Politik | L'intervista

Cosa succede in Val Badia

Pizzinini, candidato sindaco della lista Ladins Dolomites a Badia: “Troppo comodo nascondersi dietro una lista civica e poi giurare amore eterno alla SVP da eletti”.

Melius abundare quam deficere, dicevano i latini, ebbene anche la Val Badia non sembra farsi mancare il suo folto numero di aspiranti sindaci e candidati al seguito. Nove sono i contendenti al trono per il primo cittadino, 14 le liste.
A Marebbe ci sono 5 liste e 3 candidati sindaco che sono Ingeborg Dejaco (Al Plan de Mareo); Albert Palfrader (Al Plan) e Lois Taibon per i Freiheilitichen.
A San Martino in Badia il sindaco Heinz Videsott della lista Ciastel (15 candidati) punta alla riconferma. A La Valle non si ricandida Franz Complojer, ma ci sarà invece un’unica lista con 21 elementi e Angelo Miribung come candidato sindaco. Situazione analoga a Corvara dove Robert Rottonara sfiderà se stesso.

Nel comune di Badia le liste sul ring elettorale sono tre: “Badia” con 21 candidati e il sindaco uscente Giacomo “Iaco” Frenademetz che punta a conquistare il secondo mandato; “Deburiada”, 18 candidati e Marina Rubatscher Crazzolara che, in caso di vittoria, sarebbe il primo sindaco donna in Alta Badia, e la lista Ladins Dolomites, 15 candidati con Albert Pizzinini, commercialista e docente di materie giuridiche, che correrà per la poltrona di Ombolt (sindaco in ladino). Peculiare la decisione dei Ladins di schierare in lista 4 giovanissimi: Elvis Burchia, Jasmin Da Sacco, Elia Adang, Karin Ploner. Per chiarire i motivi di questa scelta, e non solo, abbiamo raggiunto al telefono Pizzinini, il candidato sindaco del movimento dal tricolore ladino bianco verde e azzurro.

Pizzinini, le liste “Deburiada“ di Marina Rubatscher Crazzolare e “Badia” di Iaco Frenademetz candideranno due ragazzi poco più che ventenni, la sua lista quattro, svecchiare la politica è la ricetta per avvicinarla ai cittadini?
C’è da dire che la lista Deburiada e Badia candidano un ventitreenne e un venticinquenne, noi ne abbiamo quattro appunto, due di loro nati addirittura nel 1994 e nel 1995, il vero rinnovamento perciò lo facciamo noi. In più candidiamo tutte persone che non sono mai entrate in consiglio comunale, a differenza delle altre liste che hanno 6/7 candidati che sono già stati in consiglio. I giochi, così, sembrano già fatti. Nella nostra lista, al contrario, chiunque ha la possibilità di entrare in consiglio. C’è bisogno di gente nuova.

È un caso che i quattro ragazzi scelti siano tutti suoi ex studenti? Erano gli unici interessati a quest’avventura elettorale?
È vero, sono miei ex studenti, ma li ho scelti personalmente perché posso garantire per loro e perché conosco le loro capacità e la loro libertà intellettuale.

Quale può essere allora il contributo di questi ragazzi per aiutare i loro coetanei a emergere nella realtà locale?
Sarà una politica fatta dai giovani per i giovani. Saranno loro a fare da filtro. Non ha senso che un quarantenne venga a interpretare le loro esigenze. Sono i giovani a doverle capire, elaborarle e poi trasformarle in proposte da realizzare.

Come si supera, invece, la questione generazionale per poter convincere gli scettici?
Per quanto riguarda il caso specifico, gli studenti della lista Ladins Dolomites di Badia hanno una preparazione giuridica e sono anche più ferrati sul tema rispetto ad altri candidati più anziani delle altre liste. In generale invece bisogna dire che abbiamo fatto una scelta di campo, quella di proporre una lista di giovani, senza compromessi di alcun genere, perciò chi vuole davvero cambiare le cose ha un’unica scelta, ma ci vuole anche il coraggio di farla. Noi confidiamo che i cittadini di Badia abbiano questo coraggio.

