Kultur | Recensione

Utopia Europa

Il progetto affronta il tema delle migrazioni, ovvero milioni di persone che lasciano le loro terre e persone e paesi che li accolgono (o non).

Le riflessioni proposte indagano significato e uso di parole e slogan nonché il senso dell’utopia. Ricordiamo che il temine fu reinventato da Thomas More utilizzano un colto gioco di parole tra u-topia, non luogo, ed eu-topia buon luogo. L’Europa unita e senza confini in quale di queste due realtà si sta trasformando?

Utopia Europa ha preso il via con l’affissione di una serie di manifesti in varie città e paesi della provincia. Ognuno di essi ripropone gli stessi termini tradotti in cinque lingue – tedesco, italiano, arabo, francese, inglese -  che negli ultimi anni sono entrati a far parte del nostro lessico quotidiano: Crisi, Paura, Confine.

In occasione della summer school per la scrittura drammatica 2015 sul tema Fuggire/Rifugiarsi, organizzata da Südtiroler Künstlerbund e NIDS con la curatela di Maxi Obexer, prendendo spunto dalle conferenze di Monika Hauser, i tre soggetti fondatori di Utopia Europa decisero di collaborare. Spunto fu inoltre l’inasprirsi della crisi migratoria da un lato e, dall’altro, la violenza verbale a riguardo di questa tematica. La collaborazione è stata facilitata dalla conoscenza reciproca della pratica artistica degli attori coinvolti.

Il manifesto è stato scelto come mezzo per comunicare in modo diretto con le persone nello spazio pubblico.

Maxi Obexer, NIDS: "Politici e media lanciano parole, slogan, senza che noi possiamo influire. Ma di chi sono la crisi, la paura di cui si parla? Confine/ Grenze, qualcuno si è inventato Obergrenze - parola che indica il numero massimo di richiedenti asilo che un paese decide di accogliere - un termine che non è previsto dalle normative internazionali sul diritto di asilo. Chi si appropria del diritto di usare le parole? Chi, con quale diritto, conia neologismi? “ *

Daniele Lupo, Lungomare: “NIDS, Literatur Lana, Lungomare tutti e tre ci occupiamo di linguaggio ma in modo differente. Il fine comune è quello di comunicare messaggi, abbiamo però tre approcci diversi all’uso delle parole. Dal 2015 con il crescente numero di profughi in movimento verso l’Europa abbiamo notato che la riproposizione di determinati termini li rende reali e concreti perché entrano a fare parte del nostro lessico quotidiano e dei nostri pensieri. La ripetizione della parola paura ci mette in uno stato di allerta, l’uso ripetuto del termine confine ci confina a sua volta riproponendo un logo fisico, il confine, ormai lontano dalla nostra quotidianità. La scelta del titolo Utopia Europa nasce dall’osservazione che ciò che sembrava un dato di fatto, il progetto Europeo, torna a essere un luogo, un topos immaginato.” *

MO:” Utopia, è importate ricordarsi e riproporre le nostre visioni, le nostre utopie, invece di porsi in un ruolo difensivo rispetto agli scenari distopici degli accadimenti recenti.” *

Angelika Burtscher, Lungomare:” Abbiamo scelto 3 domande in 5 lingue realizzando 5 manifesti in cui domande e lingue sono riproposte in combinazioni diverse. La ridondanza è stata scelta per mostrare la molteplicità delle posizioni. Infatti la paura è diversa per chi vive qui o per chi sta migrando. Osservare un termine da più punti di vista aiuta le persone ad avvicinarsi a una tematica e a riflettere insieme: solo se capisco le paure di chi scappa e migra posso rivedere le mie stesse paure.” *

MO:” Spesso torno alle rovine del teatro greco e mi interrogo sul significato di questa forma d’arte oggi. Ritrovo sempre l’importanza del superamento dei confini fisici dell’edificio teatrale per portare il messaggio all’esterno ( da qui la scelta del manifesto ndr.).  Recentemente ho presentato il progetto Utopia Europa a Beirut (ricordiamo che il Libano è attualmente il paese che ospita il maggior numero di profughi al mondo – circa 1,5 milioni su una popolazione stimata di 5,8 milioni di abitanti ndr.). Occasione è stata una conferenza al Sursock Museum in cui ci si poneva la domanda sul significato dell’azione, sul ruolo delle arti visive e drammatiche rispetto ai movimenti. Se il movimento occupy viene portato al MoMA, l’azione, il movimento, vengono depredati del loro significato, istituzionalizzati?” *

AB: “Ogni attore coinvolto nel progetto continua Utopia Europa, tutti e tre quest’anno lavoriamo sul tema delle migrazioni. Lungomare organizza un progetto di residenza artistica coinvolgendo l’artista Beatrice Catanzaro e la geografa Kolar Aparna dell’istituto Border Research di Nijmegen (NL). Come ogni esperienza di residency il programma concreto sarà definito a breve nel moneto in cui i due personaggi coinvolti avvieranno la convivenza/collaborazione. Il programma sarà presto messo online sul sito di lungomare. Riteniamo importante che Catanzaro e Aparna, pur provenendo da discipline diverse, hanno preferito non stabilire a priori il loro ruolo, quindi la pratica artistica e quella della ricerca scientifica non saranno strettamente divise tra loro.” *

Grazie alla collaborazione di Kolar Aparna i manifesti sono stati affissi anche a Nijmegen nei paesi Bassi.

Utopia Europa prosegue sulla piattaforma online in cui autrici e autori propongono le loro opinioni – statements -  e si confrontano tra loro.

DL a proposito dell’aspetto dei manifesti:”Sono state scelte frasi con un font chiaro, definito, nitido su uno sfondo colorato sfocato. La mancanza di fuoco evidenzia la mancata chiarezza della definizione dei termini proposti. Ribadiamo che il manifesto è un modo per portare queste considerazioni a tutti, sono termini che chiunque incontra nella propria quotidianeità. Inoltre, per noi, era importante lavorare nello spazio pubblico e non nelle sedi istituzionali, gallerie, musei.” *

MO: “La summer school di NIDS quest’anno avrà come tema: Utopia of rules. L’intento sarà quello di indagare leggi e norme che diamo per scontate, ma che ci condizionano. Siamo in grado di metterle in discussione? Il collettivo Wu Ming aiuterà a chiederci: chi scrive la nostra storia? Si parlerà di colonialization of our knowledge.” *


* Libera trascrizione e traduzione di un colloquio/intervista con Angelika Burtscher, Maxi Obexer e Daniele Lupo.