Politik | Assemblea pubblica

Merano: tempi più lunghi per la riforma della partecipazione diretta

A Merano da quasi due mesi si medita sul miglioramento dei diritti di partecipazione diretta dei cittadini nella politica comunale.Un'assemblea pubblica ne ha reso conto.
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Ciò non è dovuto tanto allo slancio innovatore della Giunta e maggioranza di Merano, ma piuttosto al nuovo ordinamento dei Comuni (L.R. n.11/2014),  che impone a tutti i Comuni trentini e sudtirolesi l’introduzione di alcuni notevoli miglioramenti nella partecipazione diretta alla politica comunale entro il 12 dicembre 2015.

Un gruppo di lavoro, composto soprattutto da consiglieri comunali, ci sta lavorando da ottobre e di seguito se ne occuperà anche la Giunta comunale che presenterà una propria proposta. Alla fine, nella sua riunione del 9 dicembre, il Consiglio comunale discuterà le varie proposte per approvare le modifiche definitive allo Statuto vigente. Come sottolineato dal sindaco Rösch nell’assemblea pubblica del 23 novembre presso il Municipio il processo di riforma dei diritti di partecipazione si trova in una fase iniziale e ci vorrà più tempo per stilare un buon regolamento entro la fine della legislatura.

Dall’altra parte soprattutto tre gruppi spingono per arrivare ad una riforma più ambiziosa dei diritti referendari e deliberativi, come suggerita nel gruppo di lavoro anche da parte di POLITiS. Adriana Valle del M5S ha chiesto il quorum zero anziché il solo abbassamento al 25%, cioè il massimo consentito dal nuovo ordinamento dei Comuni. Augscheller della Sinistra ecosociale si è pronunciato a favore di una riforma ad ampio respiro da elaborare entro il 2016. Cristina Herz, nel suo articolato intervento, ha deplorato il mancato coinvolgimento dell’Iniziativa per più democrazia e ha esposto la gamma completa di diritti e metodi necessari per migliorare, anzi promuovere la partecipazione attiva dei cittadini alla politica comunale. Anche il vicesindaco Rossi si è dichiarato d’accordo di proseguire i lavori del gruppo di lavoro “emendamenti statutari” a partire da gennaio 2016.

Non sono pochi i punti da trattare in quella sede. Benché - a causa della riforma voluta dalla Regione – alcune novità devono essere introdotte, varie forze politiche si mostrano restíe di andare oltre il minimo necessario. Ciò si esprime nella contrarietà allo strumento del referendum confermativo. Se passa la posizione del gruppo di lavoro consiliare, questo diritto di veto dei cittadini, da richiedere da un minimo di promotori prima dell’entrata in vigore di una norma voluta dal Consiglio o dalla Giunta, sarà utilizzabile solo per le modifiche statutarie, non invece per le decisioni regolari del Comune.

Nelle modalità di svolgimento del referendum, pur abbassando la soglia di firme richieste a 1.000 (con un massimo del 5% degli aventi diritto), la proposta uscita dal gruppo di lavoro non viene sufficientemente incontro ai cittadini:

  • varie materie di competenza comunale potranno restare escluse da un referendum (per es. l’urbanistica);
  • non si azzera il quorum di partecipazione;
  • non si facilita l’autenticazione delle firme, dando questa facoltà ad ogni cittadino con delega del sindaco;
  • non si prevede la controproposta del Consiglio comunale, dando troppo potere alla Commissione dei Garanti;
  • non si precisano le regole della neutralità dell’amministrazione nella fase finale del referendum;
  • non si introduce il voto postale, da combinare con l’opuscolo informativo;

Anche sul versante dei diritti deliberativi, ha giustamente rimproverato Cristina Herz in quella sede, la proposta presente è ancora carente: troppe firme per chiedere un’istruttoria pubblica; manca la petizione elettronica, mancano nuove forme di assemblea civica e il bilancio partecipativo.

In generale, benché innovativa la bozza proposta dal gruppo consiliare sembra ancora troppo carente nella sostanza e nella forma. Non solo nel contenuto la riforma, come si presenta finora, è ancora a metà strada, ma anche la forma è ancora troppo poco chiara, il linguaggio troppo burocratico, invece proprio i diritti dei cittadini andrebbero resi comprensibili ai cittadini. È auspicabile che proprio a Merano si riesca a superare l’atteggiamento finora prevalente in Alto Adige rispetto ai diritti referendari: farli poco praticabili, quindi poco appetibili, metterci lacci e lacciuoli per arginare e possibilmente impedire referendum non graditi.

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kurt duschek Sa., 28.11.2015 - 15:55

Diesen Aussagen im Artikel ist nur zuzustimmen! Alle Parteien waren aufgefordert in der Arbeitsgruppe "Direkte Demokratie"mitzumachen. Ich wage zu behaupten, dass auf der Basis meiner Beobachtungen, die stärkste Partei im Gemeinderat Meran (SVP) sich faktisch bei dieser ganzen Diskussion herausgehalten hat. Es hat beinahe den Anschein, es sollte so wenig wie möglich geändert werden. Schade, denn gerade bei diesen Gelegenheiten sollten die gewählten Parteien und einzelnen Gemeinderäte Zeichen setzen, dass man es mit der Bürgerbeteiligung und der direkten Demokratie ernst meint. Die im Artikel genannten Punkte sollten innerhalb 2016 im Statut eingefügt werden. Eine Verschiebung bis Ende Legislatur wäre eine Verschiebung auf den "SanktNimmerleinsTag" und somit unglaubwürdig.

Sa., 28.11.2015 - 15:55 Permalink
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Alex Marini So., 29.11.2015 - 23:20

L'attitudine della stragrande maggioranza delle amministrazioni comunali della regione è restia ad approvare una disciplina referendaria che vada oltre le prescrizioni minime previste dalla legge. Trento, la città in cui l'associazione Più Democrazia in Trentino si impegnata negli ultimi mesi, non è certo un'eccezione. La dinamica attuale è che ai consiglieri non gliene importi nulla di modificare lo statuto e si conformino a quello che viene suggerito dagli uffici comunali. Per rappresentare la situazione e in vista della dibattito consigliare che inizierà martedì 1 dicembre, oggi abbiamo preparato questo schema:
http://piudemocraziaintrentino.org/2015/11/29/modifiche-allo-statuto-di…

So., 29.11.2015 - 23:20 Permalink