Elia Adang, uno dei quattro giovanissimi, ha dichiarato: “questo non è il momento dei politici ma il nostro, di noi cittadini comuni”, la vostra è solo una critica rivolta alle distorsioni della politica e dei partiti o c’è anche un certo fervore antipolitico?
È un discorso di sovranità, mi spiego: la politica sia a livello nazionale che a livello locale si è impadronita della sovranità che spetta al popolo, si è arrogata il diritto di poter decidere al posto del cittadino. È il concetto di democrazia diretta, di un maggiore confronto con l’elettore, a mancare. Se poi per antipolitica si intende il diniego del sistema politico attuale è un conto, perché noi vogliamo rompere con quel modo di far politica.

E cioè?
Le faccio un esempio: a Badia si sono spese decine di migliaia di euro su un progetto per una circonvallazione di La Villa bocciata poi dalla popolazione. Non era meglio utilizzare gli strumenti di democrazia diretta prima di spendere i soldi dei cittadini? Quello che manca è la capacità della politica tradizionale di tradurre le richieste della gente.

Perciò se, come dite, l’obiettivo è il “radicale cambiamento nel modo di amministrare il Comune”, un maggiore coinvolgimento dei cittadini nelle decisioni della politica è d’obbligo.
Precisamente. In un Comune di circa 3mila abitanti questo non è impossibile. Occorre un cambiamento culturale, tramite il quale le persone abbiano il coraggio di dire la propria senza subire pressioni di qualsiasi genere.

Vuol dire che durante l’amministrazione attuale i cittadini sono stati tenuti alla larga dai palazzi della politica?
Esatto. Qui le cose sono state gestite da poche persone nell’interesse di pochi. E il motivo è da ricercarsi molto indietro nel tempo. Le popolazioni ladine della Val Badia e della Val Gardena sono state molto divise fin dall'epoca delle opzioni. Già allora si preferiva non esprimere la propria opinione per evitare ripercussioni, questo tipo di sistema è stato portato avanti fino ad oggi e si è manifestato anche nelle stanze comunali.

A proposito della comunità ladina, qual è il compromesso politico che sta fra lo scavalcamento della questione identitaria, intesa come resistenza mentale, e la custodia della pluralità linguistica, molto sentita per esempio proprio in Val Badia?
La popolazione della Val Badia è da un lato attaccata ai valori tradizionali, dall’altro è a contatto con molte culture diverse, soprattutto per via del turismo, c’è quindi l’esigenza di internazionalizzarsi, per così dire. In questo senso bisogna preservare quelle tradizioni e la cultura senza incorrere però nell’errore di trasformarle in puro folklore.

Di cosa ha bisogno Badia?
Prima di tutto di una crescita culturale e politica, di un’amministrazione trasparente e onesta, di una parità di trattamento per tutti i cittadini. Ciò che distingue le liste è la credibilità ed è difficile poter parlare di rinnovamento quando vengono riproposti gli stessi candidati che si sono seduti in consiglio per sei anni. In queste elezioni non c’è nulla di scontato, il sindaco uscente è entrato in cappella come papa, vedremo se stavolta uscirà come cardinale.

L’eventualità di una scarsa partecipazione al voto vi preoccupa? Ad alleggerire le urne potrebbe contribuire la SVP i cui consensi, dopo gli scandali esplosi, non sono certo quelli di un tempo…
L’offerta elettorale a Badia è abbastanza variegata, quindi siamo fiduciosi che le persone andranno a votare, nei comuni dove c’è un unico candidato l’interesse sarà poco, proprio perché non si è riusciti a proporre delle alternative. Per quanto riguarda il discorso sulla SVP anche Marina Crazzolara e Iaco Frenademtz sono due candidati della Stella Alpina, però non si presentano con il simbolo di partito. Tentano di nascondersi per poi dichiarare amore eterno alla SVP una volta eletti. Correndo con una lista civica si vuole essere al riparo dagli scandali della SVP ma allo stesso tempo si vuole approfittare dei vantaggi derivati dal partito, è coerenza, questa? Vedremo come  i cittadini interpreteranno questa posizione.