Gesellschaft | Applied linguistics

“Linguistica, professione del futuro”

Silvia Dal Negro spiega il legame crescente tra disciplina umanistica, sviluppo tecnologico e i nuovi sbocchi professionali. Da ottobre la laurea in applied linguistics.
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Applied Linguistics
Foto: unibz

Il linguaggio è profondamente legato allo sviluppo tecnologico e all’intelligenza artificiale. Lo si vede dagli strumenti divenuti di uso quotidiano, dagli smart speaker Siri o Alexa ai motori di ricerca online. E il legame tra innovazione e linguistica, forse la più “tecnica” delle discipline umanistiche, quella che oggi garantisce ampi e nuovi sbocchi professionali, si sta facendo sempre più stretto. Una direzione in cui crede la Libera università di Bolzano, che ha investito nella nuova laurea magistrale in linguistica applicata, la prima in Italia (da ottobre).

La responsabile del corso, Silvia Dal Negro, spiega il rapporto a due direzioni tra ricerca e tecnologia. Da una parte il linguista rientra nei team trasversali che elaborano i nuovi sistemi destinati all’interazione macchina-utente, dall’altra utilizza gli stessi strumenti informatici per migliorare l’analisi nei propri studi, che a loro volta possono assumere valenza applicative: è il caso ad esempio della tutela delle lingue di minoranza, come il ladino.

 

Le forme di un’interazione

“La tecnologia offre un apporto nuovo alla linguistica, che sembrerebbe a prima vista una disciplina astratta, più votata alla sola ricerca” afferma la docente, in forza alla facoltà di Scienze della formazione di Bressanone. “In realtà, ci sono tantissimi ambiti applicativi se parliamo dell’interazione lingua-tecnologia”.

Si parte da una base più “classica”, quella dell’insegnamento delle lingue. “Pensiamo all’utilizzo dei nuovi media, alla disponibilità online dei materiali audio e video, all’autoapprendimento, ambiti nei quali il linguista può organizzare dei percorsi di apprendimento e insegnamento delle lingue sempre più individualizzati e versatili” prosegue. Ci sono poi le ricerche settoriali, nelle quali l’informatica può giocare un ruolo prezioso. “Il linguista da sempre si occupa di costruire dizionari e grammatiche di riferimento, che si tratti di grandi lingue di cultura, di dialetti o di piccole lingue in via di estinzione. Presenti in Africa, oppure nel caso delle mie ricerche in Italia, per i dialetti germanofoni, Walser, parlati in alcune zone di Piemonte e valle d’Aosta”. In quest’ultimo ambito è utile la capacità di elaborare una quantità crescente di informazione linguistica, oppure di gestire un supporto multimediale online. “Si lavora infatti sempre di più a partire dai dati” aggiunge Dal Negro.

Il linguista deve avere, sempre più, competenze ampie: dalla filologia, alla politica educativa, dalla linguistica generale alla sociolinguistica, e deve sapersi destreggiare con gli strumenti informatici. “Occorre conoscere un po’ di programmazione - continua-, per estrarre lemmi, costruire voci lessicali, analizzare il parlato e lo scritto, ad esempio online. Non è insomma più pensabile una separazione tra i due settori”.

 

Applicazioni vicine alla realtà

Ed ecco quindi la contaminazione. “Dietro tutta la tecnologia che usiamo oggi - spiega la docente -, dal riconoscimento vocale sui telefonini, a facebook, fino ai motori di ricerca come google che leggono i contenuti web, ci sono team composti sia da ingegneri informatici, programmatori, ma anche da linguisti”. La sfida è creare applicazioni “sempre più vicine alla realtà”. “Guardiamo a Siri, lo smart speaker di Apple: il linguista non dice come si costruiscono, ma come funziona la lingua, per un software sempre più funzionale, più aderente all’uso comune”. La macchina deve imparare a riconoscere fonemi e accenti diversissimi in uno stesso idioma nazionale. “Quanti range di variazione di una vocale ci sono in italiano, tra regioni diverse?” interroga Dal Negro.

Altro ambito di applicazione, c’è poi la traduzione automatica. “Se fino a qualche anno fa i traduttori online erano tutt’altro che precisi” ricorda, “oggi lo sono sempre di più”: “Perché funzionano con il machine learning, pescano da una quantità immensa di dati e ricavano dai dati le regole della lingua”.

 

La nuova laurea magistrale

Nel mondo attuale in cui disciplina umanistica e tecnologia si sforzano di parlare la stessa lingua cresce dunque la specializzazione del linguista. “Sicuramente tra le lauree umanistiche, lo dicono anche i dati Almalaurea, è quella con le maggiori possibilità di lavoro, se affiancata alla conoscenza e alla pratica di più lingue straniere - prosegue la docente -. E la stessa camera di commercio di Bolzano l’ha indicata come una delle professioni del futuro che si svilupperanno nei prossimi dieci anni”. Fa piacere perché la ricerca apre sbocchi per persone molto skilled, qualificate”.

L’università di Bolzano non è rimasta con le mani in mano. Da ottobre parte la nuova laurea magistrale in linguistica applicata: i 25 studenti selezionati dal numero chiuso - da lunedì 20 maggio è possibile iscriversi al test di ammissione - accederanno al corso sviluppato in due rami, tecnologie del linguaggio e tutela delle minoranze linguistiche. “Sarà obbligatorio studiare, nel primo anno, almeno una lingua di minoranza, ladino o sardo, e nel programma di studi ci saranno antropologia, sociologia, programmazione, tecnologie del linguaggio, statistica applicata alla linguistica. Si tratta - conclude Dal Negro - del primo corso in Italia con questa denominazione, pensato per le grandi potenzialità attuali della disciplina e per le numerose opportunità occupazionali dei futuri laureati”.