Imparare lavorando e studiare guadagnando

Come conciliare lavoro e studio: “Studenti in attività” compie dieci anni. Storia di un progetto di Unibz che molti invidiano e pochi conoscono.
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Vorreste prendere una laurea ma vi mancano le adeguate risorse economiche? Considerate gli studi accademici troppo teorici? Il progetto che fa per voi è “studenti in attività” il programma di Unibz che “permette agli studenti di intraprendere un percorso misto di studio universitario (laurea di I livello) e lavoro in azienda, retribuito anche per i periodi di sola frequenza universitaria”. Il progetto è nato dieci anni fa all'interno della facoltà di Scienze e Tecnologie in partenariato con la locale Associazione degli Industriali, la Provincia Autonoma di Bolzano, le locali Associazioni Sindacali ed il sostegno finanziario iniziale di Fondi Europei e Ministeriali.
I dettagli li potete trovare qui, ma, per capirci, lo studente firma un contratto di apprendistato con un’azienda prescelta all’inizio del secondo anno universitario, con il quale avrà il diritto ad una retribuzione mensile (13 mensilità) per tre dei quattro anni universitari.

Il piano degli studi "in attività" è tutto all'interno del Corso di Laurea in Ingegneria Industriale Meccanica ma é previsto solo per l' indirizzo Logistica e della Produzione (professionalizzante). I numeri non sono quindi eccezionali e fondamentalmente questo è l'unico importante difetto del progetto, come ci spiega il responsabile Vittorio Franzellin, docente di Logistik und Transportwesen: “L'obiettivo iniziale era quello di fare restare i giovani diplomati in Alto Adige, un territorio con disoccupazione ai minimi europei. Le imprese, infatti, faticano a reperire sul mercato del lavoro giovani talenti laureati. Abbiamo quindi pensato di collegare università e impresa rifacendoci al modello di successo dell'apprendistato. Grazie anche al partneriato del Politecnico di Torino, abbiamo, quindi, creato un tavolo tra Unibz e Assoimprenditori che ha dato il via da un progetto di successo inizialmente finanziato con Fondi Sociali europei, ora si autofinanzia”.

I numeri dicono che sono cinquanta gli ingegneri laureati in alto apprendistato con questo progetto (votazione media prossima a 100 / 110) di cui il 90% entro i termini regolari. Il 75% degli apprendisti hanno proseguito il proprio rapporto lavorativo con l’azienda partner in ruoli di responsabilità impensabili per neo-laureati. Il 25% degli apprendisti ingegneri hanno deciso di proseguire gli studi con percorsi magistrali (MSc) in altre università in Italia o Germania. 
Numeri buoni ma non eccelsi viste le potenzialità: “Uno studente che partecipa al nostro programma esce dall'Università a ventidue anni con una laurea, parlando tre lingue e con tre anni di lavoro qualificante – precisa Franzellin - . Insomma, si presenta sul mercato del lavoro con parecchie marce in più. “I numeri, quindi, potrebbero essere migliori ma paghiamo soprattutto un problema: la nostra laurea in ingegneria – malgrado produca ottimi ingegneri - è ancora troppo poco conosciuta, abbiamo pochi iscritti ai corsi e di conseguenza il bacino si riduce”. In effetti l'Università di Bolzano continua ad avere un cronico problema rispetto al numero degli studenti, “piccolo” sarà anche bello, ma non sempre è un vantaggio.

La questione tocca relativamente chi ne ha potuto usufruire, come Erica Ghiro che attualmente lavora per un'azienda di Bressanone “Credo sia un progetto unico nel dare la possibilità di inserirsi nel mondo del lavoro. Il fatto di poter studiare ed essere stipendiati non è l'unico vantaggio, studenti in attività migliora anche l'apprendimento perché dà un senso immediato a quanto si studia, si sperimenta sul campo quanto si è appreso nelle lezioni frontali all'Università”.
Fabio Merati, invece, è ancora uno “studente in attività” ma la soddisfazione è pari a quella di Erica: “All'inizio ero spaventato dall'impegno, non sapevo se ce l'avrei fatta, ma ora sono molto contento, lo rifarei e lo consiglio. L'azienda per cui lavoro mi ha già fatto sapere che intende tenermi, quando ne parlo con i miei amici che studiano in altre università dicono tutti la stessa cosa: peccato che ci sia solo a Bolzano.