Politik | Il libro

“Facile essere virtuosi con tutti quei soldi”

Intervista a Sergio Rizzo. Il giornalista dedica un capitolo del suo ultimo libro allo scandalo dei vitalizi che ha travolto il Trentino-Alto Adige.

Quali speranze ci sono per un paese in cui un intero ecosistema di nababbi, perlopiù impermeabile a qualsivoglia richiesta di ridimensionamento, sfrutta indiscriminatamente i privilegi acquisiti (spesso non giustificati) ottenuti anche solo con qualche mese se non addirittura qualche giorno di lavoro? Difficile quantificare finché quelle cosiddette “poltrone” restano rivestite di carta moschicida.  

Sergio Rizzo, giornalista del Corriere della Sera nonché autore insieme a Gian Antonio Stella del libro-inchiesta “La casta”, indaga proprio le responsabilità della politica "arraffona" nella sua ultima fatica “Da qui all’eternità, l’Italia dei privilegi a vita”, edito da Feltrinelli.  

"È accettabile, in un Paese martoriato da una crisi infinita, che un deputato regionale cinquantenne, con l’età di Brad Pitt e Monica Bellucci, incassi un vitalizio dopo solo qualche mese di legislatura? E prendendo più del doppio di un operaio inchiodato 42 anni in fabbrica? Come possono i cittadini esposti da anni al massacro dei loro diritti, dall’innalzamento inarrestabile dell’età pensionabile al taglio degli assegni previdenziali, rassegnarsi all’intoccabilità dei privilegi ingiustificati di altri cittadini, considerati di serie A? Quello delle rendite perenni e spropositate. Dei vitalizi scandalosi o delle poltrone perpetue è il più odioso dei vizi nazionali. Pubblici e privati: perché chi entra nel circolo vizioso del potere burocratico finisce per rimanervi felicemente intrappolato per sempre".

Questa una parte del testo scritta sul risvolto di copertina del libro, un argomento, quello dei vitalizi, piuttosto familiare alla classe politica del Trentino-Alto Adige a cui l’autore dedica un intero capitolo, citando doverosamente anche l’inchiesta Tappeiner.

Rizzo, i criteri utilizzati dall’ex presidente di Pensplan per calcolare l’anticipazione dei vitalizi costituiscono la pietra angolare dello scandalo. Il quadro complessivo non è certo incoraggiante.
Non si sa in quale veste questo signore facesse quelle consulenze; il suo calcolo attuariale riconosceva agli ex-consiglieri delle cifre pazzesche. Un aspetto che la dice lunga su come la politica interpreta se stessa in questo paese: gli incentivi venivano capitalizzati in base a un’aspettativa di vita stimata in 6 anni in più rispetto alla media nazionale. La motivazione, secondo una tesi molto ardita, andava ricercata nella differenza delle condizioni sociali ed economiche, considerate più vantaggiose per i politici i quali, conducendo quindi un’esistenza più confortevole, vivrebbero generalmente più a lungo. Una giustificazione che, da sola, avrebbe dovuto mettere alla berlina l’intera vicenda.

Un esempio di virtuosità decaduta, questa regione?
Sa, è facile essere virtuosi quando si hanno a disposizione somme come quelle.

Se le cose funzionano non è tutto merito della classe dirigente trentina e altoatesina, insomma.
Una componente di bravura esiste senz’altro, loro hanno impiegato meglio le risorse rispetto ad altre regioni, come la Sicilia per esempio, ma non si può non ricordare che certe virtuosità si sono ottenute grazie a valanghe di contributi pubblici che inevitabilmente hanno posto il Trentino-Alto Adige su un livello concorrenziale migliore rispetto agli altri.

In un paese così economicamente sfiancato perché la politica si ostina a non mollare terreno sui privilegi acquisiti? È una caratteristica tutta italiana, questa?
Io credo che negli altri paesi non ci sia una propensione ad essere più morigerati, se si lasciasse la possibilità agli svedesi o ai tedeschi di avere incarichi vita natural durante nella politica come in altri settori nessuno probabilmente rinuncerebbe a certi privilegi, il fatto è che gli altri paesi hanno regole e abitudini diverse secondo le quali viene considerato sconveniente approfittarsi del denaro dei contribuenti.

Qui da noi, invece…
È esattamente il contrario, viene considerato sconveniente non farlo. La differenza sta tutta lì, non è che gli italiani siano peggiori di altri, è come dice quel vecchio proverbio: “l’occasione fa l’uomo ladro” e l’Italia è un paese che offre molte occasioni.

C’è speranza di cambiare?
Cambiare è possibile ma la verità è che non lo vogliamo ancora, siamo ancora nella fase in cui sbraitiamo e ci arrabbiamo, forse perché molta gente ha più di qualcosa da perdere in un eventuale mutamento di regime.

È anche un problema di ricambio generazionale?
Certamente, ma è anche un problema di ricambio e basta, mi sono fatto l’idea che gli stessi individui che hanno portato il paese in questa situazione non possono tirarlo fuori, non saranno loro a farlo. Quindi quando sentiamo questi signori che in televisione attaccano la controparte criticandola per questo o quell’altro provvedimento, la domanda che bisognerebbe far loro è “ma voi dov’eravate prima? Perché non avete fatto di meglio?” Ora si arrabbiano tutti perché Renzi taglia, dov’erano loro quando la spesa pubblica andava in orbita?

A spedirla in orbita.
Ecco. Fa un certo effetto sentire Berlusconi tuonare contro il finanziamento pubblico ai partiti quando proprio durante gli anni della sua legislatura quella questione è letteralmente esplosa. Che facevano fino a ieri? Alle volte ci vorrebbe semplicemente un po’ di decenza.