Chronik | SALTO GESPRÄCH

Bizzotto Mundial

Il giornalista tra calcio, hockey, tuffi, biathlon. "World cup, l'evento più bello. Finale Brasile-Spagna. La mia prima telecronaca? Nel '94, ero agitato e senz'acqua.."
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Foto: saltobz

“Questa è la ventunesima edizione. La prima è stata nel 1930, con 13 squadre, poi si è passati a 16, 24, adesso a 32 ma tra otto anni, 4 dopo l’edizione in Qatar del 2022, dovrebbero esserci 48 squadre. Per l’assegnazione sono in ballo il Marocco e un’organizzazione di tre Paesi, Stati Uniti, Canada, Messico. I mondiali restano comunque la manifestazione più bella, superati forse solo dall’Olimpiade in cui ci sono quasi 200 Paesi. E il momento migliore per me è quello degli inni nazionali. Non è nazionalismo, è passione”.

Inizia così Stefano Bizzotto a proposito di Fifa World Cup 2018, unendo nel ritmo della voce sia l’attenzione agli aspetti emotivi che quella per i particolari tecnici, come vuole la doppia anima della cronaca sportiva. Giornalista Rai, bolzanino, conduttore e conosciuto telecronista sportivo, per lui i mondiali di calcio sono una materia senza segreti, che ama e a cui ha dedicato anche un libro (Giro del mondo in una Coppa, Il Saggiatore). Anche se stavolta non li seguirà direttamente, assieme agli altri colleghi Rai, dato che i diritti tv sono di Mediaset.

Calcio, quindi, ma non solo: Bizzotto da oltre 20 anni segue per la Rai numerosi eventi sportivi di richiamo, dal pallone ai tuffi, accompagnando l’azione con il brio e la grande cura per i dati tecnici che lo contraddistingue. Profondo conoscitore in Germania sia del calcio che della lingua, il giornalista racconta del suo sport preferito da seguire in tv, il biathlon (“Il mio preferito, sono due sport in uno”), e riflette anche sul Trentino Alto Adige, terra di (tanti) sport praticati a livello amatoriale e agonistico, come si vede dai molteplici risultati, dall’hockey al basket. “Qui si pratica di più e ci sono meno tossine” afferma. Infine, fatica quasi a ricordare la prima telecronaca. “Bella domanda. Nel 1994, Sporting Lisbona-Juventus, ero talmente agitato che commisi l’errore di non portarmi dell’acqua...”.

 

salto.bz: che tipo di mondiale è Russia 2018?

Stefano Bizzotto: intanto è la prima volta che il mondiale arriva in Russia, che più che un Paese è un continente. Vuol dire distanze lunghissime, fusi orari diversi, chissà se ci saranno problemi extra-calcistici, penso al fronte degli hooligans, per conti da regolare tra russi e inglesi. Naturalmente ci sarà uno spiegamento di forze enorme per tutti i rischi sulla sicurezza, come per gli eventi di questo tipo ma questa volta forse anche di più. C’è da incrociare le dita, speriamo vada tutto bene.

 

 

È una manifestazione anche dal significato politico e geo-politico, non trova?

Ogni Paese cerca di fare del mondiale di calcio una medaglia da appuntarsi al petto. È stato così anche per l’Italia nel 1990, per gli Stati Uniti, per il Sudafrica, primo Stato africano ad ospitare la manifestazione ed è così anche per la Russia.

Ogni Paese cerca di fare del mondiale una medaglia da appuntarsi al petto. Così fa la Russia. Spero vada tutto bene sul fronte della sicurezza e degli hooligans. Mancano tre squadre che siamo abituati a vedere, non solo l'Italia ma anche Stati Uniti, Olanda e Cile che è la più forte sudamericana, sulla carta. Ma capita di sbagliare qualcosa e di essere fuori

Lei non è partito assieme agli altri colleghi della Rai perché i diritti tv sono di Mediaset. Dispiaciuto?

Già è così, non c'è molto altro da aggiungere.

 

 

Dal punto di vista tecnico cosa si aspetta dal torneo?

Del calcio si è scoperto tutto, difficile che ci siano novità epocali e sappiamo come giocano le principali squadre. Certo, è un mondiale strano perché mancano tre Paesi che siamo abituati a vedere, Italia, Stati Uniti e Olanda. Inoltre manca anche il Cile, che sulla carta è la più forte squadra sudamericana e ha giocatori che sono di primissima fascia. Può capitare di sbagliare qualcosa e di ritrovarsi fuori.

