Politik | Il profilo

Chi è Mattarella, il nome di Renzi per il Colle

Dalla legge Mammì al Mattarellum, da Tangentopoli alla naja: identikit del candidato ufficiale Pd alla Presidenza della Repubblica.

“L’immagine di un pezzo del Paese. L’antimafia, la legge elettorale del bipolarismo, l’abolizione della naja quando era ministro, la sobrietà”.

Descrive con queste parole Matteo Renzi il suo prossimo inquilino ideale del Quirinale. Sergio Mattarella, candidato ufficiale del Pd, è un nome che, per la verità, mette d’accordo anche la minoranza democratica, e ciò significa che con i voti di Sel ed ex M5S la proposta potrebbe passare anche senza l’ok di Alfano e Berlusconi, che prende tempo e insiste sulla carta Giuliano Amato. La partita, dunque, è ancora tutta da giocare, il primo set – la prima votazione – è appena iniziato.

Ma chi è Sergio Mattarella? Ex-democristiano, è stato cinque volte ministro ed è giudice della Corte Costituzionale dal 2011; non esattamente uno qualunque, insomma. Viene ricordato soprattutto per la legge elettorale – approvata nel 1993 – che prende il suo nome, il “Mattarellum”, appellativo coniato da Giovanni Sartori e il cui impianto strutturale prevedeva l’assegnazione dei seggi per tre quarti con il maggioritario e per un quarto con il proporzionale. La legge fu analizzata criticamente da Sartori che spiegò come il sistema maggioritario non avesse automaticamente come conseguenza il bipolarismo. “Il doppio turno (alla francese) decapiterebbe i partitini ricatto; ma finché ci teniamo il monoturno è sicuro che resteranno”, disse in proposito il politologo. Il Mattarellum, all’epoca duramente criticato, fu in vigore durante le elezioni del 1994, del 1996 e del 2001 prima di venire sostituita dal “Porcellum”.

Il Porcellum fu battezzato così ancora da Giovanni Sartori dopo che Roberto Calderoli, primo firmatario della legge dalla giacca pochette-verde-munita, la definì “una porcata” sei mesi dopo la sua approvazione, ammettendo che era stata pensata appositamente per non far vincere con una maggioranza chiara il centrosinistra alle elezioni del 2006.

Sergio Mattarella, siciliano, classe 1941, è figlio di Bernardo Mattarella, fra i fondatori della Dc ed eletto ministro più volte fra gli anni ’50 e ’60; e fratello minore di Piersanti, anche lui democristiano, assassinato dalla mafia il giorno dell’epifania del 1980, mentre era presidente della Regione Sicilia.

Nel 1983 Mattarella, che militava nella corrente di Aldo Moro, entra per la prima volta in Parlamento e viene incaricato da Ciriaco De Mita, allora segretario della Dc, di occuparsi del partito in Sicilia. Viene rieletto alla Camera nel 1987 e nominato ministro dei Rapporti con il Parlamento, poi riconfermato anche l’anno successivo nel governo De Mita. Diventa poi ministro dell’Istruzione con Giulio Andreotti ma si dimette nel 1990 contro l’approvazione della legge Mammì, che di fatto sanava le tre reti televisive di Silvio Berlusconi (motivo per cui il Cavaliere non esulta all’idea di vedere Mattarella investito del ruolo di capo dello Stato).

Dal 1992 al 1994 è direttore del quotidiano della Democrazia Cristiana, "Il Popolo". Uno dei pochi superstiti della Prima Repubblica dopo l’uragano Tangentopoli (accusato da un imprenditore siciliano di aver ricevuto 50 milioni e dei buoni benzina, ma poi assolto), Mattarella è il fondatore nel 1994 del Partito popolare che prende il posto della Dc e da cui si allontana quando Rocco Buttiglione, segretario del partito, si “infatua” di Berlusconi in vista delle elezioni del 1996.

È Massimo D’Alema a farlo tornare al governo affidandogli la vicepresidenza del Consiglio prima e il ministero della Difesa poi, e da ministro gli riuscirà un'impresa storica: far abolire la naja, il servizio militare obbligatorio. Poi segue la Margherita, l’Ulivo e il Partito democratico; nel 2008, dopo la caduta del governo Prodi, Mattarella esce dal Parlamento; dal 2011 è giudice della Corte costituzionale, eletto dallo stesso Parlamento.

Considerato dai colleghi un tipo schivo, moderato e prudente, Sergio Mattarella potrebbe ora diventare il dodicesimo Presidente della Repubblica; il curriculum politico è solido, il profilo istituzionale anche, bisogna solo attendere per vedere se tali qualità saranno sufficientemente persuasive secondo le regole mobili dei consueti giochi di potere.