Wirtschaft | Mercato Unico

Gare d'appalto: dal "se", al "come".

L'illusione di poter essere esonerati dagli obblighi europei ci ha fatto perdere tempo ed esperienze preziose.
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Nel 1993, ormai 21 anni fa, i Paesi Europei definirono il loro Mercato Interno Unico ed introdussero il diritto di tutti i loro cittadini di studiare, vivere, fare acquisti, lavorare, usufruire di prodotti e serviI di tutti i Paesi EU. A convincerli, era stata l’analisi sugli enormi costi della “NON EUROPA” e relative ricadute negative sui cittadini, sugli utenti, consumatori, imprese e bilanci pubblici. Il Mercato Interno ha prodotto diritti e doveri per tutti, compreso quello di pubblicare a livello EU le gare d’appalto d’importo superiore a 200.000 Euro. Insomma, il dovere reciproco di aprirsi, confrontare le diverse offerte, scegliere (senza discriminare) quella economicamente piú vantaggiosa. In provincia di Bolzano ci si è attardati a lungo nel cercare si evitare o attenuare questo obbligo. Tempo perso: Alto Adige/Südtirol ist Europa!

In questi anni si è trascurato invece l’approfondimento del modo nel quale si possono fare le gare d’appalto in provincia. E le conseguenze si vedono in questi giorni negli esiti sconcertanti di importanti bandi. Occorre recuperare il tempo perduto con il “se” (…fare le gare ) ed accelerare invece il lavoro sul “come” farle, queste gare. È questa la vera ed unica autonomia che abbiamo e che possiamo mettere in campo.

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Andrea Terrigno Fr., 22.08.2014 - 08:12

COME fare le gare per garantire al contribuente che i soldi spesi ricevano in cambio un'opera/servizio di qualità che garantisca una corretta gestione della cosa pubblica? Per quanto riguarda il mio ambito, è necessario che nelle condizioni per partecipare ad una gara d'appalto una ditta sia presente sul territorio da almeno 10 anni e sia in grado di gestire il flusso lavorativo secondo una ventina di criteri burocratico/esecutivi che non sto ad elencare in questa sede.
Con gli strumenti oggi a disposizione tutto si può fare. Di fatto però è impossibile anche solo pensare di redigere dei capitolati chiari e definiti in ogni particolare fondamentale (ciò aiuta anche chi intende partecipare ad una gara d'appalto) e con valenza legale inconfutabile, quando a partire dai vertici di nomina politica, fino alle direzioni di gruppo si tratta di persone interessate esclusivamente ad evitare di doversi sforzare a risolvere le "rogne" a loro portate a conoscenza dai loro subalterni e di far bella figura davanti al proprio superiore. Troppo bello incassare stipendi (e premi! premi nella pubblica amministrazione?!) da capogiro e potersi permettere avvocati di grido in caso di indagini della magistratura che poi finiscono con lo spennamento proprio di quei "pezzenti" di quarto o quinto livello con famiglia e mutuo casa da estinguere, proprio coloro che per anni avevano dato l'allarme e si erano fidati delle rassicurazioni piovute dall'alto. Non è livore o invidia, è sconcerto per il modo in cui funziona questa società, sempre pronta ad autoincensarsi ed autoassolversi davanti ai media, per non parlare dei tribunali. Sono pochi quelli che quando anche solo sussista il dubbio di una fallace gestione della cosa pubblica per colpa loro, si sentano moralmente obbligati a togliersi dalla poltrona e di assumersi le proprie responsabilità. Probabilmente si tratta di individui sottosviluppati perlomeno a livello del senso di responsabilità.
Chi non ha fatto la gavetta ma ha fatto strada grazie al diffuso metodo del lecchinismo, è altamente inadatto a prendere decisioni impegnative e complesse. Probabilmente non possiede neppure una mente analitica e una visuale oggettiva per argomenti di una certa entità o complessità. Perchè allora si trovano ad ocupare quelle posizioni?
Si tratta in fondo di un problema sociologico abbastanza semplice da comprendere. Resta il dubbio se la nostra società oggi così persa nell'arrivismo sia in grado di avviare un processo di autoanalisi a largo spettro e di agire in maniera collettiva al fine di sanare le falle che stanno mandando a picco tutto quanto. Nessuno è perfetto, ci mancherebbe. Ma che qualcuno con l'incarico di gestire secondo legge, oculatamente e soprattutto con il criterio del buon padre di famiglia il patrimonio pubblico, si senta minacciato da segnalazioni e proposte dal basso intese a null'altro che a migliorare il servizio fornito all'utenza, fraintendento la cosa come aggressione alla propria carriera, è davvero terrificante. Posso solo sperare che la rotta tenuta in vent'anni di Durnwalderismo venga abbandonata il prima possibile. Quache segnale che permetta di sperare c'è stato, ma una rondine non fa primavera .

Fr., 22.08.2014 - 08:12 Permalink