Politik | Opinione

I Gilets Jaunes e il M5S

Dopo il dicembre caldo non è ancora ritornata completamente la normalità a Parigi. Il lancio del “Grand débat” da parte del Presidente Macron la scorsa settimana ci fa...
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Similarità non solo nei colori politici

Dopo il dicembre caldo non è ancora ritornata completamente la normalità a Parigi.

Il lancio del “Grand débat” da parte del Presidente Macron la scorsa settimana ci fa prendere atto del ruolo strutturale conquistato dai “gilets” nella vita politica francese. Eppure, il movimento rimane permeabile, senza struttura chiara, benché sia una forza sociale "grassroots", in altre parole “di base”, rilevante. In questo momento gli atti dei “gilets” assomigliano a dei “Vaffa-days” Grillini, anche se questi furono più che altro verbalmente, ma non fisicamente, violenti.

I "dimenticati" nei due Paesi

Innanzitutto considerando le similarità è importante notare che le rivendicazioni iniziali dei potenziali elettori penta-stellati erano di natura economica. Questo si riscontra anche chiaramente nelle mappe dei risultati di voto che hanno portato al governo i 5 stelle. Il MoVimento ha guadagnato significativamente più voti al Sud che al Nord, ed è comprovato che negli ultimi anni il Meridione si è sviluppato economicamente molto al di sotto della media nazionale.

In Francia il maggiore appoggio nella popolazione per i “Gilet Jaunes” si ha nelle zone rurali e nelle piccole città (con eccezioni, per esempio la Bretagna). Queste sono spesso zone più fragili in termini economici, e che soprattutto si sentono più distanti dalle decisione politiche. Infatti lì la mobilitazione resta relativamente alta, con un appoggio significativo (68% nelle zone “rurali” contro il 54% nell'agglomerato parigino)1.
La maggioranza delle rotatorie è stata bloccata nelle piccole città di 20- 100.000 abitanti,2 che infatti lamentano le perdite di fatturato più alte.3 Proprio queste città e queste regioni hanno assistito a un incremento maggiore di voti per il Front National (adesso ribattezzato Rassemblement National), partito dell’estrema destra francese. Quest'osservazione fa sortire dubbi sul fatto che il movimento si auto-definisca apertamente «apolitico» o «antipolitico». Il fatto che sia in atto un tentativo di creazione di una forza politica per le elezioni europee inoltre contraddice queste affermazioni. 

Un momento di opposizione politica debole

Il movimento dei “Gilets Jaunes“ si colloca, infatti, in un vacuo politico diffuso. Il Presidente Macron ha sconfitto sia la destra che la sinistra alle ultime elezioni. Le sue prime riforme, considerate apriori come conflittuali (la riforma delle ferrovie, il Decreto Legge sul mercato del lavoro nel 2017) sono state accettate senza grandi obiezioni sia dall'opinione pubblica sia dal Parlamento. L'opposizione democratica è stata debole sin dal 2017, tanto nelle istituzioni quanto nelle sue proposte.

D’altro canto èbene ricordare che il grande successo dei 5 Stelle si ebbe dopo un lungo periodo di riforme dolorose proposte dal governo Monti e sostenute da tutti i principali partiti. In Francia, al contrario dell’Italia, dove il governo Monti è andato al potere quale governo “tecnico”, Emmanuel Macron è stato eletto democraticamente, sostenuto da una maggioranza trasversale composta da centro-destra e sinistra moderata. Benché Macron, al contrario di Monti, sia stato eletto democraticamente, ha scelto in gran parte ministri tecnici, con competenze settoriali e poca esperienza politica. 

L'élite: Il male più grande?

In comune tra il M5S e quello dei “Gilets Jaunes” c’è anche il disprezzo per una certa “élite”. In Italia il MoVimento all’inizio fu contro i politici di professione ed i loro privilegi, come i vitalizi. La focalizzazione sul: “noi onesti” e “loro corrotti” portò ad un odio indiscriminato nei confronti una certa categoria di persone, che unì tutti, anche persone con idee e rivendicazioni diverse.

È cosi che il movimento 5 stelle fu il partito a dover subire più cambi di casacca nella scorsa legislatura. In comune c'era solo l'avversario, ma non il modo o metodo su come affrontarlo. I gilet gialli dall'altra parte delle Alpi vedono Macron come il presidente dei ricchi e considerano l'élite politica parigina il loro nemico.

Manca un leader!

E qui sta la grande differenza tra due movimenti: Per i “Gilets Jaunes”non c’è (ancora) il comico di riferimento. Ma questo è sufficiente per impedire la trasformazione dei “gilets” in un movimento efficace? Per ora non c’è una figura «gialla» centrale come Grillo la fu per il Movimento, certo, ma questa figura potrebbe ancora presentarsi. Al momento l’astro emergente pare essere Ingrid Levavasseur, una giovane infermiera originaria della Normandia che ha annunciato di volersi candidare alle elezioni europee su una propria lista. Se una leadership emergesse in modo orizzontale, come successe per l'elezione dei leader 5 Stelle sulla piattaforma Rousseau (la cui messa a disposizione dei “Gilets” è già stata annunciata da Di Maio), questo processo rappresenterebbe un antipodo all’"uomo solo al comando" á la Macron o come Grillo fu per i 5 Stelle all’inizio.

Solo se i “Gilets” riuscissero ad organizzarsi in modo veloce potrebbe riuscire anche il cambio di passo da un movimento cittadino ad uno politico. Il sistema elettorale nazionale francese, infatti, favorisce i grandi partiti per via della modalità delle elezioni presidenziali. Le uniche elezioni che potrebbero quindi garantire il primo passo in politica di un nuovo movimento ancora senza un vero leader sono le elezioni per il Parlamento Europeo, che in Francia si svolgono quasi integralmentecon il sistema proporzionale. I partiti esistenti, soprattutto il Rassemblement National, Debout la France del sovranista di Nicolas Dupont-Aignan o La France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon l’hanno capito e aspettano con grande inquietudine l’annuncio dei “Gilets”.

Louis Boillot, insegnante a Sciences Po Parigi.

Max Viskanic, ricercatore e insegnante a Sciences Po Parigi.

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Vedere pagine in favore del movimento, www.mouvement17novembre.froppure lesgiletsjaunes.fr