Chronik | Il dibattito

“La gente non va terrorizzata ma deve svegliarsi”

Ecco come le forze dell’ordine dell’Oltradige stanno vivendo la cosiddetta ‘emergenza’ legata all’aumento della microcriminalità.

Nel settembre scorso su Salto avevamo riportato la testimonianza di un agente di polizia di Merano, in merito alla presunta emergenza in termini di sicurezza, in relazione ad alcuni fatti di cronaca

Oggi torniamo a rivolgerci alle forze dell’ordine per cercare di capire, sentendo la ‘cruciale’ campana di chi gira in lungo e in largo il territorio, anche di notte, per garantire il necessario ordine pubblico. 
Questa volta la voce che abbiamo raccolto è quella di un agente delle forze dell’ordine operativo nell’Oltradige, la zona della provincia di Bolzano dove negli ultimi tempi vi è stato un sensibile incremento  sia per quanto riguarda i furti che le aggressioni nei luoghi di aggregazione giovanile. 

Nel nostro dialogo la prima domanda ha riguardato l’eventuale scostamento tra la realtà dei fatti ed invece la ‘percezione’ da parte dei cittadini. Il nostro interlocutore non ha esitato nel dirci che “la situazione non è grave come vuole essere fatta apparire”. Dunque è tutta colpa dei media? “Non solo - ci ha detto il nostro interlocutore - della situazione approfittano anche certi partiti politici che se hanno la possibilità di mettere in cattiva luce tutto quello che rappresenta lo stato italiano comprese le forze dell’ordine senz’altro non si tirano indietro”. 

L’aumento dei fatti di cronaca però è un dato di fatto. A confermarlo è stato ieri un incontro del Comitato provinciale per l’Ordine e la sicurezza. Chi sono allora i responsabili, in particolare dei furti? La percezione che hanno del problema le forze dell’ordine anche in questo caso è piuttosto precisa: “la crisi economica gioca un ruolo cruciale ed a risentirne sono soprattutto stranieri che sono i primi a perdere il posto di lavoro e in qualche modo devono mangiare e se non trovano lavoro si dedicano ad altre cose, insomma si tratta di gente che non ha nulla da perdere e che cerca di racimolare qualcosa”. 
Ma - attenzione - il nostro interlocutore subito precisa: “va detto però che sono quasi tutti pendolari del crimine, gente che parte da fuori provincia se non fuori regione, fanno i loro colpetti e poi se ne vanno”. Dunque gli stranieri residenti, contro il quale spesso viene puntato il dito, sarebbero coinvolti solo in maniera marginale, interessante.

Il quesito successivo, cruciale, è quello riguarda quali strumenti adottare per cercare di arginare il problema. Quello delle forze dell’ordine in questo senso è diventato ormai una specie di mantra: “chiediamo la massima collaborazione ai cittadini che devono essere le nostre orecchie e i nostri occhi”.
Ma la gente è veramente arrabbiata come sembra di capire, soprattutto leggendo i commenti nei social network? Anche in questo caso la risposta è secca. 

“Molti sonno alimentati da una mala informazione e diversi politici ne approfittano. Ma si tratta più un di un discreditare un vero e proprio allarmismo. Se ti entrano in casa è chiaro che la cosa ti dà fastidio. Ma la situazione non è così grave così come viene descritta. Le persone devono convincersi che vivono in un mondo cambiato. Oggi i furti possono essere commessi anche nel primo pomeriggio quando diventa buio. E spesso bastano piccoli accorgimenti, come una lampadina o una una radio accesa e la chiusura di finestre e porte per difendersi da queste cose. In campagna i contadini continuano a lasciare le macchine aperte con il portafoglio col sedile. E’ ora che si sveglino. Per non parlare di quelli che scrivono su Facebook ‘domani parto e vado al mare’.”  

Lo chiediamo di nuovo, per essere sicuri. I responsabili sono soprattutto stranieri e per di più organizzati in gruppi? “Si organizzano, sì, ma sono sempre ‘colpetti’. Non portano via cellulari e computer, ma soprattutto soldi e un po’ di oro e qualche gioiello se trovano qualcosa. Anche per loro rubare cose e metterle sul ‘mercato’ è molto difficile oggi.
E’ vero dunque che l’Alto Adige non è più un’isola felice? La risposta ci sorprende, per la sua (positiva) durezza. 
Sbagliato: a livello europeonoi continuiamo ad essere anche molto di più che un’isola felice”. 

Una altro versante molto delicato è quello che riguarda le aggressioni tra i giovanissimi. Al nostro interlocutore chiediamo cosa ne pensa dell’efficacia di campagne stampa come quella denominata ‘Stop der Gewalt’. “La gente va informata ma non bisogna terrorizzarla: la situazione non è così grave come viene descritta” ci dice il membro delle forze dell’ordine che ha accettato di rispondere alle nostre domande. Insomma: tra i giovani nei locali qualche problema c’è. Ma, ancora una volta, chi sono i responsabili? “E’ indubbio che i gruppetti di ispanici, albanesi e gente dell’est hanno un modo di comportarsi da ‘branco’ diverso dai nostri che sono un po’ più ingenui, anche se dovrebbero imparare a non rispondere alle provocazioni". 

