Politik | Intervista

“Se Bolzano sta male, tutta la provincia non sta bene”

Duro monito del sindaco di Dobbiaco Bocher: “Basta con le divisioni, per gli italiani il governo del capoluogo è un dovere nel nome della comune autonomia”.

Guido Bocher, a Dobbiaco Austria e Cortina sono più vicine di Bolzano. E dopo l’Epifania a Cortina Zaia e Kompatscher firmeranno un accordo legato al progetto del nuovo ‘trenino’ delle Dolomiti. Lei cosa ne pensa?
Guido Bocher - Non ero a conoscenza del fatto che verrà firmato questo accordo a Cortina. Ma quello del collegamento Veneto-Pusteria su rotaia è senz’altro un tema interessante, nella misura in cui questo collegamento è concepito in chiave turistica. Per quanto so io la STA è stata incaricata già a suo tempo di realizzare uno studio di fattibilità in merito. 

Verosimilmente a Dobbiaco a volerLa di nuovo sindaco sono stati anche e soprattutto gli elettori della SVP. Lei come vede la crisi della Stella Alpina? Che tipo di crisi è? Solo di consenso o anche di identità?
A dire la verità non penso di poter dare una valutazione alla crisi. Perché io vedo un partito radicato, strutturato e solido che concorre anche alla formazione della mia giunta. Cerchiamo di lavorare bene sia con la SVP che con un’altra forza politica che è una lista di carattere civico. Ognuno cerca di dare il suo meglio. La mission che ci accomuna tutti è quella di impegnarci per il bene di un paese. 

Eleggendola però gli elettori di Dobbiaco che normalmente si riconoscono nella SVP in qualche modo sono andati al di là della logica stessa per cui il partito è nato. 
Ho ottenuto il mio consenso andando al di là dell’appartenenza etnico-linguistica. Tanti anni fa sono nato a Dobbiaco e sono stato sempre ancorato al mio paese, anche se poi ho fatto la mia carriera a Bolzano. In un comune la cosa importante è l’appartenenza e la conoscenza personale. Credo di essere stato privilegiato dalla scelta degli elettori proprio perché sono uno di loro. In un paese il 95% degli atti riguardano l’amministrazione. E si va avanti soprattutto con tanto buon senso. 

Quello di San Candido è l’unico reparto di maternità che è stato chiuso in seguito alla riforma sanitaria. Lei come ha vissuto e sta vivendo questo faticoso percorso di razionalizzazione guidato dalla Provincia e dalla Asl unica?
Questo è un tema estremamente articolato e complesso. La popolazione è giustamente molto sensibile quando si parla di riduzione degli ospedali. Credo ci siano degli studi articolati che parlano di una ridefinizione di questa distribuzione ospedaliera. In realtà il problema più grande, che non tocca solo San Candido ma tutte le strutture e specialmente quelle non centrali, è la carenza di personale medico. Oltre al fatto che bisogna dare anche una lettura in termini di gestione in prospettiva negli anni dei costi della sanità. I temi dell’assistenza medica di base e del pronto soccorso sono poi altrettanto sensibili. Nel dettaglio va poi tenuto presente che ci troviamo in zone turistiche e quindi l’impatto è importante anche dal punto di vista dell’offerta generale. Una struttura ospedaliera rassicura anche il turista. 

In ordine alfabetico: Beati, Bertinazzo, Bianchi e Bocher. I 4 sindaci italiani superstiti dell’Alto Adige hanno tutti il cognome che inizia con la B. Quale sarà il prossimo sindaco di Bolzano? Benussi sarebbe ancora sulla piazza, ma sembra aver fatto il suo tempo ormai… A Bolzano ci vorrebbe un Bocher, no?
Sono un convinto autonomista e quindi sono dell’idea che quest’autonomia è una cosa preziosa per tutti i cittadini, al di là delle differenze linguistiche. L’autonomia è un patrimonio di tutti noi ed anche Bolzano in questo senso non è una città diversa e nemmeno estranea. Non solo: se Bolzano sta male allora sta male tutta la provincia. E se Bolzano sta bene allora stiamo tutti un po’ meglio. Quindi è veramente importante che Bolzano possa avere una situazione stabile. Se dovessi parlare oggi per il mio gruppo linguistico, cosa che non faccio mai, allora penso che dovremmo fare più riferimento ai doveri che ai diritti legittimamente rivendicati. E i doveri sono appunto quelli di concorrere ad un quadro autonomistico. I gruppi linguistici non possono andare a velocità diverse. Il dovere del gruppi linguistico italiano allora oggi dovrebbe essere quello di diventare significativo e presente. Rappresentando qualcosa. Cercando di non cimentarsi sempre in quello sport difficile che è la suddivisione della molecola. Spero che Bolzano riesca a trovare delle ampie sintesi. Bisogna far emergere i denominatori comuni per il governo della città. Che ci sono senz’altro: bisogna solo farli emergere. E bisogna emarginare tutte quelle spinte che attengono a interessi privati e questioni personali. Sembra una cosa banale ma è così: bisogna lasciare da parte gli interessi di famiglia o di clan. Quello di governare questa terra è un dovere preciso che per altro fa bene a tutti. 

Secondo la Sua esperienza di sindaco quali sono, oggi, i temi politici veri che interessano ai cittadini e che sono in grado ancora di portarli a votare?
La credibilità innanzitutto, privilegiando il bene pubblico. Poi bisogna dedicarsi completamente al ruolo per cui ti candidi e per il quale eventualmente gli elettori ti danno la fiducia. Quello con gli elettori è un contratto. Poi bisogna focalizzarsi sulle cose principali e cercare di decidere e portare avanti le cose. Inoltre bisogna dialogare e rispettare anche le altre parti. Assolutamente fondamentale è il dialogo con la Provincia che non può essere di contrasto ma di sinergia. Comune e Provincia sono infatti realtà altrettanto importanti e complementari.