Cultura | Pratica

Note sulla collaborazione

Parte III: pratica oltre l’umano. Collaborare come un’attività extra-umana.

Isabelle Stengers: Gaia s’intromette con un messaggio, un messaggio non intenzionale, che disfa le nostre abitudini di pensiero. Per lungo tempo ci è stato detto che quello che facciamo è pericoloso. Prestiamo piuttosto attenzione a ciò a cui ci è stato detto di non prestare attenzione.[…] Ciò che si intromette è qui per rimanere. L’intromissione di Gaia riguarda tutti. Il futuro sarà meritevole di essere vissuto? (Cosmopolitics: Learning To Think With Sciences, Peoples And Natures)

Starhawk: [Diventa necessario] Passare dal credere che dobbiamo lavorare con la natura, a vederci lavorare dentro la natura, a capire che siamo natura che lavora. (The Earth Path. Grounding Your Spirit in the Rhythms of Nature, 9)

Eduardo Kohn: [C’è anche bisogno di] Riconoscere che vedere, rappresentare, forse sapere e perfino pensare non sono questioni esclusivamente umane. (How Forests Think.Toward an Anthropology Beyond the Human,1)

Donna Haraway: È diventato letteralmente impensabile fare un buon lavoro in un qualsiasi ambito interessante a partire dai presupposti di individualismo, individualismo metodologico ed eccezionalismo umano. (Anthropocene, Capitalocene, Chthulucene: Staying with the Trouble)

Starhawk: Le cellule del nostro corpo sono collettive. L’atmosfera che respiriamo è un’impresa collettiva. L’adattamento non ha a che fare con il trionfo di una specie su un’altra, ma con la co-evoluzione di un intero sistema. (The Earth Path,  48)          

Eduardo Kohn: Guardare gli animali, che ci guardano a loro volta, e che guardano assieme a noi, e che in definitiva sono anche parte di noi, anche se la loro vita si estende ben aldilà di noi, può dirci qualcosa. Può dirci qualcosa su come quello che sta “aldilà” dell’umano in effetti ci sostiene e ci rende gli esseri che siamo e quelli che potremmo divenire. (How Forests Think, 221)

Donna Haraway: [È in corso] un’esplosione nelle biologie di multispecie in divenire-con: per essere uno bisogna essere molti - e questa non è una metafora. Quelli che sono, da sempre sono perché in relazione. Queste sono le rivoluzioni culturali dei nostri tempi. (Anthropocene, Capitalocene, Chthulucene)

Dimitris Papadopoulos: La generazione M vive su un pianeta terraformato: cambiamento climatico, ambienti tossici, la sesta estinzione, degrado del suolo, crisi energetica, crescente espropriazione dei beni comuni naturoculturali. Incontra questi elementi nocivi alla vita con respons-abilità verso i limiti del produzionismo. Il modo di vita della generazione M non è caratterizzato dalla produzione, ma dalla co-esistenza. […] Dagli ambienti sterili della network society, del capitalismo cognitivo e della economia della conoscenza che caratterizzavano la generazione precedente [stiamo passando] a umide, involuzioni contagiose di communità interspecie e multi-materiali. (Generation M. Matter, Makers, Microbiomes: Compost for Gaia.)

Marìa Puig de la Bellacasa: Il tocco crea mondi, un pensiero che risuona con le ontologie relazionali per cui essere è relazionarsi.[...] L'esperienza del toccare può servire per insistere sulla specificità del contatto. In questa direzione penso a come Karen Barad descrive come il vedere-toccare reso possibile dal “microscopo ad effetto tunnel” [...] che opera ‘su dei principi molto diversi dei principi fisici della vista oculare.’ [...] In questo incontro, non c’è separazione tra osservare e toccare. (Touching technologies, touching visions. The reclaiming of sensorial experience and the politics of speculative thinking, 309)

Dimitris Papadopoulos: La continuazione della vita attraverso la messa in comune della socialità e materialità immediata dell’esistenza quotidiana è una vera fuga nonumanista verso un mondo dove le condizioni primarie dell’esistenza sono l’immersione in mondi che uno abita e condivide con animali, piante e suolo. (Worlding Justice/Commoning Matter, 7)

Donna Haraway: Non è possibile sopportare il contatto con questi problemi senza una pratica della gioia. Fa parte dell’arte di vivere su un pianeta danneggiato. (SF: String Figures, Multispecies Muddles, Staying with the Trouble)

 

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Per questo terzo e ultimo episodio della nostra riflessione collettiva abbiamo scelto di raccogliere una serie di citazioni di autori che stanno esplorando il tema della collaborazione oltre l’umano, ridefinendo i contorni di quello che significa agire in comune nel e con il cosmo a partire da fragilità e responsabilità nuove. Abbiamo giocato a ricombinare gli scritti proposti come se fossero le battute di una conversazione immaginata a distanza, che partendo dagli autori scelti arriva a intrecciare il pensiero di noi lettori grazie a una mescolanza caotica di supporti comunicativi biologici, meccanici e semiotici che sono già promiscui e diffusi nella realtà. Inoltre, i frammenti di testo che sono proposti qui in molti casi non sono ancora disponibili in italiano, e speriamo che le nostre traduzioni possano incuriosire i lettori a rintracciare gli interventi completi per continuare un proprio percorso di ricerca.