Politik | Dal blog di Umberto Gangi

Non c'è alcun senso (o c'è?)

L'illogica funivia della discordia.
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Se la questione della funivia “Bressanone - Plose” (o “Bressanone - S.Andrea” o“Bressanone - Chissaddòve”, visto che le nomenclature della stessa variano in funzione dell’interlocutore od anche solo dell’umidità relativa dell’aria…) non fosse così importante per uno dei paesaggi più belli della provincia di Bolzano (e dunque d’Italia, e dunque d’Europa, e dunque del mondo, giusto per volare basso), sarebbe sicuramente un’ottima alternativa al cabaret (o alle conferenze stampa di Renzi, a dirla tutta).

Sull’Alto Adige di oggi (15.03.2014) è possibile leggere un “Funivia, referendum addio «Ora ci pensi la Provincia»”, seguito da una serie di dichiarazioni attribuite al Sindaco ed al consigliere SVP Dejaco, che suonano come:

•    Oops, volevamo tanto farvi fare un referendum, ma a quanto pare voi (voi chi?) non lo volete proprio.

•    Vabbè, visto che del referendum non se ne fa nulla, lasciamo che la Provincia decida il da farsi.

•    Ah, a proposito, visto che nel frattempo abbiamo inserito il tracciato della funivia (che doveva essere uno degli oggetti del referendum) nel PUC, ricordiamo allaProvincia che deve realizzarla così come l’abbiamo proposta. E in fretta, possibilmente.

Ora, giusto per mettere un paio di paletti è bene riassumere i punti principali dell’intera questione, focalizzando l’attenzione su alcuni concetti chiave:

1.   Dialogo

Il progetto della funivia era stato presentato come un’opera da condurre dialogando costantemente con i cittadini, ai quali, peraltro, sarebbe spettata sempre e comunque l’ultima parola (anche con l’indizione di un referendum, nel caso in cui non fosse percepibile un consenso omogeneo da parte della popolazione).

2.   Stazione di valle

Il punto più spinoso della faccenda è da sempre la posizione della stazione di valle della funivia; la giunta comunale e quella provinciale propendevano per una stazione di valle situata in corrispondenza della stazione ferroviaria: questo avrebbe comportato (e comporterebbe) il sorvolo dell’intera conca brissinese con ripercussioni evidentissime sul paesaggio cittadino e sull’intera qualità della vita delle centinaia di persone direttamente ed indirettamente sorvolate.

3.   Alternative

 Per capire quale fosse il miglior sito della stazione di valle, l’amministrazione ha creato un gruppo di lavoro, coordinato da un ingegnere svizzero, finalizzato ad identificare il sito migliore tra le sei proposte individuate; il gruppo di lavoro era composto da rappresentanti del mondo politico e del commercio: non sono stati chiamati a farne parte né rappresentanti delle associazioni ambientaliste, né esperti di urbanistica, né persone potenzialmente danneggiate da una scelta piuttosto che da un’altra.

4.   La scelta

 Il gruppo di lavoro appena citato ha individuato il sito della stazione ferroviaria come quello indiscutibilmente migliore tra i quelli investigati.

5.   Pubblicità

Comune e Provincia hanno immediatamente cominciato ad informare la cittadinanza circa il risultato raggiunto. 

La campagna di informazione (?) è stata condotta con mezzi molto discutibili; ad esempio:

•    sono stati mostrati video e rendering (rappresentazioni bi e tridimensionalidell’opera) che minimizzavano in maniera quasi grottesca gli elementi più impattanti (le cabine avevano la grandezza di una gabbia da canarino nano e le funi erano visibili giusto con l’ausilio di un microscopio a scansione…)

•    l’assessore provinciale competente ha detto che i numeri contenuti nello studio condotto dal gruppo di lavoro dimostravano matematicamente che il sito della stazione ferroviaria era il migliore: nessun dubbio a riguardo;

•    si è costantemente tranquillizzata la popolazione circa il fatto che comunque tutto sarebbe passato sotto il vaglio di un referendum.

6.   Numeri

Un gruppo di tecnici brissinesi ha dimostrato che i numeri riportati nello studio citato dalle amministrazioni erano assolutamente privi di fondamento matematico e che, dunque, il risultato finale della valutazione dei sei siti indagati poteva addirittura essere radicalmente invertito.

I tecnici brissinesi hanno dunque chiesto un incontro con i redattori del primo studio; al termine dell’incontro in questione, il tecnico svizzero che aveva coordinato il gruppo di lavoro ha ammesso che il loro studio era stato condotto senza alcuna base scientifica e con criteri meramente argomentativi; in sostanza ha ammesso che non si trattava d’altro che di una pura opinione, che avrebbe dovuto costituire solo la base di discussioni più approfondite.

