Kultur | Salto Afternoon

DESIGN #03

Per chi vuole scoprire una vera “gemma” altoatesina, “unica” al mondo, ha tempo fino al 13 gennaio 2019…
m3.jpg
Foto: Foto: Design #03

Parigi, New York, Tokyo… Sono solo alcune delle città in giro per il mondo in cui si espongono i nuovi gioielli creati dall’équipe attorno a Konrad Laimer nel suo laboratorio con sede a Naturno. Perché ci interessano le sue creazioni? Il fulcro è sempre un pezzo di meranite. Cosa? Sì, meranite, avete letto bene: non si tratta di una nuova sindrome del turista che visita la cittadina sulle rive del Passirio bensì di una pietra preziosa scoperta - o meglio riscoperta - di recente. Di fatto, le origini di questa gemma che ci dicono essere unica al mondo, vale a dire che la si trova soltanto nella gola della val di Nova vicino a Merano, risalgono a circa duecentottanta milioni di anni fa, quando flussi di lava bollente e potenti esplosioni avevano creato una delle zone vulcaniche più grandi del pianeta. In mezzo a quei blocchi di lava fluivano acque bollenti che incisero le loro tracce nella roccia andando a costituire una pietra particolare fatta di elementi di silicio, ossigeno e micro-particelle di ferro. Ecco perché è stata assegnata dagli esperti alla famiglia del diaspro (parola di origine greca ma collegata al greco-romano iaspis, ossia “pietra screziata”). Infatti, di quel tipo di pietra anche la meranite dispone di quelle fini venature rosso-sangue all’interno di una base di colore verde scuro.

Come e soprattutto chi l’ha scoperta? Fu l’escursionista, appassionato di minerali, Paul Berger a individuarla per primo nel 2007, tanto che in un primo periodo la pietra si chiamava “Bergerith” dal suo cognome. Poco dopo era calato il silenzio, però. Come mai? Cos’era accaduto? Da sempre, gli uomini hanno raccolto e raccolgono pietre preziose utilizzate poi per ornare oggetti preziosi e delle prime ce ne sono una lunga serie di particolarmente fascinose. Leggenda narra, per altro, che catturino in modo mistico, quasi letale, l’attenzione di coloro che le vogliono r/accogliere dal terreno, fino al punto di morirne – o quasi. Ancora oggi, un tempo in cui la scienza ci spiega ogni processo naturale, si tende maggiormente a voler credere che siano forze miracolose che creano quelle bellezze della natura. Pare che, infatti, Paul Berger sia morto esattamente in un momento in cui volle estrarre, nel 2008, un esemplare particolarmente brillante in un punto particolarmente pericoloso… Ecco perché soltanto dieci anni dopo il figlio Martin, appassionato collezionista di pietre al pari del padre, assieme a Sepp Frei, avrebbe portato avanti questa bella eredità, complici Giuliano Canada e Konrad Laimer: il primo si impegna nell’andare a cercarla, Frei e Canada nel far emergere quelle sue particolari tonalità di verde muschio e rosso fuoco, levigandola, prima di consegnarla a Konrad Laimer, il già citato orafo, che poi inventa le forme più singolari e adatte per mettere bene in evidenza l’unicità e l’universalità di quella pietra. Così sono nati orecchini a forma di due piccoli soli, spille nelle forme di luna crescente e luna calante, proprio per omaggiare l’origine più che millenaria in cui di forme ne esistevano soprattutto quelle essenziali dovute ai movimenti dell’universo. Un collare circonda un ciondolo doppio, il quale appare così teneramente avvolto nonché protetto, e si contrappone come forma tondeggiante a una spilla lungiforme, più spigolosa, che fa pensare invece a una di quelle fessure in una roccia da cui potrebbe spuntare da un momento all’altro una sorgente…

Laimer ama condurre l’immaginazione del suo pubblico verso le origini del materiale che elabora, e nel caso della Meranite ha scelto come metalli preziosi, in cui incastonare questa bellezza della natura, l’oro e l’argento, usandoli entrambi rigorosamente in modo poco evanescente. L’intento è far risplendere innanzitutto le sfumature raffinate della pietra di per sé: linee finissime che vanno a formare i disegni più astratti - eppur concreti – come, ad esempio, una foglia, le ali di una farfalla o i riverberi delle lucciole in una calda notte d’estate rosso-fuoco. Queste sono soltanto alcune delle suggestioni che potranno ammirare anche i numerosi visitatori di grandi musei internazionali di Scienze naturali, tra Monaco e Vienna, Bruxelles e Milano, che già hanno acquistato alcuni dei più rari esemplari di Meranite, in forma grezza o semilucidata. Almeno rispetto a ciò che noi oggi possiamo immaginare e rispetto a come possiamo meglio rendere conto di una tale forza magica di attrazione.

Fino al 13 gennaio 2019 si possono ancora ammirare presso lo Shop di Kunst Meran/o Arte, dove sono esposti nell’ambito della iniziativa DESIGN #03 che con scadenza mensile presenta design e disegner innovativi, il cui marchio porta come sede l’Alto Adige.