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Il calcio con l’anima sociale

Da domani in val Passiria è in ritiro l'FC St. Pauli. Massimo Finizio racconta come sta cercando di importare il modello germanico. "Calcio italiano ucciso dalle SPA".
blindenfussballteam Fc St. Pauli
Foto: Fc St Pauli

L'FC St. Pauli, in ritiro a San Leonardo in Passiria da domani (3 luglio) a domenica 10 (programma nell'infobox), non è un semplice team del campionato di “serie B” germanico. Tutti i racconti che la vedono protagonista sono così distanti da quello che oggi associamo al calcio italiano - rose e stipendi milionari, società di capitali sull'orlo della bancarotta, stadi semivuoti, tifo spesso razzista e orientato all'offesa dell'avversario - da farla percepire come una specie di creatura mitologica che vive in un mondo parallelo quasi perfetto, idilliaco. La formazione che prende il nome dal quartiere multietnico della città portuale tedesca incarna l’essenza del “modello germanico” fondato su associazioni sportive con decine di migliaia di soci che detengono il potere decisionale e contribuiscono anche allo sviluppo dello sport di base. E cioè l’esatto contrario del sistema italiano che negli ultimi due decenni ha pensato di crescere facendo quotare le società calcistiche in borsa con l’appoggio della Federazione, della Lega e della stampa di settore. Giornali che però di tanto in tanto si ricordano di fare inchieste sulle catastrofiche gestioni finanziarie delle società nostrane o su quanti talenti forniscono i settori giovanili degli “altri” rispetto a quello italiano. Ma poi tutto resta impietosamente uguale a prima.

Negli ultimi anni l’FC St. Pauli è divenuta una realtà celebre in tutta Europa – non si contano i documentari che le hanno dedicato - anche per l’impegno politico e le battaglie antirazziste contro l’estremismo di destra. Tanto che sulla squadra-associazione si potrebbe scrivere un trattato di sociologia dello sport o di filosofia dello Sport. Per saperne di più, però, si può fare una chiacchierata con Massimo Finizio. Nato a Ravenna, cresciuto a Trastevere, frequentatore della Curva Sud fra gli anni Settanta e Ottanta, negli anni Novanta ha collaborato con la Lodigiani e all’inizio del millennio è stato uno dei dirigenti di punta del St. Pauli. Sposato con una donna germanica, vive ad Amburgo ed è punto di riferimento delle Brigate Garibaldi, associazione che aggrega le tifoseria del St .Pauli in Italia. Dirige anche  www.tuttostpauli.com, agenzia che diffonde il “verbo” biancomarrone in lingua italiana. Finizio è un calciofilo fino al midollo e gira l’Italia per far conoscere il modello associativo del calcio germanico. Lo intercettiamo mentre sta rientrando da Fasano, in Puglia, e andando verso Hamburg.

 

salto.bz: Ci racconta come è nata la passione per il St Pauli.

Massimo Finizio: Sono stato ad Amburgo la prima volta nel 1987 e ho visto il quartiere di St. Pauli con tutti i suoi locali, la musica, le case occupate e me ne sono innamorato. Era un quartiere di portuali e operai che ha sempre avuto il cuore a sinistra. Anche oggi in Germania è uno dei fronti dell’antifascismo e della solidarietà. Dopo essermi innamorato del quartiere, diventare tifoso della squadra è stato automatico. Piano piano mi sono fatto conoscere e nel 2002 sono stato eletto, primo italiano, alla presidenza dell’assemblea dei soci, che si occupa della gestione politica dell’associazione. Sono rimasto in carica per due anni e mezzo. Da tempo mi occupo di far conoscere il modello St Pauil, che non è solo calcio. L'associazione ha vinto 8 scudetti nel rugby femminile e quello maschile è arrivato spesso in finale. Ha tra le altre cose una formazione di calcio per non vedenti (anche nella foto di apertura, ndr) che è sempre una grande emozione veder giocare.

Nel tempo ho capito che funziona prima il sistema e ho potuto costantemente confrontarlo con quello italiano. Prendiamo la violenza negli stadi. In Germania ci fu un morto negli anni Ottanta, e da quel momento si è fatto un lavoro incredibile nella prevenzione creando il coordinamento dei tifosi. Da noi abbiamo avuto molti fatti gravi e si è reagito solo con la repressione. Grazie all’associazionismo e al coordinamento dei tifosi in Germania gli stadi sono sempre pieni mente da noi sono mezzi vuoti.

La Federazione italiana gioco calcio ha 1 milione di tesserati. La Deutscher Fußball-Bund ne ha 7. L’Italia, in proporzione agli abitanti, dovrebbe avere 4 milioni di tesserati.

Per questo si impegna per far conoscere il modello fuori dalla Germania?

