Politik | DIRITTI

"Questa è omofobia istituzionale"

Dolomiti Pride, Ugo Rossi nega il patrocinio e gli organizzatori attaccano: "Avanti lo stesso. Non accettiamo riposizionamenti politici sulla pelle della comunità LGBT+".
Ugo Rossi
Foto: Tsm

“In particolare, la parata nel centro città assume un aspetto più di folclore e di esibizionismo che sicuramente non apporta alcun contributo alla crescita e valorizzazione della società trentina e della sua immagine. Inoltre si tratta di un evento che potrebbe generare una forte contrapposizione e quindi disinteresse e distacco su temi importanti che, diversamente, richiedono partecipazione, confronto e discussione tra le diverse posizioni e idee”. È il passaggio incriminato della lettera con cui il presidente Ugo Rossi nega il patrocinio della Provincia di Trento per il Dolomiti Pride del 9 giugno. Una posizione che ha fatto infuriare gli organizzatori, che in tutta risposta parlano di un atto di “omofobia istituzionale”.

La lettera di Rossi

Nella missiva, Rossi bocciando il corteo sollecita i promotori – fra cui Arcigay del Trentino, Centaurus-Arcigay Bolzano – a presentare “una specifica richiesta di patrocinio sulle singole proposte in programma”. Il governatore infatti ritiene “diversa (rispetto al corteo, ndr) la valutazione di eventi che, attraverso il confronto con esperti, trattano tematiche di estremo rilievo per la comunità trentina, quali ad esempio gli incontri formativi sulle malattie sessualmente trasmissibili o sulle enormi difficoltà e persecuzioni che alcuni individui sono costretti a subire in ragione del proprio orientamento sessuale”.

La parata nel centro città assume un aspetto più di folclore e di esibizionismo che sicuramente non apporta alcun contributo alla crescita e valorizzazione della società trentina e della sua immagine (Ugo Rossi).

"Riposizionamenti politici in vista delle elezioni"

Per i promotori del Pride è una posizione inaccettabile. “La lettera sottoscritta dal presidente Rossi – affermano – si conclude con l’invito a inviare richieste di patrocinio singole per ciascuno dei 70 eventi previsti. A esclusione del corteo del 9 giugno, naturalmente, sul quale l’opinione del presidente ci pare abbastanza chiara. Non accettiamo che i miopi giochi di riposizionamento politico in vista delle prossime elezioni provinciali avvengano sulla pelle della comunità LGBT+ e di chi crede nei suoi diritti. Svilire il significato del Pride condanna all’invisibilità le tante persone che ancora non si sono accettate. Pensiamo ai tanti e alle tante giovani che nelle nostre città o nei piccoli centri vivono la propria condizione con paura e disagio e che di fronte a questa presa di posizione si sentono ulteriormente isolati e discriminati”.

Svilire il significato del Pride condanna all’invisibilità le tante persone che ancora non si sono accettate. Pensiamo ai tanti e alle tante giovani che nelle nostre città o nei piccoli centri vivono la propria condizione con paura e disagio e che di fronte a questa presa di posizione si sentono ulteriormente isolati e discriminati.

Arcigay del Trentino, Centaurus-Arcigay Bolzano, AGeDO del Trentino, Famiglie Arcobaleno, Rete ELGBTQI* del Trentino Alto Adige notano come siano “quasi 50 le associazioni del territorio che nelle ultime settimane hanno deciso di condividere lo spirito e gli obiettivi del Dolomiti Pride. A queste si sono aggiunti i Comuni di Trento e Bolzano, il Forum trentino per la pace e i diritti umani e la Commissione provinciale pari opportunità, che hanno concesso il patrocinio alle iniziative in programma e al corteo del 9 giugno”.

La lettera ci offende in primo luogo come cittadine e cittadini trentini. Ma non abbiamo bisogno del "consenso" della Provincia di Trento per organizzare il Dolomiti Pride.

“È andata purtroppo in modo diverso – proseguono – con la Provincia di Trento. Una lettera inconsueta nei modi e nei toni, che ci offende in primo luogo come cittadine e cittadini trentini. Al presidente Rossi vorremmo dire che non abbiamo bisogno del “consenso” della Provincia di Trento per organizzare il Dolomiti Pride. Volevamo il suo appoggio, il suo sostegno, il riconoscimento del pieno diritto di cittadinanza alle persone LGBT+ che le istituzioni invece in questo modo mortificano e umiliano”.

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Maria Anna Sa., 31.03.2018 - 12:25

Ich finde es erschütternd, dass eine derartige Homophobie als Meinung, als scheinbar legitime und nur von den Diskriminierten selbst angefochtene Aussage von einem Volksvertreter dargebracht werden kann.

1. Dass Pride-Paraden Menschen, die ihre Homosexualität noch nicht akzeptiert haben, keine Sichtbarkeit biete, stimmt. Doch es wäre ein Gedanke wert, ob mitunter auch die geringe öffentliche Toleranz dieser Lebensform diese Menschen sosehr verunsichert, sich damit zu identifizieren.
2. Folklore-Paraden sind Bestandteil der trentiner Kultur. Als stolzes Mitglied der Euregio setzt dieses Land auf ein tolerantes gesellschaftliches Miteinander und profiliert sich durch die Wertschätzung von Minderheiten. Warum nicht auch der LGBT+-Minderheit?
3. Hoffentlich rüttelt dieses Statement des Landeshaupmannes Menschen wach, sich aktiv für die Werschätzung von LGBT+-Menschen einzusetzen: nicht nur im persönlich-zwischenmenschlichen Bereich, sondern auch auf politischer Bühne.

Sa., 31.03.2018 - 12:25 Permalink