Politik | Identità

L'autonomia territoriale resta in garage

Delusione tra chi si aspettava un'apertura del Landeshauptmann sul tema dello sviluppo territoriale dell'autonomia: il corsetto etnico si allenta ma non si slaccia.

Ma va ammesso che identità è parola avvelenata. Identità nasconde in sé una doppia valenza: una seria, positiva, aggregante, un’altra colma di intolleranza: una parola in apparenza “buona” ma che mente, perché racchiude il suo contrario. (Gian Luigi Beccaria, Identità, in "L’italiano in 100 parole", Rizzoli 2014)

Mercoldì 21 gennaio, al teatro Cristallo, l’avvocato dello Stato Guido De Nicolò e il Landeshauptmann Arno Kompatscher hanno discusso di “identità”. Un confronto dai toni pacati e cordiali, quasi accademici, ma costruito lungo due linee destinate a non incontrarsi.

Il motivo dell’incompatibilità è presto detto. Per De Nicolò, storico nemico del censimento linguistico, ogni declinazione collettiva dell’identità costituirebbe una perversione del nostro status genuinamente individuale. Individuum est ineffabile, secondo una variegata tradizione di pensiero sottintesa a questa posizione, e sarebbe quindi logicamente impossibile voler selezionare un fascio di caratteristiche privilegiate al fine di ridurne l’irriducibile molteplicità. Non così Kompatscher, il quale con agile eleganza è parso più consapevole della sfumatura pragmatica che separa la nozione di identità da quella di appartenenza. Sentirsi appartenente ad un gruppo particolare, ha argomentato il presidente della Provincia, non significa mortificare la propria specificità individuale, bensì legarsi in modo affettivo e consapevole a una comunità di riferimento. All’inevitabile obiezione mossagli, che cioè non si possa in realtà dare alcuna comunità senza mettere in campo processi di esclusione, Kompatscher non ha avuto difficoltà a replicare perorando il modello di una società aperta e rispettosa delle differenze. Differenze in ogni caso neppure pensabili, senza il corrispettivo concettuale dell’identità.

Fin qui il succo della discussione “filosofica”. Solo verso la fine della serata le due posizioni hanno fatto però apprezzare quel che la diversa concezione dell’identità potrebbe significare per il futuro del Sudtirolo. Kompatscher ha infatti pronunciato una frase assai chiara, anche se, a dispetto delle sue ottime doti d’equilibrismo, contraddittoria: “Io sono contrario all’autonomia territoriale pur augurandomi un collettivo sentimento di appartenenza alle sorti di questa terra da parte di tutti i cittadini che vi risiedono”. Insomma, negare l’evoluzione territoriale della nostra autonomia vuol dire ribadirne la natura etnica, con tutto ciò che essa ha comportato e comporta di limitante proprio prendendo sul serio l’interpretazione più morbida dell’identità e l’evoluzione del comune sentimento di appartenenza auspicato da Kompatscher.

Utilizzando un’immagine: sarebbe come se acquistassimo un’auto nuova con l’intenzione di lasciarla comunque in garage. Possibile che Kompatscher non abbia voglia neppure di farsi un giretto di prova?   

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Alberto Stenico Mi., 28.01.2015 - 07:37

In realtà, l'Autonomia etnica conviene. Conviene ai partiti, che hanno blindato l'Autonomia. La proporzionale garantisce e perpetua in automatico la divisione del potere tra due partiti, quello tedesco (SVP) e quello italiano (PD). Perché cambiare?

Mi., 28.01.2015 - 07:37 Permalink