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Foto: neXt.com
Gesellschaft | Il Cappuccino

Ragazzo dell’Europa

Antonio Megalizzi è stato un eroe dell’Europa. Lo possiamo dire e pensare senza sussiego.
Ci mancava solo che la tragedia che ha travolto i familiari e gli amici di Antonio Megalizzi si consumasse a ridosso del Natale. E che investisse uno dei mercatini che l’Europa dedica ai colori e ai pensieri di una Festività che è silenzio, riflessione ma anche luci, anche musica, anche sorrisi.
Antonio, ucciso da un killer a Strasburgo che aveva la sua età, se ne è andato – invece – proprio un po’ prima di questo Natale. E proprio dopo essere stato colpito a ridosso delle casette della città della Francia del nord dove persino i quartieri hanno nomi tedeschi, a sancire che la Germania è oltre quel ponte, vicinissima.
Basterebbe questo per iniziare a definire alcuni dei contorni del nostro dolore, privato e pubblico, per una morte però inspiegabile, inaccettabile e crudele.
Nei giorni dell’agonia di Antonio Megalizzi in una stanza sterile del terzo piano di un ospedale, abbiamo (forse) intercettato il dolore di chi gli vuole (al presente) e gli vorrà (al futuro) un bene grande così.
Ma non basta. Abbiamo certo imparato a dribblare qualche inevitabile deriva retorica che lo ha accompagnato ma anche ad accettare (e a praticare) la dottrina del pianto e quella della retorica frutto dell’antiretorica.
Non solo i coetanei di Antonio – e non soltanto i coetanei dei suoi genitori o di quelli della fidanzata – hanno deciso di non soffocare le lacrime, hanno accettato di commuoversi, di togliersi gli occhiali per asciugare gli occhi.
Poi, a proposito di non-retorica, abbiamo letto sul Corriere della Sera che Emma Bonino ha definito Megalizzi “un eroe”. Proprio lei che ha fatto del rifiuto delle solennità inutili, anzi dannose, una delle proprie tante e tutte straordinarie battaglie.
Dunque, Antonio è stato un eroe dell’Europa. Lo possiamo dire e pensare senza sussiego. E anche con gli occhi lucidi. Perché la commozione è in questi casi un privilegio ma soprattutto un diritto di ognuno di noi. E anche l’eroismo – vocabolo scivoloso, tortuoso, contraddittorio – si addice ad Antonio Megalizzi, il quale non ha mai fatto nulla per diventare un eroe o per incarnarne la rappresentazione e l’essenza. 
 
“Vi supplico di indignarvi”, alzava la voce don Milani quando nella sua realtà di degrado non solo socio-scolastico assisteva a ingiustizie e a ruberie. 
Ecco, dopo la commozione e l’attribuzione di una essenza eroica, c’è ancora lo spazio per la nostra indignazione. Non per la polizia francese che ha anzi lavorato con abnegazione. La stessa abnegazione che dobbiamo riconoscere a tutti i medici e infermieri che hanno assistito Antonio. La stessa abnegazione, immersa in un dolore senza tempo e piena di rumori di fondo, di chi è rimasto al capezzale del ragazzo ferito.
Ma se leggiamo da più parti che questa sensibilità europea delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi è rimasta a lungo sotto traccia, poco raccontata dai media e dalle stesse istituzioni, allora dobbiamo proprio indignarci – ed autoindignarci – per questo deficit di notizie, di dati e di riflessioni al quale ragazzi come Megalizzi provavano a mettere rimedio.
Caro Mauro Keller, presidente regionale dell’Ordine dei giornalisti e caro Rocco Cerone, segretario regionale del sindacato dei giornalisti (Fnsi) organizziamo un appuntamento di riflessione anche e soprattutto in memoriam Antonio Megalizzi.
Antonio lo ha fatto con le energie della sua età: entusiasmo, curiosità, letture e studi. Ma lo ha fatto anche provando a fare il giornalista. E scegliendo il medium più longevo e tra i più efficaci e veloci: la radio.
Aveva già imparato molte cose, pur non avendo avuto modelli e maestri. Contando i soldi ogni volta per muoversi sui bus che attraversano l’Europa.
Ora si parla già di borse di studio europee intitolate a Megalizzi. Un’iniziativa da incoraggiare.
Ma - da vecchio cronista con sulle spalle tanti anni (45 di lavoro e 34 da giornalista professionista) – mi rivolgo infine a due colleghi bravi che sono anche due galantuomini. Caro Mauro Keller, presidente regionale dell’Ordine dei giornalisti e caro Rocco Cerone, segretario regionale del sindacato dei giornalisti (Fnsi) organizziamo un appuntamento di riflessione anche e soprattutto in memoriam Antonio Megalizzi. Sono sicuro, anzi, che ci state già pensando. E ve ne sono grato.