Wirtschaft | L'opinione

Non chiamatelo “sviluppo”

Dado Duzzi, vicepresidente dell’Unione commercio Alto Adige, a proposito del South point di Podini: “Bolzano non deve solo soddisfare gli appetiti speculativi”.

“Non nego che potrebbero esserci degli spunti interessanti nel progetto, ma spero che venga studiato tutto con la lente d’ingrandimento”.

Commenta così il piano di riqualificazione urbanistica per la zona est di via Galilei firmato Podini Holding, Dado Duzzi, vicepresidente dell’Unione commercio turismo servizi Alto Adige.
Lo scetticismo nei confronti del South point e della gestione istituzionale permea, tuttavia, quelle che sono le proiezioni futuribili: “Ho chiesto da tempo – afferma Duzzi - una modifica se non l’abolizione della legge 55 quinquies perché per la programmazione urbanistica sono sufficienti la bis, ter e quater. Così si dimostra una volta di più che la capacità e la facoltà delle amministrazioni pubbliche in merito alla questione sono definitivamente defunte”.

A non convincere il vicepresidente dell’Unione è anche l’intenzione di voler edificare tre blocchi abitativi adiacenti al Twenty: “I rendering sono molto belli ma devono anche essere realistici; lì siamo completamente a ridosso dell’arginale, dell’autostrada e degli svincoli di ponte Palermo e ponte Resia, la zona produttiva non è l’ideale per insediamenti di quel tipo”.
Sul versante commerciale le critiche sono, se possibile, ancora più aspre: “Il 20% del progetto è destinato alle attività di vendita o comunque al settore terziario, io comprendo che per sostenere certi investimenti occorre anche questo, ma non mi si venga a dire che il fattore commerciale non sia una parte preponderante del discorso. Io non ci sto a uno sviluppo di questo tipo e voglio sapere in quale direzione vuole andare la mia città perché non si devono solo soddisfare gli appetiti speculativi; noi commercianti così rischiamo tutto quello che negli anni abbiamo faticosamente costruito e contemporaneamente Bolzano rischia di avere un volto nuovo non richiesto”, così Duzzi.

Quali garanzie arrivano dalla politica per i piccoli esercizi locali? Secondo il vicepresidente dell’Unione molto poche, c'è invece “la volontà di costruire a tutti i costi questi centri commerciali che poi rimangono vuoti con le grandi catene che arrancano; non basta dire che il privato, anche se animato dalle migliori intenzioni, è pronto a investire e rischiare, si tratta anche di tener conto di uno sviluppo armonico della città, è necessario, quindi, un progresso ragionato e un programma condiviso”.