Ambiente | Mobilità alternativa

A22,tempi da era geologica per il metano

Dalla recente risposta in Consiglio Regionale si evince che qualcosa è andato letteralmente storto per il progetto "green corridor". Colpa solo delle circostanze?
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.
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Foto: A22

Dalla risposta del 5 aprile data in Consiglio Regionale all’interrogazione del M5S del 19 febbraio in merito alle reti di carburanti alternativi sull’Autobrennero, c’è davvero da chiedersi cosa sia andato di traverso in un piano che era (forse ancora lo è) di primo piano nel panorama dei gestori autostradali italiani. Nei media solo la Tageszeitung ne ha riferito con un'intervista al consigliere provinciale del M5S Köllensperger.

Il 19 ottobre 2007, infatti, il CdA dell’A22 aveva fissato un ambizioso piano per distributori di metano e gpl, poi ratificato ufficialmente il 23 ottobre 2009. Sappiamo che per realizzare i punti di allaccio ai metanodotti per le stazioni metano presso le dodici aree che avrebbero dovuto esserne dotati sono stati spesi ben 722.000 Euro, non bruscolini insomma. La cosa non è di poco conto perché spesso sono i tempi di realizzazione di tali allacci a causare enormi ritardi nell’apertura di tali impianti di rifornimento di GNC (gas naturale compresso). Ne avevo parlato qui su salto.bz a fine agosto 2016 ed innumerevoli volte sul mio blog.

I tempi, qualcosa non ha proprio funzionato: oltre 10 anni di attesa e non è finita

Ebbene, fra l’ottobre del 2009 e la scadenza della concessione governativa il 30 aprile 2014, sono trascorsi ben quattro anni e mezzo e dei dodici impianti previsti ne fu realizzato solo uno, quello di Nogaredo Est, tuttora “croce e delizia” dei metanautisti (basta leggere i commenti in calce alla scheda distributore). Solo dal 1 febbraio 2018 è stato aperto quello dirimpettaio di Nogaredo Ovest. Tralasciamo il fatto che non sia previsto di potersi rifornire da soli, ma probabilmente i responsabili di A22 non sono mai stati negli impianti di Matrei am Brenner nel Tirolo austriaco, un’altra storia tutta italica di burocratosaurocrazia che fa ridere l’Europa quando ci si definisce pomposamente il paese “numero uno” del metano per autoveicoli.

Sta di fatto che basta confrontare le tabelle che erano pubblicate sul sito di A22 (vedasi a fine articolo) e ci rende conto del continuo slittamento delle date di realizzazione che, beninteso, inizialmente erano programmate poco prima e poco dopo la scadenza della concessione dell’autostrada, dopo la quale ogni programma d’investimento è sottoposto ad una evidentemente laboriosa e burocratica approvazione da parte dello Stato. Pratiche che, si può ipotizzare, per i distributori di metano, realizzati i punti di allaccio, non sono state fatte nei quasi quattro anni dopo la scadenza della concessione.

La domanda senza risposta: la centrale H2 ha “mangiato” i fondi per la realizzazione dei distributori di metano. La “non risposta” dice di sì.

Alla domanda se alla centrale H2 di Bolzano (“prima pietra” il 21.9.2009, a vedere oggi il video c’è da… sorridere per le dichiarazioni di allora…) siano stati dirottati i fondi per la rete dei distributori di metano, il presidente Kompatscher elegantemente non risponde. La prendo necessariamente come una risposta positiva nel senso che “chi tace, acconsente”. In poche parole, i costi per la realizzazione degli edifici del complesso idrogeno di Bolzano Sud, è cosa nota, sono stati sostenuti da A22 (5,3 milioni di Euro). Guarda caso cifra che avrebbe coperto ampiamente la realizzazione dei mai realizzati distributori di GNC. Un perfetto autogol di A22 e della politica sudtirolese visto che i due progetti (GNC e H2) avrebbero dovuto invece camminare parallelamente. Una miopia a dir poco sconcertante e di cui si raccolgono oggi solo i cocci. Anche su questo “binario unico” H2 ne avevo parlato qui su salto.bz nel settembre 2017.

Onere della realizzazione di alcuni distributori GNC ora sui gestori delle aree di servizio

Come mi era stato risposto pubblicamente il 4 settembre 2015, evidentemente (per scarsità di fondi?) l’onere della realizzazione è stato “scaricato” sui nuovi gestori delle aree di servizio delle aree autostradali A22 di Paganella est e ovest, Adige est e Povegliano ovest. Le altre aree saranno in capo ancora a A22: Isarco, Sciliar, Laimburg est e ovest, Adige ovest e Povegliano est.

Ora i tempi prospettati per la realizzazione dei 10 distributori mancanti sono quasi da presa in giro. Il 2025 per l'ads Sciliar si commenta da sé.

Infatti, la costruzione di tali impianti, in presenza di allacciamento disponibile, è di poche settimane. Cifra ipotizzabile di 2 milioni di Euro per A22 per le aree rimaste in capo, che, con gli incassi milionari giornalieri, non dovrebbero essere difficile da reperire, anzi una realizzazione “in blocco” potrebbe essere pure più economica. Quali sono quindi sono i motivi reali di un’ennesima, enorme dilatazione dei tempi? Che, mi si permetta, pare davvero incredibile dal 2007 ad oggi.

Nulla per i camion, dov’è la coerenza?

Inutile dire della delusione nel leggere che gli impianti previsti siano “stati concepiti per l’erogazione di metano alle sole autovetture”. Ciò significa che si è rimasti fermi al 2007. Nel frattempo stanno cominciando sempre più a girare camion sia a metano compresso (GNC) che liquido (GNL). In Autobrennero, sempre attentissimi agli sviluppi teconologici, è sfuggito questo trend? I camion a GNL stanno avendo un riscontro sempre più ampio per le misure che potrebbero essere adottate in talune parti d’Italia contro l’inquinamento atmosferico. Cosa si è fatto per i camion a GNL sull’Autobrennero? Nulla. E poi ci si lamenta dell’inquinamento… ma anche qui, senza un input politico, ovviamente A22 serve a far macinare utili ai propri azionisti. Per la cronaca, ne avevo scritto qui su salto.bz a febbraio.

Fra il dire e il fare… 10 anni buttati via

La questione di base, infatti, per ogni carburante alternativo è che ci si possa rifornire. La storia del metano in A22 è emblematica di come da una parte la politica spinga per soluzioni alternative, ma poi in realtà i conti bisogna farli con le reti di rifornimento. Questo dovrebbe essere chiaro, ma probabilmente per molti non lo è. Se poi mettiamo che sia in Trentino che in Alto Adige la mobilità a gas è stata silenziosamente cassata dal 2008 in poi, si capisce anche per questo motivo i tempi da “era geologica” per la realizzazione dei distributori di metano in A22 in assenza, si può ampiamente presumere, di qualsivoglia input politico.

Poi, ripeto, ci si lamenta, però, dell’inquinamento. Come dire, oltre 10 anni buttati via. E i risultati, purtroppo, si vedono tutti mentre si straparla a vanvera di mobilità elettrica e a idrogeno, i cui piani per i fantomatici distributori H2 (presentati addirittura il 9 dicembre 2009 alla UE) sono “di difficile previsione, anche presunta (sic!) e dipendono dal Ministero delle Infrastrutture e Trasporti”. In sostanza si sta cianciando di mobilità a idrogeno da anni con progetti legati a prospettive a dir poco evanescenti. Suona tanto solo e unicamente di presa in giro. ll trionfo dei diesel ne è la riprova anche nella nostra regione.