Politik | L'intervista

Porroni: “Le vittime denuncino i soprusi”

Intervista a Giorgio Augusto Porroni, dirigente della Digos di Bolzano, sulla diffusione del fenomeno neonazista in Alto Adige-Südtirol.

Manifestazioni non degne di un paese civile, consumate in nome di fanatismi ideologici, fanno ancora fatica ad essere sigillate nell’anacronismo storico cui dovrebbero appartenere. Ce lo ricordano, per fare qualche rapido esempio, i provetti patrioti greci di Alba Dorata (che chiamano i migranti “esseri subumani”) e la loro totale abnegazione alla causa del nazionalsocialismo, il manipolo di nazifascisti adoranti al funerale di Erich Priebke (poi sospeso per via degli scontri) ad ottobre dello scorso anno, ma anche alcuni episodi di violenza che tuttora inquinano la nostra provincia.

Porroni, qual è il reale livello di pericolosità del neonazismo al momento in Alto Adige?

Non abbiamo avuto segnalazioni di disordini dovuti ad azioni riconducibili a gruppi neonazisti. A parte l’episodio che avete riportato su salto.bz non ci risultano avvenimenti di quella gravità al momento, anzi, rispetto al primo decennio del 2000 sono notevolmente diminuiti. È chiaro poi che sul territorio ci sono tendenze politiche di un certo tipo e chi subisce degli abusi ha il dovere e il diritto di sporgere denuncia.

Cosa sta facendo la polizia in concreto?

L’attenzione è massima, controlliamo in particolare i siti più pericolosi, come lo statunitense “Holywar”, querelato dopo le ingiurie dirette al prof. Federico Steinhaus, ex-presidente della comunità ebraica di Merano, ma non è risultato alcun accesso alla pagina web da parte di attivisti locali. Il punto è che senza specifiche segnalazioni è difficile pescare nell’oceano di internet per scongiurare tentativi di proselitismo e atti discriminatori in tutte le direzioni, beninteso, dai tedeschi verso gli italiani e viceversa, o contro gli stranieri.

Qualcuno dice che non ve la prendete abbastanza con gli estremisti italiani.

Qualcuno lo dice, è vero, eppure credo che questa sia stata l’unica questura italiana ad aver denunciato, in ottemperanza alla legge Scelba, un saluto romano durante una dimostrazione, tenendo sempre conto che il diritto di manifestare è tutelato costituzionalmente.

Che tipo di diffusione c’è sul territorio? Queste frange estremiste sono concentrate maggiormente nei centri più piccoli o si muovono anche in città, a Bolzano per esempio?

Nell’area bolzanina una discreta fetta di giovani italiani è attratta dall’ideologia di estrema destra, ma in città non c’è un antagonismo feroce fra estrema destra ed estrema sinistra, né c’è una presenza consistente di anarchici; per quanto riguarda la parte tedesca il maggior fermento in passato veniva individuato principalmente nella zona del Burgraviato, fra Merano, la Val Venosta, Scena, ma oggi, ripeto, episodi di violenza sono poco frequenti.

Chi sono i soggetti più coinvolti?

Storicamente sono i giovani ad essere implicati in azioni del genere, dal minorenne al venticinquenne o trentenne, ragazzi esuberanti che generalmente non hanno un livello culturale molto elevato e che si lasciano facilmente condizionare. Oggi, per esempio, l’accanimento è nei confronti degli ebrei per via del conflitto sulla striscia di Gaza, appaiono spesso scritte razziste sui muri, ma anche in quel caso è difficile individuare i colpevoli senza indicazioni che passino anche dai canali virtuali.

Come sono distribuiti? C’è una “collaborazione” fra italiani e tedeschi? Ci sono gruppi solo italiani?

È complicato stabilire una graduatoria, premettendo che noi lavoriamo cercando di reprimere qualsiasi tipo di reato indipendentemente da chi lo compie, operazioni di una certa rilevanza le facemmo nel mondo di lingua tedesca qualche anno fa: 16 arresti e circa 50 perquisizioni nel 2008 e un arresto più una decina di perquisizioni nel 2009. In quelle situazioni i soggetti si erano palesemente resi autori di pestaggi gravi e ripetuti e di propaganda discriminatoria, soprattutto nel 2007-2008, per i quali era prevista la procedibilità d’ufficio. Da quel momento in poi, grazie anche all’intervento di scuole e comuni, specie nel meranese, gli episodi sono stati saltuari con conseguenze, per fortuna, relativamente lievi.

C’è un atteggiamento di omertà, a volte addirittura di complicità, intorno alle loro azioni?

Non credo, anzi, l’anno scorso ad esempio, in occasione della festa promossa dagli Schützen a Merano, gli stessi organizzatori chiesero alle pattuglie in servizio di allontanare un ragazzo visibilmente ubriaco che portava una maglia con slogan nazisti, perché non volevano che una celebrazione patriottica potesse essere coinvolta e soprattutto confusa con quelle ideologie. Credo che anche i partiti controllino che certi individui non frequentino le loro sedi e non partecipino alle loro iniziative.

Come sono organizzati? Hanno armi di qualche tipo?

Anche nelle peggiori situazioni non abbiamo mai riscontrato l’uso di armi da fuoco, non che pestare sul volto con degli anfibi non sia grave, intendiamoci. Generalmente frequentano dei siti specifici dove si “indottrinano” e dove magari acquistano del merchandise, come adesivi e spillette; indossano felpe, magliette con simbologie naziste ma è pur vero che la legislazione italiana non impedisce di andare in giro abbigliati in una certa maniera. In passato circolavano anche parecchi volantini, ad esempio in occasione della ricorrenza del bombardamento di Dresda, da due o tre anni a questa parte invece anche questa attività è quasi del tutto sparita.

Ricevono finanziamenti dalla Germania?

Non ci risulta, ci siamo serviti anche di intercettazioni e pedinamenti, ma non c’è mai stata l’intenzione di creare, anche all’epoca di maggiore diffusione, delle sezioni o dei gruppi rimarchevoli, c’era sì la condivisione di un culto, di un’ideologia ma sempre a un livello molto basso. Al massimo partecipavano a eventi politici in Germania, attività evidentemente esecrabile ma non vietata dal punto di vista penale.

In che misura c’entra la crisi con questo fenomeno?

Ogni tanto capita di leggere su qualche pagina facebook insulti o commenti negativi contro gli stranieri, anche i profughi che sono arrivati in Alto Adige sono stati oggetto, non di aggressioni fisiche, ma di affronti verbali. Proprio l’altro giorno è stato affisso uno striscione offensivo dal Veneto Fronte Skinheads all’ex caserma Gorio in via Macello, così come è successo in tutta Italia d’altronde, perché sono coordinati su livello nazionale dalla sede centrale. Queste realtà potrebbero far scatenare determinate conseguenze, ed è la ragione per cui non abbassiamo la guardia.