Gesellschaft | L'udienza

“Sapeva che mi ero dopato”

Alex Schwazer chiamato a testimoniare al processo penale contro i medici Fidal conferma le accuse a Fiorella e annuncia: “ad aprile torno in pista”.

È iniziato stamattina (25 novembre) a Bolzano il processo anti-doping a carico dei medici della Fidal Giuseppe Fischietto, Pierluigi Fiorella e della funzionaria della federazione Rita Bottiglieri. Nella prima parte dell'udienza è stata ammessa la costituzione di parte civile della Wada. Durante la sua testimonianza, avvenuta nel primo pomeriggio, Alex Schwazer ha confermato la sua versione: il medico Fiorella sarebbe stato a conoscenza del suo segreto già 70 giorni prima del controllo che è costato all’atleta una squalifica di 3 anni e 9 mesi. “Dopo aver assunto doping in vista delle gare di marzo, c'è stato un controllo Iaaf il 1° aprile 2012 che ha dato risultati anomali. L'11 aprile un nuovo controllo”. A quel punto Schwazer avrebbe chiamato Fiorella confessandogli che si era dopato. “Ci siamo incontrati nei pressi di Parma il 21 maggio 2012 e gli ho detto tutto quello che avevo fatto con l'epo, ma non gli ho parlato del testosterone. Mi ha rassicurato dicendo che la Iaaf avrebbe valutato con prudenza un solo dato anomalo e mi ha proposto di fare altri esami del sangue ripetuti, che io gli inoltravo. Mi ha chiesto di promettergli che non avrei fatto più nulla, ma io ero in un tunnel, volevo doparmi per partire alla pari con i russi”. Fiorella di contro si è detto sereno, “oggi ancora di più”.

Dopo l’udienza il marciatore altoatesino - che conta di tornare a gareggiare in aprile - si è intrattenuto con i giornalisti rispondendo anche alle domande sullo scandalo doping-Iaaf-Russia: “Io sono fermo da tre anni, tra l'altro dopo aver confessato, mentre in Russia, dove è stato scoperto un doping di stato, nessuno si è dimesso e si sta già pensando a come riammettere la squadra ai giochi olimpici di Rio. Lo dico da anni che in Russia c'è un sistema di doping e la prova sono i 30 casi di positività scoperti solo tra i marciatori. Prima d'ora nessuno si era mai preoccupato di fermarli”. I legali dell’olimpionico, intanto, hanno preso contatti con la Wada per valutare la possibilità di uno sconto di pena dal momento che Schwazer avrebbe collaborato nel denunciare le parole con cui i marciatori russi gli confessarono il loro doping. Secondo il codice Wada, infatti, l'agenzia antidoping può decidere di premiare chi aiuta a scoprire altre violazioni.