Cos’altro si può dire a questo punto sull’esclusione dell’Italia?

Abbiamo fatto di tutto per metterci in questa situazione, poi c’è da dire che nel doppio confronto con la Svezia avremmo pur giocato male, ma non si può dire che gli avversari fossero forti.

Meriteremmo di esserci dunque?

Sì, magari più per demeriti altrui, c’era capitato un avversario abbordabile. Noi ci abbiamo messo del nostro, vedi alcune scelte discutibili come lasciare Insigne in panchina. Alla fine, quando saltano gli schemi e ti giochi il tutto per tutto, non mandare in campo uno che salta l’uomo e che può procurarsi una punizione o un rigore secondo me è stato un errore.

 

 

La nazionale di Mancini come la vede?

È appena nata e ha già vissuto tutti i risultati possibili, vittoria, pareggio e sconfitta. Se prendiamo la partita con la Francia si può dire che c’è ancora molto da lavorare.

Italia fuori, ma meritavamo di esserci. Balotelli capitano, perché no? Mi pare maturato, certo che concedergli la fascia dividerebbe il Paese tra favorevoli e contrari. Ma non ho più visto "balotellate"

E sulla questione razzismo in Italia e sulla fascia di capitano per Balotelli?

Lui è uno che perde la brocca, ma a me quest’anno, a Nizza, non risulta che ci siano state “balotellate”. Sembra essere maturato, è fra i giocatori con più presenze ed in genere si va con questo criterio per la fascia. Significa che finché gioca Bonucci è lui il capitano, se dovesse tornare De Rossi non se ne parla, ma poi viene lui. Se dimostra di avere raggiunto una maturità, e alle soglie dei 28 anni deve averla raggiunta, io dico perché no? Poi se effettivamente ottenesse la fascia ci sarebbe un significato politico particolare che finirebbe per spaccare l’Italia in favorevoli e contrari.

Tornando ai mondiali, non ci resta che tifare Germania?

Non credo proprio. Io penso che ci possa essere come squadra simpatia l’Islanda. Io penso che i tifosi juventini se vedono giocare Dybala e Higuain saranno contenti per l’Argentina, quelli interisti se vedono Brozovic e Perisic per la Croazia, i romanisti per il Brasile con Alisson. Io mi ricordo il mondiale del ’90, che ho seguito per la Gazzetta dello sport, ricordo l’ottavo di finale a San Siro tra Germania e Olanda. Lo stadio era diviso in due, perché c’erano gli olandesi del Milan e i tedeschi dell’Inter. Questo dimostra come l’appartenenza di club possa indirizzare il tifo o la simpatia.

Se tiferemo Germania? Non credo proprio. Come squadra simpatia c'è l'Islanda. E la nazionale tedesca è difficile che possa rivincere, nessuno nell'era del calcio moderno ce l'ha fatta dopo 4 anni

Ma la selezione tedesca che si è allenata ad Appiano resta favorita?

Nell’era del calcio moderno nessuno ha rivinto il titolo a distanza di 4 anni, mi sembra difficile, poi tutto è possibile.

 

 

La squadra che ha tutto per vincere?

Brasile-Spagna può essere la finale. Poi con gli incroci bisogna vedere chi arriva primo e secondo nei vari gironi, perché se Brasile e Germania arrivano uno prima e l’altra seconda ci sarà un ottavo di finale con loro due.

Lei quanto si prepara prima di una telecronaca?

A volte mi preparo anche 3-4 giorni prima, in altre, ad esempio nella fase di eliminazione diretta di un torneo, non puoi sapere tanto prima che partita farai. Non è che sia così tanto difficile. Oggi basta navigare un po’ in internet, anche in seguito devi fare verifiche incrociate perché può capitare che ci siano degli sfrondoni pazzeschi. Allora prendi il telefono e chiami un collega.

Non ho nessun segreto. Sono conscio dei miei limiti, provo a scavare. Navigare in internet è facile ma poi devi fare verifiche incrociate per evitare sfrondoni

Il segreto di Bizzotto, se c’è?

Macché segreto, non ho nessunissimo segreto. Sono conscio dei miei limiti e provo sempre a scavare.

Lo sport le piace nella sua varietà, non solo il calcio, vero?

