Politik | Urzì-Di Luca-Meloni

L'affare Di Luca

Un cittadino in democrazia deve potere esprimere sempre le proprie opinioni.
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Gabriele Di Luca, Giorgia Meloni
Foto: Sergio Camin/Facebook

 

“Non posso e non voglio tacere sugli attacchi nei confronti di rappresentanti politici da parte di insegnanti. Come è giusto che sia, ognuno può avere le proprie opinioni, ritengo però che chi svolge il ruolo fondamentale di educatore debba essere di esempio sempre, non solo a scuola. Per fortuna si tratta solo di pochi casi sporadici, ma non per questo trascurabili.” Con queste parole l’assessore alla cultura italiana, Giuliano Vettorato ha preso pubblica posizione rispetto all’opinione espresse da un insegnante della scuola professionale di lingua tedesca (oltre che ottimo giornalista e disegnatore) Gabriele Di Luca reo di avere criticato sui social l’onorevole Giorgia Meloni. Il caso è salito all’ordine delle cronache nazionali con la pubblicazione di un articolo su ‘il Giornale’ dal titolo: ‘l’insulto choc del prof a Meloni: turista vomitata dal pullman”.

L’origine dello scandalo nasce da una segnalazione del consigliere di Fratelli d’Italia Alessandro Urzì, all’assessore alla scuola in lingua tedesca Philipp Achammer in cui vengono contestate insieme alla frase sul pullman anche alcune altre affermazioni pubbliche come ‘il giorno del ricordo è purissima propaganda fascista’ e ‘chiunque militi in Fratelli d’Italia rappresenta il peggio di questo paese”. Anche nel caso di Urzì, l’argomentazione adotta per contestare il comportamento di Di Luca è che un insegnante non deve usare un modello espressivo verbalmente violento e non dignitoso proprio per via del ruolo di formatore che svolge che lo trasforma in modello per i propri alunni anche fuori dall’orario di servizio.

Di per sé la polemica pare essere di quelle montate ad arte per ottenere una minima visibilità da parte di politici marginali e di giornalisti alla ricerca dello scoop mediatico. Si potrebbe quindi tranquillamente derubricare la notizia che tra un paio di giorni verrà dimenticata dai pochi che han preso parte al dibattito. Ma non si farebbe un buon servizio alla democrazia stando zitti.

Innanzitutto, vale la pena qualificare i toni delle osservazioni di Di Luca. Parlare di un pullman che vomita turisti a Bolzano è semplicemente descrivere la realtà. Le decine di migliaia di turisti che arrivano e ripartono in giornata per visitare i mercatini di Natale danno l’impressione di eserciti di consumatori scaricati dai mezzi meccanici in modo spasmodico per arricchire le casse dei pochi commercianti e albergatori del centro che da anni fanno affari con la fiumana umana che assale il capoluogo. L'aggettivo 'turista' è un modo per indicare l'atteggiamento tipico dei politici nazionali di ogni colore nei confronti delle problematiche della provincia di Bolzano: sconosciute e utili da strumentalizzare solo a fini elettorali,  qualcosa di simile al comportamento mordi e fuggi  del turista della domenica che visita i luoghi senza conoscerli e senza sentireil bisogno di comprenderli nella loro complessità. Il giorno del ricordo delle foibe è una celebrazione nazionalista che continua a tacere sugli eccidi, le torture, gli stupri e le vessazioni perpetuate dagli italiani in Slovenia e Croazia durante il ventennio. Sulle qualità dei militanti di Fratelli d’Italia, partito che nel suo simbolo vede risplendere la fiamma di ispirazione neofascista del Movimento sociale italiano, è di ieri la notizia pubblicata da Repubblica della celebrazione dei giovani del partito di Verona di Leon Degrelle, il figlio adottivo di Hitler, mentre alcuni giorni fa il vicepresidente del senato Ignazio La Russa ha accolto a palazzo Madama i due leader di Forza Nuova Fiore e Castellino. Diversamente da quanto accaduto qualche mese fa con il docente universitario Giovanni Gozzini che ha apostrofato con parole pesantissime l’onorevole Giorgia Meloni, creando uno scandalo di dimensioni nazionali, Di Luca ha dunque semplicemente descritto le cose come stanno senza ricorrere a nessun insulto, o diffamazione.

