Wirtschaft | Artigiani e imprese

La vera banca la fanno gli artigiani

La scarsità delle materie prime sta mettendo a dura prova interi settori. In Alto Adige, a pagare il prezzo più caro sono le piccole e medie imprese e gli artigiani.
Banca e edilizia
Foto: Image by anncapictures from Pixabay

Il Presidente della sezione Trentino Alto Adige del Collegio Nazionale degli Artigiani (CNA-SHV) Claudio Corrarati è chiaro nella sua esposizione. In un contesto di aumento generalizzato dei prezzi, con particolare riferimento a quelli delle materie prime, è fondamentale porre delle garanzie. Tanti settori, tra cui l’edilizia il chimico e il manufatturiero, stanno infatti accusando forti pressioni dovute al rincaro dei prezzi.

“Quello a cui stiamo assistendo è una mancanza di garanzie tra fornitori e imprese e a sua volta tra le imprese e gli istituti di credito. Il risultato che ne esce è un gap di liquidità che pesa – sostiene Corrarati – soprattutto sulle spalle delle piccole-medie imprese”.

Da un’indagine condotta dalla sezione del CNA, emerge come il rincaro dei prezzi non incida sul bilancio delle imprese solamente come maggior costo diretto. Ci sono infatti tutta una serie di costi nascosti legati all’aumento nei prezzi dei materiali. Il più preoccupante è sicuramente l’allungarsi dei tempi di consegna. Allo stato attuale, per vedersi recapitare i materiali e semilavorati, le imprese devono aspettare in media quasi un mese in più rispetto ad inizio pandemia.

Cionondimeno, i cantieri devono rispettare scadenze prefissate ed è così che molte delle microimprese subappaltatrici vengono prese nella morsa, schiacciate sui due lati. Da una parte i maggiori costi del materiale, dall’altra le tempistiche dilatate. Come riportato dall’indagine CNA, per uscire da questo trade-off e per rispettare i tempi dei contratti siglati, si stima che un’impresa su tre si mette alla ricerca di nuovi fornitori. Di conseguenza, le imprese dovranno affrontare maggiori costi di negoziazione vista la mancata fidelizzazione con il nuovo fornitore.

La duplice veste

Carlo Corrarati, parla di “duplice veste”. “Il riconoscimento dell’aumento dei prezzi viene dato alla impresa appaltatrice, la quale mantiene il potere di contrattazione con il cliente committente. Le piccole-medie imprese anticipando soldi per compensare l’aumento delle materie prime e poter concludere i lavori in tempo, senza ottenere in cambio alcuna garanzia che vengano rimborsati. Di fatto le PMI stanno sostenendo le capogruppo e sono le vere banche del sistema”.

Dalle banche tradizionali invece non sembra venire il supporto sperato. Spesso mancano le garanzie sufficienti per finanziare adeguatamente i subappaltatori e compensarli dell’aver anticipato i fondi a copertura del rincaro. Una mancanza di garanzie che genera un gap di liquidità. Del resto, l’indagine CNA lo conferma, è previsto un calo nella redditività per oltre la metà delle imprese.

Per Corrarati è necessario un cambio di passo, “non si può pensare come in fase pre-pandemica. Un aumento dei prezzi così straordinario e dovuto ad una situazione globale non può rientrare nel rischio d’impresa.

Considerata la sua natura burocratica, secondo il presidente del CNA regionale, “il sistema di compensazione non può essere una soluzione tampone efficace. Per come è costruito, c’è sempre qualcuno che anticipa e in questo caso sono le PMI. I tempi tecnici per completare le opere richiedono compensazioni più lunghi di quelli stabiliti”.

Un nuovo scenario

“La pandemia – continua Corrarati – ha aperto uno scenario nuovo soprattutto per le PMI e lo ha fatto portando in evidenza due temi centrali e sui quali è cruciale porre l’attenzione”.

Corrarati parla della necessità di riconoscere che delocalizzare la produzione è stato un errore e ha esposto le imprese locali a dinamiche di prezzo globali senza una rete di protezione. Secondo il presidente della sezione provinciale del CNA, “il secondo punto su cui si devono concentrare il dibattito e la strategia economica per la regione è come riportare la filiera corta al centro dell’economia territoriale. Soprattutto per quanto concerne il settore manifatturiero”.

La posizione di Corrarati è chiara e presuppone una scelta di campo necessaria, un’idea di economia regionale che non si limiti ad agricoltura e turismo. “Come provincia è necessario fare un discorso importante sull’economia locale e puntare sulla filiera corta. Serve pensare alla produzione manifatturiera e industriale attraverso l’eccellenza aziende locali puntando su innovazione, digitalizzazione e sostenibilità. Contestualmente, serve considerare anche l’impatto ambientale con uno sguardo ai prossimi 25 anni”.

La proposta del CNA con cui intende portare le PMI locali fuori dal giogo del rincaro prezzi e riprendere così posizione nel mercato mondiale, ha tutte le premesse per incidere positivamente anche su tanti altri aspetti dell’economia provinciale.

Quello del rincaro prezzi delle materie prime può essere l’escamotage per ripensare, finalmente con uno sguardo al futuro, la strategia economica della nostra regione.