Politica | Le regole

Verso la Convenzione

A che punto è il delicato percorso di aggiornamento dello Statuto di Autonomia? Ampia intervista al senatore Francesco Palermo, anima della complessa operazione.

Qual è lo stato dell’arte per quanto riguarda l’attesa Convenzione che dovrà riformare lo Statuto d’autonomia altoatesino?
La situazione attuale vede in sintesi la presenza di tre tavoli differenziati
1) Il primo riguarda la trattativa finanziaria che sta procedendo di corsa e di fatto riguarda la giunta e Roma. Tutto sommato si tratta di una questione tecnica che interessa meno al cittadino comune. La questione è anche, politicamente, poco significativa: è ovvio che tutti hanno interesse ad ottenere da Roma il più possibile. Si tratta di un tavolo che praticamente si sta chiudendo, a quanto pare. 
2) Poi c’è la questione, anche questa ‘veloce’ delle competenze della provincia, da ridefinire più nel dettaglio per cercare di parare i colpi dei continui conflitti di fronte alla corte costituzionale. Un esempio su tutti: l’urbanistica. 
3) La Convenzione è in sostanza il terzo tavolo che prossimamente si occuperà di questioni che, tutto sommato, non coinvolgono Roma. Si tratterà di convivenza, scuola, modello di futuro. 

La Convenzione verrà istituita attraverso una legge provinciale ed in merito sono state messe in campo diverse proposte.
Una della Svp, una del Pd, una dei Verdi ed anche una di M5S ed Iniziativa per più democrazia. 
E’ opinione comune che alla fine si convergerà verso l’evoluzione ‘provinciale’ della vecchia proposta redatta da Francesco Palermo in collaborazione con i trentini nell’ottica di una convenzione regionale. 
Insomma: a passare alla fine sarà la proposta di maggioranza, probabilmente integrata con la proposta dei Verdi, che grosso modo si muove sulla stessa linea. 

Nel quadro politico locale è inoltre molto interessante è il ruolo chiave che sta giocando nell’attuale fase interlocutoria la Rete per la Partecipazione, un soggetto tutt’altro che istituzionale e sostanzialmente slegato dai partiti. La ‘rete’ è stata coinvolta in particolare per l’elaborazione del regolamento della convenzione nell’ottica della partecipazione ai lavori di una quota della cosiddetta società civile.   

Per chiarirci le idee sull’attuale situazione abbiamo contattato il senatore Francesco Palermo, figura chiave del processo in corso che porterà alla nascita della Convenzione.

Allora Francesco Palermo, questa Convenzione si farà veramente? Il coinvolgimento della Rete per la Partecipazione da un lato sorprende, facendo pensare ad un’aria nuova. E’ proprio così o è un abbaglio?
Francesco Palermo - Malignamente potremmo dire che per le cose cruciali e le trattative dietro le quinte va ancora bene Zeller. Mentre invece per le cose che fanno ‘immagine’ oggi si può anche coinvolgere la Rete per la Partecipazione. In realtà spero davvero che non sia così, anche perché credo che Arno Kompatscher nella Convenzione ci creda veramente. Nella Svp di scuse ne tirano fuori tutti i giorni, ma per la verità occorre anche arginare i ‘puristi’ della democrazia diretta e della partecipazione’. Se si dà a loro troppa corda ci vogliono mille anni. Il ‘percorso ideale’ insomma va per forza sfrondato. La politica come sempre è fatta di compromessi.

Come sarà costituita la Convenzione? 
Rispetto alla composizione e al ruolo della convenzione siamo partiti tre grandi modelli. 
1) La proposta originaria del Pd era quella di una commissione più snella di natura prevalentemente istituzionale, con un processo partecipativo obbligatorio. 2) La Svp aveva invece pensato ad un organismo un po’ più ampio con una quota di società civile selezionata attraverso modalità decise dal Consiglio provinciale (pericolo: tempi lunghissimi). 3) Infine c’era la proposta di M5S e Iniziativa per più democrazia: componenti della Convenzione tutti eletti. 

Quali i pro ed i contro delle varie proposte?
La proposta 3 porterebbe alla guerra civile o all’inutilità assoluta. Ce l’abbiamo già un organo elettivo e non vogliamo che succeda come in Venezuela quando Chavez fece eleggere oltre al parlamento anche l’assemblea costituente. Devo dire che, essendo passato io attraverso un’elezione, paradossalmente quello sarebbe il male assoluto rispetto agli obiettivi che si vogliono raggiungere. 