Certamente, soprattutto gli altri sport. Da quasi 25 anni seguo i tuffi, per tanto tempo ho seguito l’hockey, anche se ora non lo facciamo più. Ho fatto slittino, tiro quando a Raisport eravamo in pochi, ora siamo in tanti e non c’è più questa necessità. Mi sono tenuto i tuffi, a parte il calcio.

Lo sport regionale sta avendo un ottimo momento, tra Bolzano e Trento.

Trento con basket e pallavolo ha raggiunto risultati inimmaginabili solo pochi anni fa. A Bolzano per l’hockey la scelta di aderire a questa lega transnazionale ha riportato il pubblico al PalaOnda, settemila persone e qualcuna in più.

Trento con basket e pallavolo ha raggiunto risultati inimmaginabili solo pochi anni fa. A Bolzano per l’hockey la scelta di aderire a questa lega transnazionale ha riportato il pubblico al PalaOnda. Siamo una terra di sport praticato. Vuol dire meno tossine, meno volgarità

Non avendo solo un’attenzione calcistica la regione può dare un messaggio di cultura sportiva?

L’Alto Adige è una terra di sport praticato, per le montagne, le mille piste ciclabili che ci sono. Prima di andare allo stadio, al campo o alla palestra l’altoatesino lo sport lo pratica direttamente. Questo fa sì che ci siano meno tossine da smaltire, meno violenza, meno volgarità. Io sono andato a vedere alcune volte l’hockey e avevo un ricordo di un tifo contro, ora invece è soprattutto per. Ha fatto un salto di qualità, al netto di qualche parolaccia che ci sta, non siamo in chiesa.

 

 

Lei è uno sportivo?

No, io vado a sciare in inverno, a correre e nuotare quando posso, ho giocato a calcio fino a 14 anni.

E per lo sport da seguire, qual è il suo preferito?

Quelli che commento, poi io ho un debole per il biathlon. Mi piace da matti perché sono due sport in uno. Una gara non è finita fino all’ultimo tiro dell’ultimo poligono: ci può essere uno che arriva con due minuti di vantaggio ma non vince.

Non sono uno sportivo, pratico sci, corsa e nuoto. Mi piacciono le discipline che commento, poi io ho un debole per il biathlon. Mi piace da matti perché sono due sport in uno: una gara non è finita fino all’ultimo tiro dell’ultimo poligono

Anche la telecronaca sportiva è doppia, è sia emozione che dato tecnico, numerico.

Sì, certo, è entrambe le cose. Poi ci son lo sport che ha il duello uomo contro uomo, quello in cui l’avversario è il cronometro, le possibilità sono infinite.

La sua prima telecronaca?

Bella domanda. La prima telecronaca di calcio da solo l’ho fatta nell’estate del ’94, per un’amichevole Sporting Lisbona-Juventus. Ricordo che me lo dissero due giorni prima, preparati e vai, perché i colleghi erano tutti in ferie. Poche settimane prima ero andato ai mondiali negli Stati Uniti e lì dovevo fare servizi, interviste. Chi era con me in quella zona, Los Angeles, Carlo Nesti, mi disse vieni in postazione con me che ogni tanto ti coinvolgo. In quell’occasione ho cominciato a prendere coscienza di cosa vuol dire essere in postazione cronaca.

C’è emozione all’inizio, prima di prendere la parola?

Eccome. Ricordo che quella volta a Lisbona ero talmente agitato che commisi l’errore pazzesco di non portarmi una bottiglietta d’acqua in postazione. Dopo cinque minuti ero già con la salivazione azzerata e dovetti aspettare l’intervallo per andare a prendermene una.

La mia prima telecronaca? Ricordo che quella volta a Lisbona ero talmente agitato che commisi l’errore pazzesco di non portarmi una bottiglietta d’acqua in postazione. Dopo cinque minuti ero già con la salivazione azzerata e dovetti aspettare l’intervallo per andare a prendermene una

Oltre all’acqua quindi cosa si porta il cronista, di tv e radio, nella postazione?

Una bottiglietta da mezzo litro te la porti sempre. Per gli appunti in genere io provo a mettere tutto su un foglio A3. Ho anche l’i-Pad, ma faccio fatica a usarlo mentre commento. Smanettando perdi del tempo prezioso e rischi di perdere la sequenza delle azioni. Il foglio è più semplice.