Gesellschaft | Laicità

La religione a scuola? Va rifondata ma è cruciale

Il coordinatore degli insegnanti nella scuola italiana Sandro Tarter: "la chiesa non abbia paura di una riforma che privilegi l'approccio storico-antropologico".

Ne abbiamo parlato già anche in lingua tedesca. Gli insegnanti di religione per poter esercitare il loro mestiere devono ottenere un nulla osta dalla parte della chiesa. Non è una cosa un po' anacronistica?
Lo statuto dell'idoneità è previsto dalle norme concordatarie. La cosa ovviamente fa discutere perché significa che l'insegnante ha un doppio riconoscimento: da una parte amministrativo pubblico e dall'altra deve conseguire un attestato dalla chiesa senza il quale non può nemmeno insegnare. La diocesi dunque deve considerarlo idoneo, ma l'attestato oggi forsse ha significati un po' diversi rispetto ad una volta. 

Tecnicamente come si consegue questo documento?
Per quanto ci riguarda la sezione di lingua italiana della diocesi organizza una specie di esame dove l'attenzione viene posta soprattutto sugli aspetti di ordine didattico e culturale. Non è più un documento 'parrocchiale'. Ma la diocesi su di esso ha, comunque, piena giurisdizione. 

Non c'è una verifica specifica in merito alla fede ed al fatto che il candidato sia o meno cattolico praticante?
Ci sono anche questi aspetti chiaramente, perché ci troviamo pur sempre in un regime concordatario. 

Verificano se il candidato è a posto con i sacramenti?
Beh, sì. Si verifica il profilo di adesione spirituale alla fede cattolica. 

Per quanto riguarda invece l'insegnamento della religione a scuola qual è la situazione?
E' una delle più complicate. Con la sua singola ora alla settimana la religione appare come una sorta di piccola nicchia. Una volta era dedicata alla cosiddetta catechesi ma oggi la cosa ha significati profondamente diversi. Il concordato parla di 'insegnamento della religione nella cornice delle finalità della scuola'. Si tratta di un dettaglio molto importante. L'insegnamento della religione cattolica si basa oggi su significati di tipo storico culturale. Il cattolicesimo viene studiato perché è in qualche modo il tratto principale della tradizione religiosa europea. Ma l'attenzione viene posta anche su altri aspetti di questa tradizione religiosa, come l'ebraismo e l'islam. 

Insomma: agli studenti non viene chiesta un'adesione di fede.
No. Se l'insegnante deve comunque riconoscersi nel contesto cattolico per poter insegnare, questo non vale per lo studente. Lo studente può essere credente, non credente o di altra religione. Ma è comunque legittimato a partecipare all'insegnamento. Anzi: lo sforzo che facciamo è che l'insegnamento offra un servizio per tutti. 

Quindi l'ora di religione cattolica dal vostro punto di vista può avere una valenza importante anche, facciamo il caso, per uno studente musulmano?
Se un ragazzo di origine musulmana si trova ad approfondire il cattolicesimo il servizio dell'insegnante non viene fatto per convincerlo di qualcosa in cui lui non crede. Ma invece è volto a fornigli qualche strumento in più per orientarsi nel contesto in cui vive.

Sono situazioni frequenti? Non chiedono tutti l'esonero?
Nella mia esperienza di insegnante ho incontrato molte classi 'miste' da questo punto di vista e la cosa non ha mai costituito un problema. Laddove è chiaro che l'approccio non è prevaricante a quel punto si riesce a discutere anche di fede. La questione viene affrontata come un tema dove si spendono concezioni, filosofie, vicende storiche. E su questo, appunto, ci si confronta. In questo senso fanno la loro comparsa anche tematiche di carattere antropologico ed esistenziale. 

Non tutti gli insegnanti di religione, però, hanno questo approccio così aperto. Ad esempio nella scuola primaria. 
Noi abbiamo delle indicazioni provinciali. L'insegnamento è confessionale nei contenuti nel senso che si pone l'obiettivo si studiare in maniera adeguata quelli che sono i contenuti fondamentali della tradizione cristiana. L'intento è dunque quello di studiare questo grande fenomeno culturale che è la religione cattolica, ma l'obiettivo è culturale. Il lavoro effettivo che ogni insegnante svolge dipende poi dalle condizioni in cui si trova ad operare. Personalmente devo dire che mi confronto spesso con loro. Ci sono anche insegnanti che pensano che l'insegnamento della religione attenga esclusivamente a questioni di natura morale o politica. 
Io insisto su alcune questioni fondamentali. Ad esempio io ritengo che sia innaccettabile che uno studente non sappia nulla della bibbia. Non si può prescindere da un testo che è una delle matrici fondamentali della cultura occidentale. Ed è giusto di questo compito si occupi l'insegnamento della religione. 

Ma la chiesa è obiettivamente in grado di accettare che il compito dell'insegnamento della religione cattolica, a scuola, non è quello di evangelizzare?
Io ho sempre trovato una fondamentale condivisione di questi obiettivi. Anche perché l'insegnamento della religione vive all'interno di una sorta di contraddizione. Da una parte all'interno adella scuola se ne riconosce la piena legittimità culturale. Dall'altra però vige il regime della 'rinuncia'. Io penso che l'insegnamento della religione possa avere un futuro se si fa carico di un territorio di contenuti fondamentali, ma non ricoperti da alte discipline. Si tratta però di una grande responsabilità per l'insegnante. 

L'attualità in questo senso è una sorta di campanello d'allarme. Capire il senso dei nuovi fondamentalismi religiosi che alimentano la violenza è una priorità oggi per tutti noi.  
Proprio così. Sono fenomeni che spesso non sappiamo leggere, decifrare e capire. 

Rispetto alla scuola di lingua tedesca quali sono le differenze che riscontrare nell'insegnamento della religione?
Esistono delle differenze culturali. Il mondo di lingua tedesca è molto più cementato attorno ad un'identità dove scuola, società e chiesa sono strattamente in contatto. 

Eppure anche nella scuola di lingua tedesca da qualche anno si discute, ad esempio, in merito all'inaugurazione dell'anno scolastico obbligatoriamente a messa. 
Certo. Loro hanno tradizioni diverse e molto consolidate. 

Possiamo dire che l'approccio dell'insegnamento della religione nella scuola di lingua italiana è più 'laico' rispetto a quello della scuola di lingua tedesca?
Bisogna intendersi sul termine. Lo spazio laico è il territoio dove ci ritroviamo su regole che consentono la convivenza a prescindere dalle differenze. E' una cosa irrinunciabile e un patrimonio di tutti. Secondo me dunque si tratta allora davvero e solo di consuetudini. Il mondo di lingua italiana è profondamente diverso e figlio di un'immigrazione diversificata. La scuola italiana ha poi un impatto molto più rilevante di alunni di origine straniera. E questo fatto ha indubbiamente messo in moto un meccanismo in quanto abbiamo dovuto fare i conti in maniera stringente con questioni di strettissima attualità. Forse sta anche qui la differenza.