swing-1365713_1920.jpg
Foto: upi
Gesellschaft | Eutanasia

Scelta di civiltà

Un’arringa a favore del diritto alla morte volontaria assistita.
La legge sul testamento biologico approvata dal Parlamento nel dicembre 2017 fu salutata dai suoi promotori come grande passo avanti verso l’autodeterminazione dell’individuo in caso di malattia incurabile. Nonostante la solenne condanna da parte della Chiesa Cattolica che vede nella legge l’introduzione surrettizia di una forma di eutanasia, essa prevede esclusivamente che “una persona maggiorenne, capace di intendere e volere, in previsione di un’eventuale futura incapacità di autodeterminarsi, può, attraverso Disposizioni anticipate di trattamento(Dat), esprimere le proprie convinzioni e preferenze in materia di trattamenti sanitari, nonché il consenso o il rifiuto rispetto a scelte diagnostiche o terapeutiche e a singoli trattamenti sanitari, comprese le pratiche di nutrizione e idratazione artificiali.” (Legge 22 dicembre 2017, nr. 219, art. 4).
Un libero cittadino può quindi disporre legalmente il rifiuto di trattamenti medici classificabili come accanimento terapeutico nonché la nutrizione e l’idratazione artificiali. Tuttavia, tale diritto non include la possibilità di disporre legalmente la conclusione volontaria della propria esistenza qualora un male incurabile rendesse le sofferenze fisiche insopportabili e la pura e semplice sopravvivenza lesiva della propria dignità. Perché? Perché la Chiesa Cattolica, e di conseguenza i politici cattolici trasversalmente presenti in tutte le forze parlamentari, non lo consentono: “Così un’azione oppure un’omissione che, da sé o intenzionalmente, provoca la morte allo scopo di porre fine al dolore, costituisce un’uccisione gravemente contraria alla dignità della persona umana e al rispetto del Dio vivente, suo Creatore. L’errore di giudizio, nel quale si può essere incorsi in buona fede, non muta la natura di quest’atto omicida, sempre da condannare e da escludere.” (Catechismo della Chiesa Cattolica, 1997, Parte Terza, Sezione II, Articolo 5).
Chi si trova oggi in Italia nella tragica condizione di dover affrontare un male senza rimedio e dolori fisici e psicologici assimilabili alla tortura, non ha alcuno strumento legale per decidere liberamente della propria vita e della propria morte.
La Chiesa, si badi bene, non afferma una posizione di principio che valga come riferimento per chi si riconosce nella sua dottrina. Il principio da essa affermato viene bensì imposto a tutti i cittadini, cattolici e non. Come per l’aborto, la contraccezione, la prevenzione dell’HIV e i diritti delle coppie omosessuali, la Chiesa Cattolica, attraverso il potere legislativo, sottomette o cerca di sottomettere ai propri precetti anche chi cattolico non è. Le donne che abortiscono legalmente in base alla legge 194? Tutte assassine. Le campagne nelle scuole pubbliche per l’uso del preservativo? Da ostacolare in ogni modo. Due persone dello stesso sesso si amano e vogliono sposarsi? Lo Stato non lo consenta. I malati terminali? Che muoiano nel dolore più atroce, che lo vogliano o no. Al di là dell’irrefutabile dimostrazione della sua essenza totalitaria, è come se la Chiesa Cattolica, sostenendo tesi totalmente inaccettabili su qualunque tema etico si pronunci, fungesse da infallibile e precisissima bussola all’incontrario: se indica verso Nordovest, la direzione giusta sarà senz’altro a Sudest. Perfino la sua dottrina sociale, che tante simpatie suscita anche a sinistra, non poggia sul concetto universale (e illuminista) di diritto ma su quello di carità, virtù teologale meramente soggettiva.
Il vicario generale per la diocesi di Roma cardinal Camillo Ruini negò a Welby il funerale religioso.
In tema di eutanasia, basti ricordare il caso di Piergiorgio Welby. Affetto da distrofia muscolare e condannato alla più completa immobilità, per anni aveva chiesto invano di poter porre fine alle sue sofferenze finché il 20 dicembre 2006 un medico coraggioso per non dire eroico accolse la sua richiesta, affrontando per questo un’imputazione per omicidio da qui venne poi scagionato. Indovinate? Il vicario generale per la diocesi di Roma cardinal Camillo Ruini negò a Welby il funerale religioso. Mentre Francisco Franco e Augusto Pinochet, tanto per citare due esempi luminosi di devoti cristiani, vennero sepolti con messa solenne e la benedizione di Santa Romana Chiesa.
Chi si trova oggi in Italia nella tragica condizione di dover affrontare un male senza rimedio e dolori fisici e psicologici assimilabili alla tortura, non ha alcuno strumento legale per decidere liberamente della propria vita e della propria morte. Si tratta di una barbarie assoluta e intollerabile. E non ci sarà mai indignazione sufficiente a misurare l’abominio morale di chi ne è responsabile.