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2019: Matera Capitale della Cultura

La città lucana stravince la competizione. E Bolzano continua a leccarsi le ferite, ad un'anno dall'esclusione.

Sarà Matera la Capitale Europea della Cultura per il 2019
La decisione è giunta venerdì scorso ed ha suscitato si può dire una soddisfazione unanime. 
Una delle città simbolo solo qualche decennio fa dell'arretratezza del meridione italiano avrà dunque l'occasione, fra poco più di 4 anni, di raccontare la sua 'rinascita', rilanciandola ulteriormente.

La vittoria di Matera è maturata in una competizione a 3 con Siena e Lecce. Matera ha ottenuto la maggioranza assoluta (7) dei 13 voti disponibili. Tre preferenze ciascuna sono andate a Siena e Lecce; nessun voto invece per Cagliari, Ravenna e Perugia-Assisi. 
L'annuncio è stato dato nella sede romana del ministro Dario Franceschini, quello dell'inaugurazione trionfale del museo sotto il monumento alla Vittoria. 
Giusto un anno fa era stato invece il predecessore di Franceschini (governo Letta) Massimo Bray ha spegnere i sogni di gloria di Bolzano con il Nordest

Con l'annuncio della vittoria di Matera, in queste ore in provincia di Bolzano si sta vivendo il secondo tempo della polemica sul fallimento della candidatura di Bolzano. Nell'occhio del ciclone non sono tanto i contenuti del sogno, a dire il vero apparso a molti velleitario, probabilmente anche ai promotori. 
Nel dossier, presentato a sommi capi ma occultato nella sua interezza, venne messo in primo piano un concetto di pace quantomeno generico, da contrapporre alla grande guerra che si ricorda proprio nei 5 anni che separano l'auspicata assegnazione dalla celebrazione vera e propria dell'anno capitale. 
Volendo far piovere sul bagnato, oppure per piazzare un'ulteriore ciliegina sulla torta detrattori, sull'edizione odierna del quotidiano Alto Adige in un articolo a firma di Francesca Gonzato appaiono poi ulteriori dettagli fra quelli inseriti nel dossier. Tra cui l'invenzione del topless come esempio della 'modernità' di Venezia. Il dossier sarebbe stato realizzato in tutta fretta ed in maniera pasticciata, pare.

L'avventura della candidatura a Capitale Europea della Cultura si chiude quindi definitivamente. Ma probabilmente ai posteri, e soprattutto a coloro che in Alto Adige si occupano di arte e cultura da tempi non sospetti, resteranno impressi gli aspetti tragicomici della calvacata che ha portato al fallimento. 
Tra essa la scarsa convinzione del mondo di lingua tedesca, manifestatasi fin dall'inizio e poi accentuata dopo l'apparentamento con l'odiato Triveneto (pardon Nordest) e Venezia. Mitigata solo dal milione concesso a Tommasini per 'preparare' il terreno (ma rivelatosi politicamente quasi un boomerang) e dal coinvolgimento del manager cavallo di razza Peter Paul Kainrath. 

Sul milione di euro molto si è scritto. La cifra, tutto sommato modesta per magnificenza del Sudtirolo pre era Kompatscher, è diventata a livello locale una sorta di 'simbolo' dello spreco, soprattutto paragonandola ai 70mila euro spesi a Venezia dal sindaco Orsoni. Ecco, sì, Orsoni, proprio quello dell'arresto per la mega tangente del Mose. Titubante prima, durante e dopo. E adesso sappiamo che aveva ben altre preoccupazioni, al di là del 'rilancio' che è l'ultima cosa di cui aveva ed ha bisogno Venezia, tutt'oggi una delle capitali turistico/culturali del mondo. 

L'esclusione di Venezia e Nordest dalla cinquina che avrebbe corso nella finale in questi giorni la commentammo a caldo il 15 novembre 2013 con Katia Tenti.
Andando in cerca delle notizie apparse sulla stampa nei giorni dell'insediamento del comitato, avvenuto nel marzo 2013, abbiamo trovato la seguente chicca sulle pagine de "la Nuova di Venezia e Mestre". 

Sarà Katia Tenti, della Provincia autonoma di Belluno, a presiedere il Consiglio direttivo di «Venezia capitale europea della cultura 2019»

Belluno. Venezia capitale senza traccia di Nordest né tanto meno Bolzano. Un disastro giornalistico.
Ma segno forse che a Venezia davvero un certo tipo di notizie manco ci erano arrivate. 
D'altronde anche Katia Tenti nei mesi a seguire ha avuto altro a cui pensare, così come Salto.bz ha ampiamento documentato. 

Insomma: forse per tutti è ora il momento di guardare avanti. Ma non sarà facile.