Politik | Sanità

Lorenzo Dellai, Ugo Rossi e poi... Luca Zeni?

Il cursus honorum del giovane nuovo assessore alla sanità che da sabato ha sostituito Donata Borgonovo Re.

Per la sanità trentina si prepara un autunno caldo, sia sul lato politico che su quello tecnico. Luciano Flor, direttore dell'Azienda provinciale per i servizi sanitari, a novembre lascerà il posto ad un altro dirigente generale. Il che significa che altre figure apicali all'interno dell'azienda decaderanno.

Venerdì l'assessora Donata Borgonovo Re non è stata sfiduciata dal consiglio, ma sabato il presidente Ugo Rossi ha dato le sue competenze ad un altro consigliere del Partito democratico del Trentino, Luca Zeni. In questi giorni inoltre al Santa Chiara di Trento arriverà la Joint Commission, l'ente che deve certificare la struttura sanitaria. Santa Chiara che è stato più volte ristrutturato, ma che ha ancora delle parti “vintage”. Non vi sono ancora certezze sul Not, il nuovo ospedale trentino, che dovrebbe sorgere accanto all'impianto per la protonterapia a Trento sud.

Kessleriani addio…

Difficilmente si possono trovare delle motivazioni concrete che stanno dietro al rimpiazzo della Borgonovo Re. In quasi due anni di assessorato la ricercatrice di diritto amministrativo non ha fatto altro che prendersi sulle spalle tante “patate bollenti”, un disegno di riordino della sanità partito con Lorenzo Dellai presidente e Ugo Rossi assessore alla salute. La prevista chiusura dei reparti nascita degli ospedali periferici di Cavalese (zona dei consiglieri provinciali Upt Mauro Gilmozzi e Pietro De Godenz, oltre che del consigliere Ual Giuseppe Detomas) e Tione (zona consigliere provinciale Upt Mario Tonina) non è altro che recepimento di direttive nazionali e previsioni già assodate ancora prima delle elezioni 2013. I piccoli giudicariesi nasceranno a Trento, mentre da Fiemme e Fassa si andrà presumibilmente a Bolzano.

L'uscita di scena della Borgonovo Re è più legata a rapporti personali: l'analisi più azzeccata è quella di Piergiorgio Cattani, che sottolinea alcuni aspetti. Il fatto che la ex difensora civica sia lontana dal “Trentino dei nossi”, i “nostri”, gli amici-degli-amici. Amata dalla gente (10mila 543 preferenze), ma non abbastanza amata, come scrive Cattani, «nei luoghi che contano». Poco comunicativa però e poco in contatto con il proprio, vasto, elettorato di riferimento. Nel momento di difficoltà quindi non ha potuto contare su una “massa critica” che ne difendesse le scelte.

Martha Stocker in Alto Adige ha problemi simili sul piano della riorganizzazione sanitaria, ma basta fare un semplice confronto tra le biografie delle due figlie del baby boom (Stocker classe 1954, Borgonovo Re classe 1957) per capire come la Stocker sia molto più navigata ed esperta nell'arte raffinata e complessa della politica.

E la “massa critica” non gliela dà alla Borgonovo Re certamente il Pd del Trentino, lo sottolinea in maniera certamente non politically correct anche il direttore de L'Adige Pierangelo Giovanetti nel suo domenicale.

«In quel guazzabuglio con permanente propensione al suicidio che è il Pd trentino oggi, vocato più a sessioni onanistiche continue e garruli solipsismi, che a elaborare un'idea comune e trasformarla in azione politica, ciascuno può permettersi di fare tutto o il contrario di tutto, anche i dilettanti allo sbaraglio, senza che nessuno dica niente».

 

Cercando di analizzare in ambito più macro il significato politico della sostituzione di Donata Borgonovo Re, si può semplificare banalizzando in questo modo: i “kessleriani” da sabato hanno perso un ulteriore posto chiave in Trentino.

Bruno Kessler, presidente della Provincia di Trento dal 1960 al 1974 e padre dell'Università di Trento, nella Dc radunava attorno a sé i cattolici democratici. Il figlio Gianni, magistrato-deputato-presidente del Consiglio provinciale e oggi direttore Olaf a Bruxelles, ne ha raccolto l'eredità politica spingendo verso la fondazione (ritardata in Trentino rispetto al resto d'Italia) del Pd. Mentre Gianni era già a Bruxelles la moglie Daria De Pretis è diventata prima donna rettrice dell'Università di Trento ed in seguito giudice della Corte costituzionale. Ed alle elezioni di ottobre 2013 i cattolico-democratici hanno raccolto ottimi risultati nel Pd mandando Mattia Civico in consiglio come capogruppo e appunto Donata Borgonovo Re come assessora alla salute. Dopo pochi mesi capogruppo è diventato Alessio Manica, ex sindaco di Villa Lagarina e più legato alla “famiglia” Pci-Pds-Ds, mentre l'assessorato della salute da sabato scorso è andato a Luca Zeni, un “pre-renziano”.

Il “delfino” di Dellai

“Pre-renziano” appunto perché in Trentino Luca Zeni da 10 anni porta avanti un'immagine che per i suoi sostenitori è quella di innovatore della politica, per i suoi detrattori di scaltro arrivista.

Fa quasi da “archeologia del web” andare sul blog “Al cuore dei trentini”, autunno 2006. Luca Zeni a 27 anni (è nato l'11 aprile del 1979) viene “pescato” da Dellai come futuro leader per la politica trentina e si candida a segretario della Margherita contro Giorgio Lunelli. Perde, ma da quel momento l'allievo fa meglio del maestro. Lunelli va nell'Upt del quale sarà capogruppo provinciale dal 2008 al 2013, mentre Zeni va nel Pd ed è capogruppo dei democratici in consiglio dal 2008 al 2013.

Le elezioni 2013 non sono esaltanti né per Lunelli, che rimane fuori dal consiglio e ritorna in Rai, né per Zeni che nonostante le grandi aspettative raccoglie 4306 preferenze ed in consiglio provinciale entra solo come “soldato semplice”.

Per capire un po' meglio però la scelta di Rossi bisogna tornare all'inizio del 2013. Nel Pd Trentino vengono promosse tre candidature alla carica di presidente: Donata Borgonovo Re, Alessandro Olivi e Luca Zeni, che prende in prestito anche uno spazio in via Brennero a Trento per lanciare “alla Renzi” il suo Start! Trentino. Alla fine alle primarie del 12 luglio partecipano un solo candidato per partito e nel Pd, non senza mal di pancia, il prescelto è Olivi. Il 12 luglio Ugo Rossi batte Alessandro Olivi 8119 a 7982, nonostante il Pd abbia una forza elettorale molto maggiore rispetto a quella del Patt. Zeni in quell'occasione non si “svenò” per appoggiare Olivi, come mostra il suo post pubblicato il 17 luglio 2013, nel quale si legge…

 

“Ma una guida autonomista dovrà essere bilanciata da un forte partito democratico che apra il Trentino, senza paura di partire dai dati e dall’analisi nei diversi settori per fornire una visione forte di comunità. Per riuscirci però la dirigenza del Pd deve riconoscere di essersi allontanata dai propri elettori, e imboccare con coraggio la via dell’apertura e dell’approfondimento, del progetto e della prospettiva”.

 

Il Pd Trentino è rimasto nella palude di allora, Zeni dopo due anni di “ombra” torna a vedere la luce ed a perseguire il suo desiderio di leadership.