Gesellschaft | Il caso

Prendi una donna, trattala male

In Iran almeno otto donne sono state sfigurate con l’acido nelle ultime settimane. In 2.000 sono scesi in piazza a protestare.

Mercoledì scorso migliaia di iraniani sono scesi in piazza, ad Isfahan, la città dei mosaici blu, per protestare contro gli attacchi con acido che hanno sfigurato e reso cieche almeno otto donne nelle ultime settimane. Il liquido veniva gettato sulle malcapitate da alcuni motociclisti attraverso i finestrini aperti delle automobili. La ragione? Il loro abbigliamento era considerato inappropriato, erano “malvelate”, un ciuffo di capelli ribelle spuntava colpevolmente dalle pieghe del velo.

I manifestanti si sono radunati davanti agli uffici della procura e hanno urlato slogan contro gli estremisti. Il fatto che questa dimostrazione – inziata sui social media – abbia avuto luogo ha una valenza di per sé gigantesca perché la dura repressione militare (e paramilitare) del paese scoraggia iniziative del genere.

Gli attacchi si sono verificati in seguito alla recente approvazione di una legge in Parlamento che di fatto tutela e dà maggiori poteri ai cosiddetti paladini della “morale”, i quali pattugliano le strade al grido di “diffondere la virtù e prevenire il vizio”, e hanno la libertà di punire indiscriminatamente chiunque secondo loro non si attenga alle rigide leggi sociali iraniane.

La questione del velo è stata spesso al centro del dibattito nella Repubblica islamica; venne  bandito nel 1936 dallo Scià Pahlavi perché simbolo di arretratezza e reso obbligatorio nel 1979 dall’Ayatollah Khomeyni. Sotto l’attuale presidenza del riformista Rouhani la discussione ha ripreso vigore; c’è chi lo indossa volontariamente per un senso di appartenenza culturale e religiosa, e chi invece è contraria a questa imposizione. “Anche se una donna esce per strada nel modo più indecente - afferma l’Hojatoleslam Mohammad Taghi Rahbar -, nessuno ha il diritto di farle una cosa simile”.

Controllare, limitare, opprimere le donne in nome di una sovrastruttura ideologica maschilista e patriarcale - forma di violenza trasversale a luoghi, culture, religioni – coincide con una brutale affermazione di proprietà che è una sconfitta in termini di evoluzione umana conquistata, buona finora solo a rimpolpare la retorica giornalistica e l’indignazione collettiva, ma che non ci fa avanzare di mezzo passo.