La maggioranza quale proposta ha scelto?
L’opzione 2. E proprio per la scelta dei componenti della società civile è stata coinvolta la Rete per la Partecipazione per individuare la modalità di selezione della rappresentanza dei cittadini. In merito ci sono già molti studi a cui si può attingere. E in ogni caso i componenti della società civile non verranno eletti. 

Chi ci sarà, poi, nella Convenzione, oltre ai membri della società civile?
Le componenti sono 4.
1) Rappresentanti politici, in sostanza il consiglio provinciale distillato nelle sue componenti. Poi 2) esperti, 3) la società civile organizzata (sindacati, imprenditori, ecc.) ed infine la 4) società civile non organizzata. 

Quale sarà poi il percorso?
La proposta andrà in commissione legislativa e quindi potrà passare all’ufficio di presidenza del Consiglio Provinciale per poter arrivare in aula con un procedimento veloce. 
Parallelamente dovrebbe incominciare il procedimento di selezione dei membri della società civile. Ci vorrà un po’ di tempo perché si tratterà di un processo volontario: le persone dovranno segnalare di essere interessate e potranno quindi essere sottoposte ad un sorteggio temperato da vari criteri. Perché toccherà prestare attenzione che i membri della società civile non rappresentino solo 1 segmento sociale. 

Quali i tempi la legge, la selezione dei membri della società civile e l’avvio della convenzione? Legge entro la prossima primavera e Convenzione nel 2016?
Io spererei prima. 

La speranza però spesso è molto lontana dalla realtà dei fatti.
Conto molto su un aspetto: la Convenzione è un passaggio molto importante per il presidente Kompatscher. Se la Convenzione sarà attivata si tratterà di un risultato e un successo del suo lavoro. In questo senso però non può partire troppo tardi… ad esempio quando si approssimano le nuove elezioni. Poi, attenzione, la Convenzione va anche approvata da Roma. E ciò deve auspicabilmente succedere mentre è in carica questo parlamento. 

Con un nuovo Parlamento bisognerebbe ricominciare da capo, con tutte le incognite. Per non parlare del fatto che con ogni probabilità il prossimo anno la politica nazionale dovrà gestire anche il cambio della guardia al Quirinale.
Sì, si parla della prossima primavera. E ci sono mille altre incognite.

Ed i temi della Convenzione quali saranno?
Evidentemente si darà una maggiore attenzione alle altre parti dello Statuto rispetto a quelle che saranno state già precedentemente modificate (finanza e competenze). Sto parlando del futuro della convivenza e scuola. Ma anche forma di governo interno, che è un aspetto fondamentale, con i rapporti tra provincia e comuni, il quantum di democrazia diretta, altre forme di partecipazione. 

C’è poi il tema scottante della forma d’autonomia.
Sì, la questione autonomista o ‘postautonomista’. Con i quesiti di fondo: autodeterminazione? Secessione?
Nella Convenzione questi temi avranno senz’altro spazio. Ma è ovvio poi che l’obiettivo della Convenzione non sia una discussione fine a sé stessa. 

Ma come funzionerà, concretamente, la Convenzione, anche al suo interno?
Si tratta di un organismo ausiliario che trasferisce al Consiglio Provinciale una proposta di legge. Attenzione, però: la Convenzione non vota. Un organismo elettivo che vota secondo il principio di maggioranza ce l’abbiamo già. Le decisioni in Convenzione avverranno ‘per consenso’. Per le cose per cui non ci sarà consenso si faranno due o tre proposte che verranno poi riportate al Consiglio. In Convenzione si discuterà anche di opzioni antiautonomiste, ma poi verrà rispettato il mandato che la legge istitutiva darà alla Convenzione. Che è quello di formulare una proposta di riforma dello Statuto che si occupi di quello che, oggettivamente, si può cambiare. 

Si parlerà anche di proporzionale e scuola bilingue?
Senz’altro. Anche se poi alla fine in Consiglio ci sarà comunque una decisione di maggioranza. E’ chiaro che la Convenzione ha anche preciso peso anche politico, non solo indicativo. Se la convenzione con un importante consenso dice ‘pensiamo ad un altro modello di scuola’, è chiaro che il legislatore provinciale poi dovrà tenerne conto. Comunque non mi immagino che possano venire fuori proposte rivoluzionarie. Anche perché, proprio per questo, nella Convenzione ci sarà una rappresentanza politica significativa. Nessuno ha l’interesse di avere soluzioni accademicamente strutturate, che poi però non hanno alcuna forza politica per essere messe in pratica.