Fosse solo questa la questione, il problema sarebbe risolto. Ma c’è purtroppo di più e di ben più grave in ballo quando si parla di critica alla libertà di espressione. Urzì e Vettorato hanno sentito la necessità di richiamare all’ordine morale un insegnante che ha manifestato legittime e ben solide opinioni in base a un autoproclamato potere di censura di cui non sono titolari. Lo hanno fatto esercitando un potere  e utilizzando strumenti di pressione molto potenti con il chiaro obiettivo di scoraggiare eventuali altre future prese di posizione critiche. Le loro argomentazioni così altisonanti nel tono sono però prive di fondamento. Perché mai un insegnante, non potrebbe sostenere nella loro vita privata opinioni critiche rispetto a eventi, personaggi o dibattiti pubblici? L’argomentazione è intellettualmente ardita. Perché, dicono i due politici locali, l’insegnante deve essere un modello. Ma un modello di cosa? Di conformismo al potere dominante o di stimolo al libero pensiero? Chi decide cosa è un modello e cosa no? E chi stabilisce dove finisce il confine tra il ruolo pubblico e l’opinione legittima del singolo cittadino? Ogni persona a norma di Costituzione è libera di esprimere il proprio pensiero se non incorre nelle sue espressioni in reati come la diffamazione e non si può pretendere di esercitare su di esso alcuna limitazione nella sfera privata senza contravvenire a uno dei  principi base della democrazia. E del resto quando si parla di modelli di buon comportamento riferiti alle esternazioni di Di Luca in cosa si dovrebbe rilevare l’infrazione della buona norma morale? E’ dare un cattivo esempio etico chiedere che qualcuno parli dei crimini fascisti nella ex Jugoslavia per contestualizzare la reazione dei partigiani titini nei confronti degli italiani? Significa questo negare la barbara violenza delle foibe? Non risulta. Anzi, vuole dire invitare le persone e i giovani in particolare a riflettere sul dramma della guerra e sull’infamia dei totalitarismi. Un’opera che in particolare in provincia di Bolzano ha il doppio merito di allertare le giovani generazioni sul rischio della propaganda e sulle devastazioni del conflitto etnico e nazionalista.

Quando il potere invita a limitare l’esercizio del pensiero critico in nome di principi discutibili è segno che bisogna iniziare a preoccuparsi. Come scriveva George Orwell al riguardo della censura alla stampa nella Gran Bretagna del dopo guerra ‘questo genere di cose non è un buon sintomo’. E qui si arriva al terzo punto dolente della questione che è il più grave e pericoloso. Chiunque abbia una certa esperienza giornalistica e mediatica ammetterà obiettivamente che esprimere le proprie opinioni liberamente non è facile. Ci sono idee e posizioni che sono preventivamente censurate e non hanno spazio nel dibattito pubblico. Le opinioni delle minoranze critiche in particolare non sono mai bene accette, in particolare nei sistemi in cui il  potere e la proprietà dei mezzi di informazione è concentrata in poche mani. I modi di colpire i reprobi sono molteplici e sottili: l’irrisione, la messa alla gogna, l’intimidazione tacita, l’isolamento sociale. 

Una democrazia senza dibattito e senza pensiero critico però semplicemente non può esistere. La democrazia è lo spazio del confronto delle opinioni. Il tentativo di montare un caso giornalistico dove mancano palesemente gli elementi per costruire il mostro, indica l’esistenza di un malcelato dispiacere alla critica che è tipico dei regimi autoritari e non è un caso che Meloni e Salvini, i leader dei partiti in cui militano Urzì e Vettorato siano sostenitori di leader politici - come Orban in Ungheria o Morawiecki in Polonia - che hanno costruito il potere nel loro paese sulla censura della libertà di espressione e sulla repressione del dissenso.

Certo si capisce che per la politica è meglio se l’opinione pubblica si diletta a parlare dell’omicidio di Benno Neumair, perché un pò di noir alla fine fagocita la curiosità morbosa del lettore e lo tiene lontano dal pensiero sulle questioni che veramente contano. Ma in questo modo bisogna dirlo con voce molto ferma non si fa un buon servizio alla democrazia.

 

 

 

 

 

 

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Sebastian Felderer Mo., 05.04.2021 - 18:55

Io osservo solo un fatto: Gabriele Di Luca come maestro é perfettamente bilingue. Invece Alessandro Urzi e meno ancora Giuliano Vettorato come politici di questa provincia non lo sono proprio. Chi allora é da criticare?

Mo., 05.04.2021 - 18:55 Permalink
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Sebastian Felderer Di., 06.04.2021 - 15:35

Meloni, Vettorato, Urzí ....... gente di cultura e di democrazia? Conosco molto bene Gabriele Di Luca. 2 : 0 a suo favore, sia per la cultura, che per la democrazia. Perde solo sul campo salario, purtoppo.

Di., 06.04.2021 - 15:35 Permalink
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Hans Drumbl Di., 06.04.2021 - 19:30

'Touristen ausspucken, ausspeien', 'vomitare turisti', 'disgorge tourists' sind gängige Metaphern, wenn man über Orte spricht, wo Touristen von Autobussen ausgespuckt werden. Einige der Ausdrücke kommen seltener aufs Papier, weil sie der mündlichen Sphäre angehören, aber das tut nichts zur Sache. Wer Stil, Register, Mündlichkeit mit sprachlicher Verrohung gleichsetzt, zeigt nur, wie beschränkt seine Wahrnehmung ist. Das geschieht in Südtirol schon mal, wenn man, wie Urzì, Jahrzehnte hindurch in der Zweitsprache auf einem minimalen sprachlichen Plateau stecken bleibt, das keine Nuancierungen zulässt. Als Politiker, der nur Politiker ist, hätte er sich schon ein bisschen mehr anstrengen können.

Di., 06.04.2021 - 19:30 Permalink
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rotaderga Mi., 07.04.2021 - 08:01

Alessandro Urzi und Giuliano Vettorato und früher Giorgio Holzmann und Andrea Mitolo immer wieder Meinungen mit starken und zweifelhaften Thesen. Menschenwürde wo bleibst du?

Mi., 07.04.2021 - 08:01 Permalink