “italiani”. La grande coalizione del centrodestra non è stata in grado di riscuotere più successo delle sue varie componenti. Il Partito Democratico ha presentato una squadra rinnovata ma che nel complesso, per un combinato disposto di debolezza del sindaco e dei suoi candidati, non è riuscita a convogliare il suo elettorato storico. Infine, il progetto “Civica per Merano”, conferma un aumento del consenso, grazie al risultato dei suoi leader, ma allo stesso tempo la sua connotazione ibrida (ne centrodestra ne centrosinistra) impedisce loro di aggiudicarsi quella parte l'elettorato italiano che, invece, ha premiato la novità M5S e decretato il raddoppio dei consensi della Lega, rispetto alla passata tornata elettorale.