Politik | Verso il ballottaggio

"Non sono l'ago della bilancia"

Angelo Gennaccaro, leader di “Io sto con Bolzano”, si gode il successo elettorale e invita i partecipanti al ballottaggio a scoprire le loro carte.

Nella metaforologia in uso nella politica l’ago della bilancia è quella componente, anche minima, spesso minima, che determina un equilibrio tra parti più consistenti ancorché incapaci, se lasciate a se stesse, di trovare una stabilizzazione nella loro coesistenza. All’indomani del voto dal quale è scaturito il ballottaggio tra l’esponente del centrosinistra, Renzo Caramaschi, e quello di una parte del centrodestra, Mario Tagnin, la ricerca di un ago della bilancia in grado di tessere il filo di nuove coalizioni sta già assumendo dei tratti parossistici. Ma a non voler dotare del titolo la stessa Svp – un partito talmente ingombrante da poter essere scambiato per la bilancia tout court –, l’attenzione si concentra di preferenza su quelle formazioni, di piccola o media taglia che, con i loro seggi appena conquistati, potrebbero spostare in modo decisivo un peso politico ancora fluttuante.

Angelo Gennaccaro, stanco, dopo una notte insonne, ma raggiante per aver aumentato in modo cospicuo la propria prestazione elettorale (è passato dal 3,43% al ragguardevole 4,52%), cerca subito di sfilarsi di dosso la scomoda metafora, ché per lui odora troppo di “ricerca della poltrona”. Eppure la sua vocazione governativa – “dobbiamo assolutamente sperare che si faccia un governo cittadino, la città ha bisogno di ripartire” – lo fa sembrare adesso come Teseo dentro al Labirinto delle possibilità o delle vie sbarrate, e infatti, per tutto il tempo che rimango con lui, il telefono non smette un momento di squillare o emettere i caratteristici suoni che annunciano l’arrivo di un messaggio. “Non sono mai stato cercato tanto”, confessa sorridendo, mentre il giornalista tal dei tali riprova a contattarlo per l’ennesima volta e persino da Roma qualcuno lo bracca per strappargli un parere, forse una promessa.

Mi fa un po’ di rabbia che adesso tutti mi cerchino, quando prima, qualche mese fa, venivo considerato come una sorta di esponente di un partito personale, il rappresentante di una listarella insignificante”. Da perfetto ago della bilancia qual è (o potrebbe essere), Gennaccaro mantiene la sua equidistanza e (ancora) non pende né di qui né di là. “Sono loro, quelli che sono andati al ballottaggio, a dovermi convincere, io non mi faccio certo bloccare prima di vedere le carte. E le carte non devo darle mica io”. Allora gli chiedo se durante la campagna elettorale non sia già riuscito a farsi un’idea su quale coalizione potrebbe ottenere il suo appoggio, ma ogni tentativo si infrange su una dichiarazione di principio: “No, finora non posso dire che ci sia stata troppa chiarezza in merito. Noi abbiamo lavorato per consolidare la nostra posizione e ci siamo riusciti grazie a una semplice ricetta: stare tra la gente, allestire una lista di candidati (quasi quaranta) credibili, parlando con tutti e cercando di capire dov’erano i veri problemi dei cittadini. L’abbiamo fatto puntando sull’umanità e la concretezza, e in questo modo abbiamo raccolto quanto speravamo. Adesso sono gli altri che devono dimostrare quello che valgono, ma devono farlo prima dell’esito del ballottaggio, nelle prossime due settimane, sulla base di programmi da condividere, non aspettando che tutto si risolva alla fine, col solito mercanteggiare e con l’acqua alla gola” (l’allusione, molto evidente, è a Gigi Spagnolli).

Volendo, però, un’indicazione su quale parte potrebbe attrarre questo attentissimo ago si riesce a capire. “Il nostro compito è quello di favorire la formazione di un governo che escluda le estremità. Gli elettori hanno già provveduto a sforbiciare sul lato sinistro, e io confesso che mi troverei a disagio, pensando all’altro lato dello spettro politico, a condividere qualcosa su chi ha impostato la campagna elettorale usando slogan populistici o millantando che certi problemi, come per esempio quelli dell’immigrazione, si possano risolvere a livello comunale”. Sarà per questo che Caramaschi l’ha già chiamato (“ma solo per complimentarsi”) mentre Tagnin è ancora indaffarato a digitare il numero della Svp. Intanto la suoneria annuncia l’arrivo dell’ennesimo messaggino. Gennaccaro allunga l’occhio curioso verso il cellulare. Chissà chi sarà…

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Massimo Mollica Di., 10.05.2016 - 12:00

Il signor Gennaccaro, a mio avviso, dovrebbe dare un senso alla sua lista. Vuole governare e contribuire all'amministrazione della città oppure no? Nel primo caso ci dica gentilmente cosa intende fare. I punti per lui importanti per il quale appoggerebbe una maggioranza. Altrimenti voglio vedere cosa succede all'ennesima tornata elettorale.
Io ritengo che a loro modo sono stati anch'essi voti di protesta verso i partiti tradizionali. Ma quest'ultimi hanno comunque uno zoccolo duro, mentre gli altri no. La protesta come viene può anche andarsene.

Di., 10.05.2016 - 12:00 Permalink