marx.jpg
Foto: Saatchi Art
Kultur | Maltrattamenti

Marx will tear us apart

Ignoranza, pressapochismo e luoghi comuni imperversano quando si parla dell'eredità di pensiero del grande filosofo tedesco.

Nel giorno del compleanno di Karl Marx – nacque a Trier/Treviri il 5 maggio del 1818, quindi la bellezza di 200 anni fa – più o meno tutti, o diciamo comunque tantissimi, si sono sentiti in dovere di ricordarlo con un pensierino. Non c'è quasi bisogno di dirlo, i pensierini hanno preso immediatamente due strade opposte. Ci sono quelli che l'hanno festeggiato come un grande filosofo, un grande faro della civiltà, tracimando persino nella lode ai criminali e ai burocrati (spesso burocrati criminali) che si sono a lui ispirati per erigere alcune tra le peggiori dittature del Novecento; e poi ci sono quelli che l'hanno maledetto come apportatore di sciagure, tragedie e rovine. Tra questi ultimi citerò Gabriele Giovannetti, il consigliere comunale, esponente del partito monofamiliare “Alto Adige nel Cuore”, che ha in Alessandro Urzì il suo cosiddetto vertice provinciale. Sentite cosa ci ha rivelato: “Di solito il 5 maggio si ricorda la morte di un imperatore. Oggi però sono 200 anni dalla nascita di Karl Marx. In duecento anni quelle idee ne hanno fatti di disastri!”. Quando però si parla di “quelle idee”, riferendosi a Marx, di quali idee stiamo parlando? È probabile che Giovannetti – e con lui altri milioni di superficiali contemporanei – non abbia approfondito a sufficienza la questione. Infatti, proseguendo nella discussione che purtroppo mi è capitato di intercettare (e alla quale, sempre purtroppo, ho anche contribuito), ecco che aggiunge: “Va bene, le idee potevano essere purissime (per inciso non ne condivido neanche una), ma le uniche applicazioni sono state disastrose! Vogliamo parlare dei bellissimi gulag in Russia?”. Torniamo dunque alle idee. Quali? Non si dice. Magari erano purissime, quelle idee ignotissime, però, mannaggia, sono state “applicate” in modo disastroso. Un banale problema di applicazione, insomma? Un po' come quando ci laviamo i denti con la crema per le mani. Ottima, la crema per le mani, ma provate a mettervela in bocca. Uno schifo. E in tutta questa pessima applicazione la responsabilità di Marx dove starebbe? Tiriamo a sorte una di queste idee, tipo quella che afferma: "Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada". Ah, no, scusate, ho sbagliato persona. Ecco:  "La storia di ogni società esistita fino a questo momento, è storia di lotte di classi. Liberi e schiavi, patrizi e plebei, baroni e servi della gleba, membri delle corporazioni e garzoni, in breve, oppressori e oppressi, furono continuamente in reciproco contrasto, e condussero una lotta ininterrotta, ora latente ora aperta; lotta che ogni volta è finita o con una trasformazione rivoluzionaria di tutta la società o con la comune rovina delle classi in lotta". Idea purissima, concederebbe Giovannetti. Eppure, mi raccomando, guai ad applicarla male. Ma applicarla dove, da chi, perché? Vai a saperlo. La verità è più elementare. Oggi di Marx pochi hanno letto qualcosa, tra quelli che l'hanno letto ancora meno sono quelli che l'hanno capito e, soprattutto, nessuno ha mai applicato alcunché, visto che qui stiamo parlando di analisi storiche, filosofiche ed economiche, non di ricette del farmacista. Eppure Marx divide, alimenta giudizi diametralmente opposti, e forse continuerà ancora a farlo per secoli. Non è un male. Basta che non ne discutiamo alla cazzo di cane.