Sempre più tifosi ormai si rendono conto che il calcio italiano così non può più andare avanti. Il vostro FC Südtirol, che guarda a nord, è nato ad esempio come associazione sportiva ed ha una srl che organizza la parte professionistica. Così è, ad esempio, pure il Borussia Dortmund. Il modello associativo si pone l’obiettivo di far sviluppare lo sport di base come modello di integrazione e inclusione e funziona non solo in Germania ma, per fare un esempio, anche in Argentina con il Boca Juniors. Perché il Borussia Mönchengladbach vince? Gladbach è una città di 250.000 abitanti, ma l’associazione polisportiva ha 150 mila soci, uno stadio da 50.000 posti che è diventato troppo piccolo e sarà portato a una capienza di 70.000. Perché il Porto batte la Juve e l’Inter? Anche in Portogallo c’è un sistema basato sulle associazioni. Se fai sviluppare lo sport dal basso la crescita economica avviene progressivamente, prosperano ristoranti, hotel, fornitori sportivi … Soltanto nel calcio il St Pauli ha 5.200 soci. La Federazione italiana gioco calcio ha 1 milione di tesserati. La Deutscher Fußball-Bund ne ha 7. L’Italia, in proporzione agli abitanti, dovrebbe avere 5 milioni di tesserati. Immaginate cosa significano 4 milioni di magliette, calzoncini, scarpette … . Solo con le tessere la Figc avrebbe 20-30 milioni in più.

E’ solo una questione di struttura societaria, quindi?

Negli ultimi vent’anni in Italia hanno preso piede le SPA, che hanno velocemente distrutto lo sport di base. La Roma si chiama ad esempio Associazione sportiva Roma, ma da anni non è più un’associazione. Io andavo in Curva Sud e quando prendo in giro i miei amici chiedo: quanti scudetti ha vinto l’AS Roma? Mi dicono 3 li abbiamo vinti e molti ce li hanno rubati Juve, Milan e Inter. Sbagliato. L’As Roma ha vinto anche 2 scudetti nell’atletica leggera femminile nel 1958 e nel 1961 e vari nella pallanuoto. L’Inter ha vinto scudetti nel rugby e nella pallacanestro. La Sampdoria 7 scudetti nella pallanuoto. Il Genoa ha vinto anche 5 scudetti nella pallanuoto. La Juventus era nata come sporting club e aveva 40-50.000 soci. Ma tutto questo sembra non contare più per nessuno. Invece le associazioni sportive portano grandi benefici in termini di aggregazione e crescita sociale e la diffusione dello sport di base aiuta ad individuare i futuri campioni. Fino al 2000 il calcio italiano ha vinto decine di coppe, e negli ultimi vent’anni ne ha vinte tre. Noi stiamo copiando gli inglesi, che hanno cambiato rotta dai tempi della Thatcher. Ma non dovremmo invertarci nulla. Dovremmo semplicemente tornare alle origini.

 

Come funziona il coordinamento dei tifosi in Germania?

Al contrario dei coordinamenti italiani che distribuiscono solo biglietti, i Fanladen in Germania lavorano per la crescita della cultura sportiva e, in questo senso, quello del Sankt Pauli è universalmente riconosciuto come uno dei migliori. Il Fanladen viene organizzato in forma associativa su tutto il territorio nazionale, viene sostenuto economicamente dalla Lega Calcio per il 50%, mentre per il restante 50% dalla città, tramite l’assessorato allo sport. St Pauli ha 7 dipendenti che seguono per sette giorni su sette la tifoseria. Lavorano con i bambini, creano gruppi di lavoro dedicati alla cultura dello sport e al rispetto, danno indicazioni ai ragazzi che vogliono fare sport. Nei fine settimana organizzano le trasferte non solo per i grandi, ma anche per gli Under 18 ed in molte occasioni è previsto l'incontro con gli U18 degli altri Fanladen. Ci immaginiamo cosa succederebbe se si facessero incontrare le giovani tifoserie di Verona e Napoli, solo per fare un esempio. Il “Kiezkick” è invece un progetto dal profondo risvolto sociale. In poche parole si affiancano le famiglie meno abbienti, facendo fare attività sportiva ai ragazzi che non possono permettersi una tessera di socio: parliamo per la gran parte dei casi di famiglie di migranti, ma non mancano famiglie tedesche o italiane, spagnole, cinesi o afghane. Il lavoro sportivo-aggregativo viene svolto sui campi e nelle strutture sportive del St. Pauli, che le ha ricevute in comodato dalla città di Amburgo per i prossimi 90 anni. Il fanladen organizza anche incontri e convegni, viaggi  ad Auschwitz, concerti a sostegno di varie associazioni come il BW Hilfe, un'associazione di avvocati specializzati in immigrazione e nella repressione negli stadi. I Fanladen, a livello regionale, si trovano a convegno ogni tre mesi per dibattere sulle tematiche dello sport e sulle esperienze maturate, mentre a livello nazionale le riunioni sono annuali.

