Gesellschaft | L'intervista

Wake up, Europe

Monika Weissensteiner e Giulia Levi della Fondazione Langer sull'Euromediterranea di domani e sabato, sulle sfide dell’Europa e sull’importanza degli esempi positivi.

Andrà in scena domani, 1 luglio, e sabato 2 al Kolpinghaus di Bolzano, il festival Euromediterranea, “Sguardi diversi sullo spazio euromediterraneo - Für ein wünschenswertes Europa”, organizzata dalla Fondazione Langer - Monika Weissensteiner e Giulia Levi fra gli altri. Quest’anno, tuttavia, non ci sarà la consueta consegna dei riconoscimenti. In compenso cinque destinatari del Premio Langer delle scorse edizioni, Alejandro Calzada Cárdenas (Borderline Sicilia, Premio Langer 2014), Bochra Bel Haj Hmida (ATFD, Tunisia, Premio Langer 2012), Elio Sommavilla (Villaggio Ayuub, Somalia, Premio Langer 2008), Irfanka Pašagi (Tuzlanska Amica, Bosnia Erzegovina, Premio Langer 2005) e Krzyzstof Czyzewski (Borderland Foundation, Sejny/Polonia, Premio Langer 2004) si confronteranno, sul tema dell’immigrazione e sul rapporto con l’Europa, con Bodil Valero, europarlamentare (Gruppo Verde/Alleanza libera europea) e con il senatore e presidente della Convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali del Consiglio d'Europa Francesco Palermo. Ad aprire l’evento venerdì, alle ore 17 il concerto “In Europa” e a seguire - ore 18 - il dibattito. Sabato, alle 18, tavola rotonda su “L’Europa desiderabile”.

Date le contingenze storiche l'encomiabile e costante tentativo sartoriale di Alexander Langer ritorna puntuale: “C’è un altissimo bisogno in Europa e nel mondo, di esempi positivi, di strade che portino all’integrazione, alla democrazia, alla pace, alla giustizia sociale ed ecologica - diceva nel gennaio 1995 l'illuminato intellettuale in un discorso al Parlamento -. L’Unione sia un esempio positivo, e che lo sia senza scaricarne i costi ed i pesi sugli altri. Un’Europa fraterna ed ospitale, la cui legittimità e credibilità è affidata in primo luogo al consenso dei cittadini: a coloro che scelgono l’integrazione piuttosto che la disintegrazione, l’unità politica e non solo il grande mercato, la giustizia sociale e l’ambiente più che la crescita e la competizione”.

salto.bz: Weissensteiner e Levi, all’Euromediterranea 2016 alcuni premi Langer degli scorsi anni si confronteranno con rappresentanti delle istituzioni italiane ed europee. Un’occasione per ribadire, specie in tempi come questi, l’imprescindibilità del dialogo e quindi i danni dell'incomunicabilità?
Giulia Levi: Euromediterranea a cui quest'anno parteciperanno i premiati da Tunisia, Somalia, Bosnia, Polonia e Italia, vuole sottolineare l'importanza dell'ascolto e del dialogo, e allo stesso tempo proporsi come uno dei luoghi dove esperienze e pratiche appartenenti a minoranze coraggiose possono trasformarsi in nuove proposte di azione. Noi frequentiamo molto la Bosnia Erzegovina, in particolare l'area di Srebrenica, e constatiamo che lì, come da noi, al primo posto c’è il rendere più forti le singole persone e le strutture della società civile nei confronti di istituzioni che rimangono sorde a volte per pura conservazione di poteri particolari.

