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“Il mondo sta cambiando, guai a non tenerne conto”

Così l’assessora all’Urbanistica Pasquali riguardo lo sviluppo urbanistico previsto dal masterplan. “Coinvolgere i cittadini è il prossimo passo”.

Nella crescente disaffezione dei cittadini alla politica soluzioni come le assemblee pubbliche si propongono come gli schemi interpretativi populisti “onesize” adattabili – esempi che ci sfilano sotto il naso ne abbiamo avuti e ne continuiamo ad avere soprattutto nella storia recente della nostra regione – a più situazioni. Configurare l’orientamento nei confronti della democrazia politica, valorizzare le forme di sovranità plebiscitaria sublima, a quanto pare, la realizzazione perfetta dell’idea democratica che strizza l’occhio - perché no - ai cittadini in vista di prossime elezioni. E allora perché non giocarsi questa carta anche per la nuova cittadella di Podini? È questa la proposta dell’assessore all’urbanistica Maria Chiara Pasquali che auspica “uno spazio di incontro pubblico, le cui forme e modalità naturalmente vanno ancora definite”.

In un momento in cui la sfiducia popolare è ai massimi storici e la politica è sfiancata dalle proprie tensioni interne, ultime in ordine cronologico quelle in atto nella corazzata SVP, qualcosa va fatto e va fatto in fretta. “C’è una frattura profonda fra chi deve governare l’apparato pubblico e il cittadino – commenta Pasquali -  È una distanza che va colmata, per questo penso che anche i processi di coinvolgimento popolare, se fatti bene, possano aiutare le persone a riavvicinarsi alla politica, un sistema che anche la SVP, un partito finora monolitico, dovrebbe pensare di adottare”.   

Nel frattempo il progetto del South Point segue il suo corso: le carte sono state infatti depositate ieri, 24 novembre, in municipio, e si dovrà attendere 30 giorni - termine che l’assessora stessa definisce “non perentorio” - prima di una eventuale approvazione. Si arriverà dunque con ogni probabilità a fine gennaio, periodo che potrebbe coincidere con l’asta per i terreni pubblici del piano di riqualificazione urbana di Benko.
La “cittadella”, pensata come prolungamento ideale del centro commerciale Twenty, prevede come ormai noto tutta una serie di servizi che vanno dagli uffici a una wellnesszone, dai negozi a tre blocchi di abitazioni con cento alloggi, oltre un centro giovani che – e va detto con cautela – potrebbe restituire uno spazio d’intrattenimento funzionale e dignitoso per le nuove generazioni.

Il piano di Podini è un’occasione da non sottovalutare secondo il sindaco Spagnolli – del resto un investimento di 100 milioni di euro non è un particolare trascurabile -; uno sviluppo urbano solo paventato secondo i piccoli commercianti che non vedono di buon’occhio queste futuribili costruzioni “compulsive” (Kaufhaus Benko e Aspiag per citarne alcuni); merito esclusivo di un privato che è riuscito a trovare “un pertugio per superare la burocrazia”, certo non grazie al Comune, secondo Luigi Schiatti di Unitalia. “Dire che noi non abbiamo una visione – puntualizza l’assessora - quando all’interno del masterplan di Bolzano le due grandi aree di trasformazione sono l’areale ferroviario e la parte nord della zona industriale, vuol dire parlare a sproposito. Si è detto che la zona produttiva non è adatta per costruirvi degli alloggi, eppure questa costituisce già quasi un terzo di tutta la superficie insediata del comune di Bolzano. Ci sono chiaramente diversi problemi da affrontare, come quelli della viabilità, ma non sono certo peggiori rispetto ad altre zone della città”.

Qual è la rivoluzione, allora? “Occorre pensare ad una differenziazione all’interno delle varie aree per rendere lo spazio multifunzionale, cioè non separando nettamente le zone industriali da quelle abitative. Bisogna superare certe rigidità perché il mondo è cambiato e noi dobbiamo tenerne conto. Lo sviluppo urbanistico passa anche da questo”. Così Pasquali.