L’agente di polizia che avevamo sentito 6 mesi fa a Merano ci aveva detto del ruolo cruciale dell’alcol, nel portare le situazioni fuori controllo. E’ così anche nell’Oltradige?
Senz’altro” è la risposta in merito del nostro interlocutore, che però aggiunge: “gioca un ruolo importante anche la mancata presenza della famiglia, noi i nostri noi li seguiamo e invece per quelle culture lì il ragazzo quando ha 14/15 anni viene lasciato un po’ a sé stesso”. 

“Una volta le risse erano tra quelli di Appiano e quelli di Caldaro. Le prendevi, le davi e poi stavi zitto. Adesso questi invece in 5 o 6 beccano il singolo, nessuno interviene e allora lo massacrano e se vanno.” 

Le forze dell’ordine nel loro ‘presidio del territorio’ sono solite frequentare anche i ‘luoghi virtuali’ come i social network? E ad esempio anche il gruppo Facebook ‘Iats reichst’ nato proprio per segnalare questi fatti di cronaca? 

“Più che promuovere questi gruppi nei social o addirittura proporre l'istituzione di ronde notturne, basterebbe solo un po’ di collaborazione da parte dei cittadini. Se tutti quelli che notano qualcosa ci chiamano, anche solo attraverso una telefonata anonima, sicuramente le nostre pattuglie possono beccare i responsabili. 
Una telefonata alle forze dell’ordine è molto più immediata e tempestiva di una segnalazioni su Facebook, questo lo capiscono tutti. E noi siamo sempre pronti a correre ovunque, naturalmente anche e soprattutto di notte. Nel gruppo Facebook troviamo anche informazioni utili, ben inteso, come le foto o le info sulle targhe delle macchine. Ma servono più sul lungo termine che nell’immediato per cercare di beccarli mentre sono in azione.”

Altro tema dibattuto fino alla nausea: le telecamere possono aiutare?
La risposta in questo caso è scettica: “sono diventati talmente furbi che quelli che commettono furti sono tutti travisati, bastano un cappello e una sciarpa”. Per il nostro interlocutore sono “molto più utili gli allarmi in casa, che facciano un casino bestiale e che siano collegati con le centrali delle forze dell’ordine”. 

Sotto accusa in questo periodo è stata spesso la legge italiana, ritenuta carente. Qual è la percezione in merito da parte delle forze dell’ordine? 
La legge italiana in certi frangenti non aiuta” è la risposta del nostro nembro delle forze dell’ordine, che però si affretta anche a precisare che le carceri italiane sono in condizioni disastrose, conseguenza di 50 anni di gravi errori. 

“Non puoi dare 5 anni ad uno e oggettivamente piazzarlo per 5 anni nelle nostre prigioni a vivere come una bestia. C’è chi dice che se lo meritano, ma non ce lo possiamo permettere sia a livello europeo perché poi arrivano le multe che dobbiamo pagare tutti ma anche perché non è efficace. Per come sono le nostre carceri se tu entri delinquente poi esci che sei ancora peggio.”

 

Ultima domanda. E le espulsioni? “Non sempre è fattibile ma è una buona strada, poi si impone sempre la questione se è meglio al delinquente fargli fare 1 mese di carcere o pagargli il biglietto solo andata per rispedirlo in patria”. 

Insomma: è anche una questione economica per uno stato che fa fatica a dotare le forze dell’ordine e le carceri del numero di operatori necessari. E che cerca, con tutti i suoi difetti di muoversi sulla giusta via che combina fermezza e garantismo. Una strada sempre più difficile da percorrere. 

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Mensch Ärgerdi… Fr., 27.02.2015 - 15:30

Also, dass die Einbrüche in Südtirol aus Hunger geschehen wie im Artikel beschrieben, glaub ich nun wirklich nicht. Arbeitslosigkeit, keine Perspektive auf einen richtigen Arbeitsplatz sind da schon eher an der Wahrheit dran.
Das Problem welches zum Teil auch Ursache der Facebookgruppen ist, liegt in erster Linie an der Antwort des Staates. Es ist eben Fakt, dass Einbrecher vom Staat in der Regel höchstens ein wenig Hausarrest oder einen Flug ins Heimatland befürchten müssen, beim schnellen Geld das zu holen ist, nicht wirklich abschreckend. Es braucht einfach mehr Gefängnisse und adäquate Resozialisierungsstrukturen die aus Verbrechern wieder Bürger machen, wie es sie in andren Ländern gibt.

Fr., 27.02.2015 - 15:30 Permalink