Kultur | Monumento

Il Monumento, lo storico e il patriota

Un evento e due punti di vista talmente diversi da risultare inconciliabili. A una settimana di distanza dall'inaugurazione del percorso museale ecco la posta in gioco.

Nella cornice del Dump Town Festival di Silandro – organizzato negli spazi della ex caserma Druso, una struttura fatiscente ceduta di recente dallo Stato alla Provincia - si è svolta ieri (26 luglio) una interessante discussione pubblica sul senso e sugli effetti dell'operazione che ha trasfigurato il Monumento alla Vittoria: da Denkmal a Mahnmal. I due relatori chiamati a “duellare” erano Hannes Obermair, storico e membro della commissione che ha curato il progetto, e Sven Knoll, consigliere provinciale di Süd-Tiroler Freiheit. Moderava il brissinese Markus Lobis, che con il suo Ostwest / Zigori Club sta dando un proficuo contributo alla “cultura del conflitto” qui in Sudtirolo.

Ben imbeccati da Lobis, Obermair e Knoll hanno esposto il loro punto di vista e, com'era prevedibile, al folto e attentissimo uditorio sono state immediatamente offerte due versioni totalmente diverse, se non addirittura inconciliabili.

Per lo storico, il Monumento alla Vittoria adesso non è più quello che era una settimana fa. Il percorso museale realizzato nella cosiddetta “cripta” e negli ambienti ipogei limitrofi – così Obermair – ha la funzione di depotenziare la carica simbolica dell'arco piacentiniano esponendone finalmente il “vero e inequivocabile significato”. Si tratta di un'esperienza che in Italia (e ovviamente anche a Bolzano) non era ancora stata tentata in questa forma e dalla cui riuscita, così l'auspicio, potrebbe scaturire un passaggio davvero epocale: l'abbandono di ogni strumentalità politica della storia, in particolare di quella conflittuale che il Monumento ha contribuito a generare fin dalla data della sua costruzione.

Da politico, o per meglio dire da politico al servizio del patriottismo e dunque ben lontano dal non ricorrere a una simile strumentalità, Knoll ha invece evidenziato come nessuna operazione di depotenziamento del Monumento possa avere realmente successo se non se ne intacca nel modo più radicale la sostanza visibile (in pratica rimuovendolo dalla sua collocazione attuale). Aver aperto un percorso museale proprio sotto al Monumento restaurato, questa la sua tesi, significa ipostatizzarne il ruolo di baluardo nazionalista che esso non può cessare di esprimere, tanto che neppure un esponente della destra italiana ha avuto in fondo qualcosa da ridire, a parte la trascurabile irritazione per il led luminoso che cinge una delle colonne del “tempio fascista”. Knoll ha perciò nuovamente ribadito in tono sprezzante di non aver la minima intenzione di visitare un museo riposto in una “cantina” (pur non mettendo in dubbio il valore del lavoro svolto) finché non si ha il coraggio di eliminare le tracce del fascismo che stanno ancora “alla luce del sole”.

Accusato tacitamente di aver contribuito a congelare lo “spirito fascista” immanente al Monumento, Obermair ha allora tirato fuori dalla sua borsa un piccolo libro, la cui apparizione ha messo in evidente imbarazzo Knoll. Un volumetto smilzo e nero, pubblicato in Austria nel 2009 in occasione dell'anno hoferiano (Andreas Hofer. Sein Erbe – 200 Jahre später) e afferente, fin nella sua impostazione tipografica, agli ambienti dell'estrema destra transalpina. Tra gli autori, assieme ad Andreas Raffeiner e Martin Sendor, proprio Sven Knoll. “Signor Knoll, non so se si rende conto che questo scritto recante anche la sua firma – ha sentenziato Obermair – è interamente modellato sull'ideologia nazionalsocialista (voelkisch), quindi è perlomeno curioso sentirla perorare con tanta veemenza la causa antifascista”. Parole che hanno letteralmente fatto infuriare il consigliere provinciale, il quale ha cercato di difendersi prima dicendo di aver solo scritto la prefazione (una vecchia storia, in realtà mai chiarita del tutto: il libro non contiene alcuna prefazione a firma di Knoll e la presenza del suo nome, in qualità di autore, rimane perciò non spiegata), quindi ricordando che proprio lui, Knoll, si è sempre adoperato al fine di distinguere accuratamente patriottismo e nazionalsocialismo. Prima che la situazione trascendesse, Lobis ha ricondotto però il confronto nel suo alveo principale (comunque sempre all'insegna del muro contro muro) per finire dando la parola al pubblico.

Gli interventi del pubblico hanno dimostrato in larga maggioranza apprezzamento per il percorso museale. Segno che c'è predisposizione a sciogliere i crampi intellettuali finora dominanti e a superare gli schemi oppositivi (in primo luogo italiani vs tedeschi) che proprio l'incombenza di un Monumento “non spiegato” rendeva ottusamente ricorsivi. Per ultima si è presentata davanti al microfono una donna, la quale - in perfetto tedesco - ha detto: “Sono una sudtirolese di madrelingua italiana. A me personalmente il Monumento non è mai piaciuto e non l'ho mai considerato espressione della mia italianità. L'operazione che è stata adesso fatta rappresenta però l'unico modo per impedire anche a quelli che finora ci si sono identificati di continuare a farlo. Per questo si tratta di un importante passo avanti e voglio complimentarmi con gli ideatori del progetto”. Una conclusione migliore (lo stesso Knoll, a denti stretti, ha dovuto ammettere che “abbiamo bisogno di persone come lei”) sarebbe stata difficile da immaginare.

Alcuni frammenti della discussione sono stati riprodotti con un file audio e una galleria fotografica alla fine di questo articolo del portale online Barfuss.