marco_uvietta_archivio_mu.jpg
Foto: Archivio Marco Uvietta
Kultur | Nuova Musica

"Il dubbio è fertile, il trionfo noioso"

A Trento l’Oratorio “Juditha dubitans” di Marco Uvietta, in prima esecuzione.

L’Oratorio “Juditha dubitans” è il frutto del progetto di ricerca attorno al biblico Libro di Giuditta che ha coinvolto numerose competenze presenti nel Dipartimento di Eccellenza di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Trento.
Verrà proposto in prima esecuzione nell’ambito di TrentoMusicaAntica. Marco Uvietta, professore di Musicologia e Storia della musica presso l’Ateneo trentino, ne è stato l’ideatore e l’autore. Lo abbiamo intervistato.

Salto.bz: Ci racconta come è nata e si è sviluppata in Università la riflessione a più voci che aveva quale obiettivo la realizzazione di un Oratorio?

Marco Uvietta: Da alcuni anni cerco il dialogo interdisciplinare su temi che possano essere condivisi da esperti di diversi ambiti del sapere. Con l’oratorio su Giuditta volevo dimostrare che anche la creazione artistica richiede ricerca, circostanza ovvia e scontata per un compositore o per un romanziere, ma forse non altrettanto per uno storico o per un filosofo.

Per la sua composizione ha scelto di utilizzare alcune pagine del repertorio barocco, a firma di Bach, Haendel e Scarlatti, e il titolo rimanda al vivaldiano “Juditha triumphans”. Vi sono altri prestiti, o citazioni?

Non so se si possa parlare di prestiti o citazioni. Nel caso dei pezzi solistici di Oloferne e di Giuditta del Quadro primo si tratta esplicitamente di arie "di baule", come si usava in epoca barocca: il cantante sostituiva un’aria con un proprio cavallo di battaglia sullo stesso tema. Nel caso di Oloferne, per esempio, si tratta di un’aria di caccia tratta dal Giulio Cesare di Händel, il cui testo calza a pennello con la situazione che volevo rappresentare. Si tratta piuttosto del ripristino di una prassi, ma nella fiducia – del tutto contemporanea – che il contesto e la veste strumentale ne modifichino il senso. Questo vale anche per i brani di Bach e di Alessandro Scarlatti, ma anche per alcuni composti da me per altre destinazioni. Il riferimento a Juditha triumphans di Vivaldi intende mettere in evidenza, con la sostituzione del participio, la componente del dubbio, già allusa dal capolavoro vivaldiano.

 

 

Igor Stravinskij è noto anche per le sue rielaborazioni di musiche di autori antichi, il suo Pulcinella si rifà a Pergolesi e il suo Monumentum è per Gesualdo da Venosa. Altri lo hanno seguito, e si è parlato di musica “neoclassica”. “Juditha dubitans” prosegue questa tradizione?

Non la definirei neoclassica (e comunque rispetto a Stravinskij mi sento una formica). Si tratta piuttosto di una rete e una stratificazione di senso che consente alla musica di rimandare a significati sedimentati nel tempo. La musica, come il libretto, si è avvalsa di una tecnica di montaggio in cui passato e presente dialogano come strati della stessa materia. L’interazione con linguaggi del passato è favorita dalla natura specifica del mio linguaggio musicale, decisamente post-tonale, ma predisposto al dialogo con la musica modale e tonale, perché da essa si è sviluppato organicamente.

Il Libro di Giuditta racconta di una città assediata, dell’inutile costruzione di un muro a sua difesa, del disegno escogitato dalla bellissima Giuditta per liberare la sua città, che culmina con la seduzione del generale e la sua decapitazione. È un mito che nella sua attualizzazione può solo dubitare, piuttosto che trionfare?

Il dubbio è fertile, il trionfo è noioso. Quanto più Giuditta dubita, tanto più accresce la propria forza. Il Novecento è stato il secolo del dubbio; oggi purtroppo si preferiscono le certezze.

 

 

Pensa, con Dostoevsky, che “la bellezza salverà il mondo”?

Ai suoi tempi probabilmente era vero. Oggi non ci sono più occhi per vederla (e soprattutto orecchie per sentirla). 

Un libro o un film che è stato per lei importante?

Mi riesce difficile nominare un solo libro. Del cinema mi interessano molto gli aspetti formali, le tecniche di montaggio, il flash back, le storie parallele… Da questo punto di vista alcuni film di Tarantino mi hanno ispirato molto. Nella mia Giuditta la ciclicità e la tecnica del montaggio sono fondamentali.