7.   Dialogo 2. 

A fronte di tali, clamorose ammissioni, nello spirito del “dialogo” citato nel punto 1, sarebbe stato ovvio uno stop, una pausa, per una “più ampia riflessione”. Invece, nelle ore immediatamente seguenti il colloquio fra tecnici, il Sindaco (che aveva assistito al colloquio inquestione) dichiarava a mezzo stampa che l’incontro era finito con un nulla di fatto: tutti erano rimasti sulle proprie posizioni e dunque il Comune continuava a considerare valido uno studio ritenuto non scientifico persino dagli stessi redattori.

8.   Referendum

Vista la palese non fondatezza dello studio che identificava la stazione ferroviaria come miglior sito di partenza, un comitato di cittadini brissinesi ha cominciato a fare pressione affinché venisse data la possibilità di sceglieretra le diverse alternative “della prima ora” o, quantomeno, sondare l’effettiva volontà, o meno, di considerare siti che contemplassero il sorvolo della città.

L’amministrazione comunale non ha recepito questa richiesta, ed ha proposto un referendum che, sostanzialmente, diceva “funivia dalla stazione ferroviaria o niente funivia?”.

Così formulato, il quesito è stato ritenuto inaccettabile dal Consiglio Comunale (nonché dal buon senso).

I cittadini di Bressanone hanno dunque presentato diverse ipotesi di quesito referendario, che meglio incarnassero la volontà di espressione della popolazione. Alcuni di questi quesiti sono ancora oggi sotto l’esame della commissione che deve valutarne l’idoneità e, a tutti gli effetti, sono referendum che potrebbero potenzialmente essere indetti.

9.   PUC

Sebbene il malumore della cittadinanza fosse nelfrattempo divenuto tangibile, l’amministrazione comunale (e quella provinciale), anziché attendere l’esito della commissione esaminatrice ed i risultati di un eventuale referendum, ha forzato la mano, modificando il Piano Urbanistico Comunale con l’inserimento di un tracciato della funivia con partenza dalla stazione ferroviaria.

Tale modifica è oggetto di un ricorso al TAR tuttora pendente, visto che presenta all’interno della documentazione prodotta (frettolosamente?) degli elementi che sconfinano nel grottesco (basta aprire il geobrowser provinciale per scoprire, ad esempio, che l’ascensore inclinato facente parte della modifica taglia trasversalmente un’area destinata a pista da sci, con un simpatico effetto sorpresa per l’incauto potenziale discesista…).

10.Finanziabilità 

Nonostante in Consiglio Comunale uno studio (peraltro discutibile in quanto non ripercorribile né pienamente trasparente) della Camera di Commercio riportasse che i vantaggi correlati dalla costruzione di una funivia sarebbero stati indipendenti dal sito della stazione di valle della stessa, sia il Comune che la Provincia hanno cominciato a sbandierare il concetto che l’unica soluzione finanziabile (?) sarebbe stata quella contemplante il sito della stazione di valle in corrispondenza della stazione ferroviaria.

Quali fossero i criteri che rendevano finanziabile esclusivamente quella soluzione non è mai stato chiarito ed ha, quindi,continuato ad alimentare dubbi sull’intera operazione.

11.Dialogo (3)

 Le dichiarazioni odierne sembrano chiudere ogni possibilità di un dialogo che, in realtà, non c’è mai stato: si è sempre trattato di una serie di monologhi da parte delle amministrazioni coinvolte (che hanno presentato risultati, di fatto, inappellabili) e di appelli  da parte dei cittadini rimasti inascoltati o, peggio, fintamente ascoltati.

 

Mi auguro fortemente che l’amministrazione comunale e quella provinciale (che già, alla luce dei recenti scandali, non sta vivendo un idillio con la propria cittadinanza) non perdano l’occasione di (ri)avvicinarsi alla popolazione, consentendo lo svolgimento di un referendum sensato anziché prendere decisioni che potrebbero comportare fortissime ripercussioni dal punto di vista politico, economico e sociale:

•    Cosa accadrebbe se il TAR bocciasse la modifica del PUC a lavori già appaltati?

•    Cosa accadrebbe se un referendum, osteggiato dall’amministrazione ed indotto tardivamente, sancisse l’inidoneità della funivia a costruzione avvenuta?

Sono domande a cui mi auguro di non dovere aver risposta ma, nel dubbio, un grossa chiave dinamometrica per lo smontaggio dei bulloni delle strutture portanti della funivia la compro: potrebbe essere un regalo molto utile per i nostri amministratori.