Le società italiane hanno creato l’ufficio SLO (Supporter Liaison Officer), che curano i rapporti con la tifoseria

Vero, ma non c’è una vera struttura ramificata. Le società italiane hanno creato un buon posto di lavoro per una persona ma questi SLO non hanno un vero collegamento costante con la tifoseria. Il Bayern ha un team di 15 persone. In Italia si affida tutto ad una persona e finisce tutto a tarallucci e vino, gli stadi sono vuoti e si lanciano bombe molotov. Il Borussia Dortmund ha uno stadio da 82.000 spettatori ed è sempre esaurito. Si vuole fare uno stadio nuovo? Provate a venire a vedere quello del St Pauli. Nella sua famosa vineria viene servito il vino nei bicchieri di cristallo. Accanto alla vineria c’è la sede dei soci passivi, poi quella dei soci attivi, c’è la sala concerto, la sala conferenze e l’asilo nido. In Italia qualche stadio, come Udine, lo ha fuori, l’asilo, ma qui è dentro perché i bimbi devono imparare a crescere in un ambiente sportivo. Se fai una casa non puoi partire dal tetto. E le fondamenta sono i bambini. L’Fc St Pauli non vince mai ma ha uno stadio da 30.000 sempre esaurito ed ha quindi una media di tifosi più alta di quella del Napoli. Nel modello tedesco una squadra come la Juventus avrebbe 500.000 soci e non dovrebbe fare certo aumenti capitale.

E questo sistema ha azzerato la violenza?

Faccio un esempio. Poche settimane fa, quando non aveva più ambizioni di promozione, il St. Pauli ha fatto una partita contro lo Schalke 04 a Gelsenkirchen, una città di 300.000 abitanti che ha un’associazione sportiva che conta 175.000 soci. I tifosi biancomarroni sono andati in 6.500 a Gelsenkirchen, moltissimi con treni speciali, che in Italia sono vietati mentre in Germania, per dire, hanno pure un vagone adibito a discoteca. Sugli spalti sono stati accesi 300 fumogeni e 148 torce. Si tratta di cose vietatissime in Italia, dove avrebbero semplicemente arrestato tutti. A Gelsenkirchen hanno aperto il tetto dello stadio per far uscire il fumo, fermato la partita qualche minuto e poi sono andati avanti come se nulla fosse. Alla fine della partita lo speaker dello Schalke 04 ha annunciato che era a disposizione birra gratis per tutti fino ad esaurimento. Nella giornata non c’è stato un solo arresto. Da noi se una torcia viene accesa c’è il rischio che venga tirata in testa ad un giocatore. E allora si va avanti con la repressione. E quindi non mi stanco di ripetere che anche in Italia si dovrebbe perseguire questo modello.

Per statuto i due terzi delle quote annuali dei 31.000 soci e tutti gli utili del bilancio annuale devono essere investiti in progetti sociali del settore giovanile, non nella prima squadra.

Ma come si può modificare la cultura sportiva di un Paese intero?

Bisogna ripartire dalle associazioni sportive. Se per il calcio sono 5.200, l’associazione St. Pauli ha complessivamente 31 mila soci. E’ forse l’unico caso al mondo in cui i soci attivi che praticano attività sportiva, 16 mila, sono più di quelli passivi. Si pensi che per statuto i due terzi delle quote annuali dei soci e tutti gli utili del bilancio annuale devono essere investiti in progetti sociali del settore giovanile, non nella prima squadra.

 

E il messaggio che lei cerca di far arrivare, in Italia come viene accolto?

Lentamente la Figc sta forse aprendo gli occhi. In Italia sono oltre 100 le associazioni modello St Pauli. In molti sentono che lo sport deve tornare ad aggregare, mentre ora disgrega. Con il passaggio alle SPA lo sport per tutti è diventato uno sport per pochi. In Senato stanno cercando di portare avanti la proposta di inserire la parola sport nella Costituzione. Ottimo. Possono metterla anche nella Bibbia ma se non si cambia rotta il calcio continuerà ad essere divisivo. L’Olanda, che ha 7 milioni di abitanti, ha lo stesso modello della Germania ed ha un milione di tesserati come l’Italia. Per quello l’Aiax arriva dove arriva e l’Olanda alle olimpiadi vince più medaglie dell’Italia. Come stiamo vedendo ai mondiali di Budapest, come italiani andiamo forti nel nuoto perché la disciplina è organizzata in modo differente, gli allenatori sono lasciati liberi di cercare i talenti e non sono soggiogati dalla federazione come avviene, invece, in quasi tutti gli altri sport.

Fino ad ora il discorso politico per cui FC St. Pauli è famoso in italia è rimasto sullo sfondo.

La tifoseria del St. Pauli è in realtà abbastanza trasversale. La tifoseria più politica e di sinistra legata al mondo anti-razzista frequenta la famosa tribuna Gegengerade, di fronte a quella principale, dove ci sono 13.000 posti in piedi. Si vedono bandiere rosse, bandiere arcobaleno ma non c’è mai un canto contro gli avversari. In Germania entri allo stadio con i biglietti non nominativi. Ma vi pare che se uno si ammala il giorno della partita non possa rivendere il biglietto come oggi avviene in Italia? Il 33% degli spettatori a St. Pauli sono donne. Recentemente mi è capitato di sentire che ad una partita della Lazio i tifosi abbiano preteso che nelle prime 10 file non ci fossero donne. Una cosa pazzesca. Vai allo stadio e devi superare fili spinati. Ma stiamo parlando di sport, accidenti. Tutto il settore va rifondato ripartendo dalle associazioni.