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Vaccinare per, non contro

Roberto Burioni, virologo del San Raffaele di Milano, spiega perché i vaccini sono fondamentali anche in Alto Adige.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale del partner e non necessariamente quella della redazione di SALTO.
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Foto: Roberto Burioni

Salto.bz: Roberto Burioni, Lei da professore ordinario di virologia e microbiologia all’università Vita-Salute San Raffaele di Milano è sceso “nell’agone” della rete e dei social impegnandosi a rappresentare la voce della scienza e della medicina di fronte alle tesi degli antivaccinisti. Qual è la Sua valutazione a otto mesi (7 giugno 2017) dall’approvazione del decreto legge sulle dieci vaccinazioni obbligatorie, un provvedimento che lo Stato ha adottato per invertire il calo delle coperture vaccinali in Italia scatenando però in risposta le proteste dei contrari?

Roberto Burioni: I dati preliminari che cominciano a giungere da alcune Regioni sono estremamente lusinghieri; è troppo presto per trarre conclusioni ma sembra che la legge stia funzionando ottimamente. Quanto alle proteste, è proprio a causa di quelli che protestano – e non vaccinano i figli spontaneamente come avviene nei paesi civili – che è stato necessario imporre l’obbligo.

Perché le vaccinazioni sono fondamentali anche oggi che, magari nella convinzione comune, il benessere sembra avere portato a una minore incidenza delle malattie?

Perché se si abbassassero le coperture vaccinali e si accumulassero individui non immuni potremmo assistere al ritorno di malattie che da tempo non vediamo, come la difterite o la poliomielite.

Per quale motivo a Suo avviso nel pensiero comune si è affievolita la percezione dei rischi connessi alle patologie? Viviamo meglio e quindi abbiamo meno paura, e di conseguenza pensiamo che non sia necessario proteggere noi e i nostri familiari?

Le vaccinazioni sono vittima del loro stesso successo: quando un genitore vedeva un amichetto del figlio finire su una carrozzina per il resto della sua vita a causa della polio o morire atrocemente per la difterite non c’era bisogno di insistere. Ora si è perso il ricordo, ma è molto meglio così.

Un’altra cosa che è bene ripetere: perché le affermazioni sugli effetti collaterali dei vaccini portate dagli antivaccinisti non hanno a Suo avviso fondamento scientifico e non devono scoraggiare le vaccinazioni?

Il motivo è che, come Lei ha detto, non hanno alcun fondamento scientifico. Non “a mio avviso” ma perché lo dimostrano in maniera inoppugnabile dati inequivocabili accettati da tutta la comunità medica e scientifica mondiale.

Alla pari delle altre strutture del servizio sanitario nelle altre regioni italiane, a Bolzano è attiva la campagna vaccinale della Asl locale. L’Alto Adige è tuttavia un territorio dove per motivi culturali la copertura si è rivelata bassa. Quindi a maggior ragione perché anche in questo territorio è importante attenersi agli obblighi della normativa?

Proprio perché, purtroppo, l’Alto Adige è una delle zone con minore copertura vaccinale. Questo per motivi che sinceramente non mi so spiegare, visto che conosco molto bene questa bellissima parte del nostro Paese (ho imparato a sciare all’Alpe di Siusi dove ho passato tantissimi inverni) di cui apprezzo senso civico e consapevolezza sociale.

Lei è stato un fermo protagonista del dibattito anche acceso a livello nazionale che ha riguardato e riguarda la questione vaccini. È intervenuto in trasmissioni tv assieme a Piero Angela, il quale ha motivato questa sorta di resistenza culturale verso la scienza sottolineando la permanenza del “pensiero magico”. Ebbene, perché secondo Lei si è formato questo rifiuto, da parte di persone anche istruite, di prestare fiducia verso il sapere tecnico e scientifico?

Mi spiace, ma questa domanda dovrebbe porla a un sociologo, o forse addirittura a uno storico. La mia sensazione da profano è che una parte in tutto questo l’abbia avuta l’assenza di voci autorevoli e decise a difesa della scienza e della verità nella rete. Quando due anni fa ho iniziato a scrivere sui vaccini, facebook era quasi esclusivamente occupato dagli antivaccinisti; adesso la situazione è un poco migliorata.