Che significato ha il riconoscimento e con quale spirito viene assegnato?
Levi: Il Premio è stato assegnato per 19 anni quasi sempre a persone poco conosciute, ma che si sono viste rafforzate dalle relazioni che ne sono seguite, compreso l'incontro divenuto tradizione con le donne della Presidenza della Camera dei Deputati. Con i premi serbi, bosniaci e kosovari abbiamo una consuetudine di rapporti che si sono trasformati in amicizia e si arricchiscono vicendevolmente. Nel caso della Bosnia, per esempio, con il premio a Irfanka Pasagic del 2005, è nato un vero e proprio scambio fra territori, che ha messo in relazione il Sudtirolo con le aree di Srebrenica e Tuzla grazie ai molti viaggi di conoscenza, alla nascita di Adopt Srebrenica, e ha poi coinvolto un'ampia rete di associazioni e comuni italiani. Con il Premio a Borderline Sicilia del 2014 si è sentita la necessità di esplorare e monitorare la situazione dei migranti localmente, sul confine del Brennero, e abbiamo lavorato in questa direzione, mantenendo viva una rete sia nazionale che transfrontaliera.

Langer, come la Fondazione ha ricordato, esortava l’UE ad essere un esempio positivo, secondo voi il voto anti-europeo nel Regno Unito del 23 giugno scorso è una minaccia alla stabilità del Vecchio Continente?
Monika Weissensteiner: Mi verrebbe da dire che il recente referendum in Inghilterra afferma proprio la centralità che Langer attribuiva al consenso e all'opinione dei cittadini. Avvertiva che l’integrazione – ed ergo anche la disintegrazione - poteva avvenire non solo a livello istituzionale e statale, come frutto di scelte politiche, ma che dovesse trovare fondamento e radici a livello dei cittadini. Per questo interessa affermare la centralità di un lavoro culturale dal basso che affermi certi valori, con consapevolezza, prospettiva critica, capacità di dialogo e di ascolto.

L’UE è chiamata ad affrontare le sfide del mondo globalizzato, dall’immigrazione all’ecologia, alla crisi economica, eppure un certo istinto di conservazione insieme all’incertezza per il futuro conducono sempre di più a logiche di stampo nazionalistico, è il preludio di un fallimento europeo? In un’Europa sempre più condizionata dal populismo c’è speranza che venga applicata una strategia lungimirante sull’immigrazione?
Weissensteiner: In effetti, sono questi alcuni dei temi ai quali vogliamo dare spazio di riflessione durante questa Euromediterranea, chiedendo ai nostri premiati di condividere le loro riflessioni e proposte, in dialogo con parlamentari europei e italiani, con studiosi, con tutti noi che partecipiamo e abbiano voglia di far parte di questo confronto. Non apriamo l'Euromediterranea con delle risposte. Abbiamo partecipanti che molto possono contribuire ad esplorare questi temi da diversi punti di vista, e da entrambe le sponde del “Mediterraneo”, come dalla Somalia e Tunisia, dalla Bosnia-Erzegovina alla Polonia e alla Sicilia. Certamente, il tema della migrazione nello spazio Euromediterraneo sarà una questione centrale, soprattutto durante la seconda giornata del 2 luglio. E siamo noi stessi “curiosi” di quali domande, riflessioni e forse proposte potranno emergere.

Lo scrittore Alessandro Leogrande ha ricordato recentemente che Langer proprio a partire dalle sue origini sudtirolesi si poneva costantemente il problema di saltare i muri. È una lezione, questa, anche in relazione alla questione del Brennero, che l’Alto Adige ha recepito?
Weissensteiner: Leogrande ha ricordato Langer proprio dopo una visita a Bolzano, il 18 giugno, quando ha presentato il suo libro “La Frontiera”, al termine di una giornata di incontri dedicati al tema “Il Sudtirolo: territorio di accoglienza, di transito e di confine”. Ripensando a questi ultimi due anni, da quando il “Brennero” è diventato una questione più visibile, penso che si siano costruiti tanti ponti. Sono nati dal basso gruppi estremamente eterogenei e misti, inizialmente per dare supporto umanitario nelle stazioni. Sono nate relazioni che vanno oltre i confini del territorio locale e nazionale, e ci si è potuti mettere in relazione con le persone, dall'Eritrea, dalla Somalia, dalla Siria e così via, che al Brennero o a Bolzano si scontrano con la realtà del confine. Il Brennero è una questione “europea” poiché c’entrano non solo le posizioni austriache, ma c'entrano direttamente anche la Germania e i paesi del Nord-Europa. E dicendo “europeo” non parlo di qualcosa di slegato da questi territori, ma con attori nazionali, regionali, locali. Per questo, penso che l'Euregio potrebbe “usare” la questione “Brennero” per far da ponte e portare in sede Europea il quesito di una riforma del sistema d’asilo, chiedere una collaborazione non solo in materia di sicurezza. E qui mi ricollego alla domanda, a Langer e il libro “La Frontiera” di Leogrande: ascoltiamo e riconosciamo le parole delle persone sopravvissuti ai naufraghi nel Mediterraneo e a tutto quello vissuto prima (e dopo), loro testimoniano lo spazio euro-mediterraneo odierno. Allora diventa anche chiaro, pero, che si è lontani da una possibile “comunità euro-mediterranea” come l’aveva desiderata Langer.

