Lisa Fissneider: alla ricerca dei miei limiti

Lisa Fissneider è un'atleta di punta della nazionale italiana di nuoto. Bolzanina, sorriso contagioso, è alla ricerca della vasca perfetta! Si racconta in un'intervista.
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Lisa Fissneider, dopo alcuni anni a Verona è tornata ad allenarsi a Bolzano. Nuotatrice di professione, per andare avanti nella vita Lisa corre nell'acqua, e cerca di farlo nel minor tempo possibile. Ma Lisa è anche una giovane ragazza con la gioia della vita negli occhi. Quello è il suo segreto quando entra in piscina, dove passa gran parte del suo tempo in attesa di quel giorno: il giorno della gara. Una vita da atleta, non sempre facile, come racconta.

Lisa, quanto è importante vincere nel tuo sport, dove la gara è anche contro il tempo?

Il vero atleta vuole sempre vincere, che significa mettere la mano avanti, arrivare primi. Poi ci sono momenti dove anche il tempo conta, ma alla fine pensi solo a vittoria, perché è quella che rimane.

Poi, però, ogni tanto le cose vanno male, e...?

Se va male non mi arrabbio, piuttosto mi faccio domande e analizzo la gara con l'allenatore. A quel punto l'obiettivo è evitare di rifare gli errori. E' parte di un gioco che si chiama sport e sono momenti che fanno crescere.

In allenamento capisci che aria tira?

Si, nel riscaldamento capisco come sto fisicamente, ma la sensazione può non significare nulla, perché la componente mentale spesso è determinante, e quella la scopri in acqua.

Ma cosa pensa un atleta nelle due o più ore al giorno in cui nuota?

Nuoto da lunedì mattina a sabato sera, due volte al giorno per diverse ore. Avrò fatto il giro del mondo un paio di volte. Anche quando faccio più chilometri non perdo mai la concentrazione. Controllo costantemente la tecnica, ma quando devo nuotare per lunghe distanze allora canto. Cerco una canzone che mi dia il ritmo giusto. Se devo scattare, magari metto in pausa.

Poi, però, si sbaglia qualcosa, e arrivano le delusioni.

Si, ma non ho mai dato colpe ad altri. Ho sempre cercato di capire e risolvere i momenti duri della vita di atleta, come quando sei allenatissima e ti ammali proprio prima di un appuntamento importante. E' il destino, al quale credo. Questo, forse, aiuta.

Dove poni il tuo limite cronometrico?

Sento di potere migliorare molto. Sono convinta di questo. Ho voglia di lavorare bene, perché la mia vita da atleta non durerà ancora molto. Non conosco il limite, per fortuna, per questo lo cerco ogni giorno.

Tra le tue colleghe, ci sono nuotatrici dure e tenere. Tu, come sei?

Io sono sensibile, gareggio con tanta emozione e gareggio bene se posso viverle, queste emozioni, come a Lima nel 2011, dove ai mondiali giovanili ho nuotato col cuore in piscina e da quella sono uscita con una medaglia d'oro al collo.

Sei entrata in acqua o ti hanno buttata?

Sono stata buttata in piscina, da un giorno all'altro, intendo nel mondo del professionismo. Infatti, prima nuotavo per hobby, ma dopo quei 100 metri rana ai Campionati assoluti invernali del 2009, lla mia vita è cambiata, e sono stata catapultata nelle competizioni internazionali. Ci ho messo anni per conoscere il mondo del nuoto, capire come funziona, e ora sono una professionista, amo quello che faccio: un hobby che ho trasformato in un lavoro, senza mai perdere la passione con la quale tutto è cominciato.

 

(intervista integrale, già uscita per il Corriere dell'Alto Adige)