Politik | Il dibattito?

Nuovi consiglieri non pervenuti

Le critiche a Benko? Agli eletti di Bolzano non interessano. Come dimostra la scarsissima partecipazione ad un incontro proposto da „città nostra-unsere Stadt“.

Il comitato civico e apartitico „città nostra-unsere Stadt“ ha invitato i nuovi eletti in consiglio comunale a confrontarsi sulla riqualificazione urbanistica prevista per il comparto compreso tra viale Stazione, via Perathoner, Alto Adige e Garibaldi. Ma solo 3 di loro hanno risposto all’appello, tra cui i candidati sindaci Rieder e Stefanelli, ai quali si sono aggiunti i due consiglieri riconfermati Guido Margheri e Sylvia Hofer. 

Fin dall’esordio affidato alla moderazione dell’architetto Wilfried Moroder, la presentazione all’Hotel Scala si è caratterizzata più per un corale grido di dolore lanciato da un folto gruppo di architetti, spodestati dal loro ruolo di protagonisti della progettazione urbanistica, piuttosto che dalla desiderata ma mai verificatasi spinta di popolo contraria alla cementificazone, nello specifico nel centro storico. 
Pressoché impossibile per le assenze dei veri interlocutori, cioè i politici, il dialogo si è allora sviluppato soprattutto con la stampa.  

Nelle parole dell’architetto Moroder è risultata evidente la delusione degli urbanisti in merito allo scarso interesse manifestato dalla popolazione di lingua tedesca di Bolzano in merito al futuro urbanistico del centro storico, a rischio di stravolgimento con il PRU. 
Perché i Bozner si occupano così poco della città? Perché per decenni hanno lasciato lo sviluppo urbanistico nelle mani degli italiani?” si è chiesto Moroder. Lanciando il tema della ‘vero potenziale di sviluppo della città’, rappresentato dall’areale ferroviario. 
Nella presentazione alle questioni urbanistiche si sono presto intrecciate quelle relative agli aspetti commerciali dell’operazione Kaufhaus Benko. Con il grido di dolore dei commercianti e dei proprietari degli immobili del centro, presenti all’incontro con una loro rappresentanza. 

Di fronte all’allarme lanciato rispetto al forte rischio che l’operazione Kaufhaus rischi da un lato di bruciare le risorse private del territorio necessarie per il futuro progetto dell’areale e dall’altro di mettere in ginocchio il piccolo commercio, i giornalisti presenti hanno ricordato che la crisi del commercio a Bolzano, specie nel centro storico, è già presente da anni. Ed è indipendente da Benko.

Di fronte alle domande della stampa gli architetti di „città nostra-unsere Stadt“ hanno quindi rivendicato, Christoph Mayr Fingerle in testa, la necessità che Bolzano si richiami nuovamente al Masterplan e metta nuovamente mano ad un piano complessivo per lo sviluppo urbanistico del capoluogo

L’attuale legge provinciale dà via libera ai privati per la realizzazione di progetti che vengono decisi da sindaco e Landeshauptmann, prima che possano essere discussi da consiglio comunale e cittadini” è stato detto. E gli architetti hanno anche messo sotto accusa in maniera molto forte la conferenza di servizi, prevista dalla legge provinciale per elaborare l’accordo di programma che si occupa della fase operativa del progetto: “della conferenza fanno parte tecnici che non hanno mai progettato nulla”.

Nella presentazione ha fatto anche capolino la paura (terrore?) che l’eventuale referendum paventato dal sindaco di Bolzano possa rivelarsi un boomerang per i no Benko. “La gente non è sufficientemente informata - si sono lamentati i promotori dell’incontro - e rischia di lasciare carta bianca a Benko”. 

Il rischio concreto è ora che i legittimi gridi di allarme di urbanisti e propugnatori della slow city cadano nel vuoto. In una campagna elettorale per i ballottaggi in cui i contenuti sono scomparsi. E nella quale a partire da lunedì la strada da percorrere per il sindaco ‘vincitore’ sarà più simile ad una parete di sesto grado.