Gesellschaft | Profughi

Si scrive “Mos maiorum” si legge “retata”

La maxi operazione di polizia prevede controlli a tappeto presso stazioni, aeroporti e frontiere per arginare l’immigrazione illegale. Con le buone o con le cattive.

L’hanno chiamata Mos maiorum, letteralmente “il costume degli antichi”, e cioè tutto quel codice di valori etici e modelli comportamentali che costituiva il fondamento della società patriarcale romana e che occorreva sistematicamente difendere.
Latinismi altisonanti che celano neanche troppo maldestramente un significato lampante scevro di fronzoli sintattici: chi minaccia quei valori, vale a dire, nel caso specifico, chi non ha i documenti in regola va rispedito indietro.

Il Mos maiorum è infatti una massiccia operazione di polizia - lanciata da 25 paesi europei lunedì scorso (13 ottobre) e che andrà avanti fino al 26 – che ha lo scopo di schedare dentro i territori della UE che hanno aderito al progetto (l’unico che l’Italia ha sostenuto a Bruxelles nel semestre di presidenza europea mentre ancora commemorava le 368 vittime del naufragio di Lampedusa nell’ottobre 2013) sotto il coordinamento del Ministero degli Interni italiano e il patrocinio dell’agenzia Frontex. Il principale obiettivo sarebbe quello di scongiurare l’immigrazione irregolare e annientare eventuali cellule criminali raccogliendo informazioni necessarie a tracciare i percorsi abituali utilizzati dai migranti per entrare in Europa.

Una “caccia all’uomo” già tentata in passato con operazioni come Hermes, Aphrodite o Perkūnas, la quale aveva rilevato un “abuso” delle garanzie previste dalle procedure d’asilo - con le domande di protezione internazionale che partivano dai profughi che non erano in possesso dei documenti regolari - non tenendo conto che la richiesta di asilo viene inoltrata per definizione in assenza di visto al momento dell’ingresso nel paese in cui si domanda assistenza, come sottolineano Alessandra Sciurba e Nicola Grigion su Melting Pot.

Le questure (quella di Bolzano per il momento mantiene il riserbo sull'operazione) intanto fanno sapere che “I migranti che fanno ingresso illegale nel territorio dello Stato italiano, anche se soccorsi in mare, devono essere identificati mediante l’acquisizione delle generalità e il foto segnalamento In ogni caso la polizia procederà all’acquisizione delle foto e delle impronte digitali, anche con l’uso della forza se necessario”. Il rischio che questa "schedatura" si trasformi in una persecuzione e in una repressione metodica, legittimata da un senso di impunità e da un’etica potenzialmente svincolante, è alto, motivo per cui associazionismi e no-profit si sono già mobilitati contro il programma in atto; utile a questo scopo è il sito di crowdmapping che documenta in tempo reale i controlli nell’area Schengen e alle frontiere.

La diffusione dell’idea che l’immigrazione sia paradigma arbitrario di illegalità costituisce ormai un pregiudizio caricato a molla e alla bisogna una scusa per giustificare un interventismo più o meno aggressivo, resta da capire per quanto ancora soffriremo di questo “panico dello straniero” che in una società multiculturale è intrinsecamente infelice oltre che inattuale.