Come portare avanti allora una visione ampia e solidale dell’Europa unita?
Levi
: Euromediterranea è stata pensata proprio per raccogliere e condividere proposte a questa decisiva domanda. Speriamo ci saranno molti sudtirolesi ad interagire in queste due giornate. Vi invitiamo a partecipare a questo scambio.

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Karl Trojer Fr., 01.07.2016 - 08:03

Meine Meinung zum Thema EU-Politik neu gestalten _

Nach dem Austritt Großbritaniens aus der Europäischen Union, gilt es, meines Erachtens, eine Politik der wesentlichen humanistischen Werte, der Bürgernähe  und der Effizienz (bei geringerer Bürokratie) in den Mittelpunkt zu stellen. Europa muss als Friedensprojekt vermittelt werden, als Raum für Freiheit und Solidarität, für Gerechtigkeit und Verlässlichkeit, als ein Raum, in dem Kultur als vorrangig erkannt und Wirtschaft  mehr als Ergebnis von Kooperation denn von Konkurrenz gestaltbar ist sowie regionale Waren-u. Finanzkreisläufe als wichtig anerkannt werden.
Europa muss für junge Menschen als Hoffnungsträger für sinnvolle Beschäftigung mittels permanenter Innovation durch Kreativität und Selbstvertrauen erfahrbar werden.
Dabei erscheint mir die Bildung einer EU-Föderation, basierend auf dem Prinzip der Subsidiarität, dem gegenseitigen Respekt und der Wertschätzung der Verschiedenheiten anstrebenswert. Falls nicht alle 27 Statten damit einverstanden sind, sollte eine EU der 2 Geschwindigkeiten umgesetzt werden. Das EU-Parlament sollte gesetzgeberische Kompetenzen erhalten und die Kommission (EU-Regierung mit dem Regierungspräsidenten) sollte vom Parlament gewählt werden. Den Staaten sollte die Funktion eines Regional-Rates (ähnlich dem Bundesrat der Länder in der BRD) zugedacht werden.
Als unverzichtbare EU-Kompetenzen erachte ich (zusätzlich zu den bestehenden Rechten) bei strenger Gewährleistung der Subsidiarität : die Aussenpolitik, die Verteidigungspolitik, die Sicherung des Lebensminimums und der Gesundheitsfürsorge für alle, Bildung, Wissenschaft und Forschung, die Wirtschafts- u. Finanzpolitik, die Umwelt- u. Ressourcen-Politik, die staatenübergreifende Verkehrspolitik.
Der Austritt Englands ist für das Projekt EU schmerzhaft, erschließt aber mehr Chancen dafür, der ausufernden Finanzspekulation, dem egozentrischen Neoliberalismus, der Verhinderung von TTIP ecc, entgegenzutreten und fairere Beziehungen mit Russland aufzubauen, sowie dem wachsenden Problem der kommenden Flüchtlingsströme (Kriegs- und Klimaflüchtlingen) menschenwürdig zu begegnen.

Fr., 01.07.2016 - 08:03 Permalink