Gesellschaft | Reazioni

“Lo Stato si occupi della scuola pubblica”

La Cassazione: due istituti religiosi di Livorno dovranno pagare la tassa sugli immobili. Scoppiano le polemiche fra laici e cattolici anche in Alto Adige.

La sentenza
La Corte di Cassazione ha stabilito che gli istituti scolastici religiosi di Livorno dovranno pagare l'Ici, l'Imposta comunale sugli immobili (oggi sostituita dall’Imu, l'imposta municipale unica). I giudici hanno infatti accolto la richiesta del Comune della città toscana che nel 2010 aveva spedito a due scuole - “Santo Spirito” e “Immacolata” - avvisi di accertamento per omessa dichiarazione e omesso pagamento dell’Ici per gli anni che vanno dal 2004 al 2009. I due istituti dovranno versare ora più di 422mila euro. Quello della Cassazione è stato il primo pronunciamento di questo genere in Italia sul tema.

Le polemiche
La sentenza, come prevedibile, ha suscitato, trasversalmente, non poche obiezioni. Domenico Delle Foglie, direttore della Società per l’Informazione Religiosa (Sir) della Cei, ha parlato di “sentenza ideologica”, di “spallata alla libertà di educazione” e di “pregiudizi coltivati negli anni, nel tentativo di affermare un principio assoluto di laicità dello Stato che facilmente sconfina nell'arbitrio del più forte”. Si è unito al coro delle polemiche anche il sottosegretario al Miur Gabriele Toccafondi: “se le scuole paritarie devono pagare l’Imu molte chiuderanno o le rette aumenteranno. Lo Stato di conseguenza dovrà trovare nuove risorse per costruire nuove scuole e gestirle e la parità scolastica non solo sarà minima nel nostro Paese, ma proprio scomparirà”.
"Sell the Vatican feed the world" (vendi il Vaticano, sfama il mondo), diceva qualcuno. “Smettiamola di pensare che sia la Chiesa cattolica ad affamare l’Italia”, ha commentato il segretario generale della Cei, Nunzio Galantino. Appunto.
Dopo il vespaio creatosi intorno alla sentenza, tuttavia, Giorgio Santacroce, primo presidente della Corte di Cassazione, è intervenuto sulla questione puntualizzando che non c’è alcun "obbligo" a pagare l’Ici per le scuole paritarie cattoliche, ma che sarà il giudice di merito a dover decidere in ultima analisi. Nello specifico l’esenzione per il pagamento della tassa in questione spetta a quegli immobili che non svolgono un’attività commerciale e l’onere di provare l’attività no-profit spetta al contribuente

Le reazioni degli istituti religiosi in Alto Adige
A puntare il dito contro il pronunciamento della Corte di Cassazione anche don Gigi Cassaro, direttore dell’Ufficio scuola della Diocesi di Bolzano e Bressanone e docente di religione alla Marcelline, secondo cui se dovessero pagare la tassa sugli immobili molte delle scuole religiose della provincia sarebbero condannate a chiudere. Cassaro ha affermato sul quotidiano Alto Adige del 26 luglio scorso: “la sentenza della Cassazione mi risulta capziosa ed espressione di un giudizio parziale. Le scuole paritarie svolgono infatti un servizio pubblico ed è giusto che non paghino l’Imu per lo stesso motivo per cui non lo pagano le scuole pubbliche”. Thomas Schraffl dell'istituto Vinzentinum di Bressanone ha precisato, sul giornale Tageszeitung, che “nel 2014 abbiamo pagato 12.000 euro di Imi per la nostra scuola e il nostro convitto”.

L’opinione della scuola pubblica
A difesa della laicità della scuola si schiera Giovanni Accardo, insegnante di lettere presso il Liceo “Pascoli” di Bolzano, che su salto.bz dichiara: “l’articolo 33 della Costituzione parla chiaro: enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione ma 'senza oneri per lo Stato'; in una nazione dove si taglia continuamente, specie sull’istruzione e sulla cultura, bisogna investire nella scuola pubblica”. E sulla sentenza di Livorno aggiunge provocatoriamente: “perché dovrebbero essere esonerate dal pagamento dell’Ici solo le scuole paritarie cattoliche? Se domani volessi aprire una scuola di orientamento religioso musulmano sarei esonerato anch’io dal versamento di tale tassa?”.
Ecco dove laici e cattolici tornano a scornarsi. “Se un genitore ritiene che un istituto scolastico religioso possa impartire una serie di valori che la scuola pubblica non è in grado di garantire - prosegue Accardo -, è libero di iscrivere alle paritarie il proprio figlio ma è giusto che paghi per questo servizio. La scuola deve poter assicurare a tutti, a chi appartiene a qualsivoglia confessione religiosa o a chi si considera ateo, un'istruzione, senza privilegi né discriminazioni”. Tale laicità della scuola viene spesso però interpretata, semplicisticamente, come un attestato di astio nei confronti della Chiesa. “È un pregiudizio ribaltabile: perché alcuni genitori scelgono di non mandare i propri figli alla scuola pubblica? Per paura di un ‘indottrinamento’? Gli istituti pubblici, al contrario, offrono una formazione pluralista e un maggiore confronto proprio in considerazione della varietà degli insegnanti che la compongonoIn Alto Adige - conclude il professore - gli esempi del Rainerum o delle Marcelline sono sostanzialmente positivi, è anche vero però che in questi istituti gli insegnanti non vengono assunti sulla base di una graduatoria ma secondo valutazioni del tutto soggettive, cosa che va di fatto contro l’idea di una scuola propriamente democratica”.

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Alberto Stenico Mi., 29.07.2015 - 07:34

È comunque interessante notare come quasi tutta la classe dirigente della nostra provincia abbia frequentato scuole confessionali private, italiane o tedesche. E spesso ci mandi pure i figli.

Mi., 29.07.2015 - 07:34 Permalink
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Salto User
Anonymous (nicht überprüft) Mi., 29.07.2015 - 12:18

Quando non si riesce a sconfiggere il nemico (la Chiesa cattolica) con lo strumento ideologico, si usa quello finanziario: quest'ultimo garantisce (quasi) sempre il successo.

Mi., 29.07.2015 - 12:18 Permalink