Cultura | giovani critici

Contrasti tra classico e contemporaneo

Concerto variegato e ricco di sorprese il terzo appuntamento dell'Orchestra Haydn
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.
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Foto: Orchestra Haydn

Martedì 14 novembre all’Auditorium di via Dante a Bolzano, l'orchestra Haydn ha sbalordito l'intera sala trasmettendo un’energia a onde che passava sorprendentemente da un secolo all’altro. E’ stata un’immersione dentro le profondità del Settecento, dei nostri anni 2000, dei primi del XX secolo e in chiusura dell’Ottocento.

Il direttore di questo terzo concerto è stato Marco Angius, oltre che direttore anche musicologo e esperto di musica contemporanea. Una bacchetta che è stata in grado di dominare l’orchestra e guidarla nel difficile viaggio tra la musica classica e quella contemporanea.

La serata è iniziata con la “Sinfonia n.99 in mi bemolle maggiore” di Franz Joseph Haydn. Nelle sue opere orchestrali, è noto, il compositore tedesco dà molto valore alla limpidezza della forma, al mettere in risalto gruppi orchestrali che dialogano tra loro, alle sospensioni e alle pause. Quest’ultime infatti – le pause - non sono per Haydn un semplice vuoto, ma sembrano essere da una parte l’eco di ciò che si ha appena ascoltato e dall’altra si caricano di tensione aspettando il divenire. La sinfonia è riuscita a inaugurare l’atmosfera, tra pause ed esitazioni, momenti quasi da marcia, rimandi fra legni ed archi e variazioni ritmiche di notevole interesse.

Ed ecco il primo salto temporale. Viaggio nel tempo di 150 anni e ci troviamo nel 1906 davanti a Arnold Schӧnberg con la sua “Sinfonia da camera nr.2, op.38”. Il flauto e tutti gli altri fiati rapiscono l’attenzione e, tenendo costantemente la tensione, accrescono l'intensità del brano finché non si raggiunge man mano la conclusione, tornando alla quiete iniziale. Ci chiediamo, a più di un secolo di distanza dalla composizione della Sinfonia da camera, se l’inventore della musica dodecafonica ci faccia ancora tanta paura. Certo, non si tratta ancora di uno dei brani dodecafonici che il musicista scriverà a partire dagli anni ‘10, ma l’ansia, la tensione e la rabbia ci sono già. Pensiamo quindi che Schӧnberg sia ascoltabilissimo oggi, proprio perché ne capiamo il carattere drammatico e la sua voglia di tensione appare oggi del tutto giustificata se si pensa ai tempi in cui quella musica è stata scritta.

Ma la spinta nel contemporaneo è proseguita dopo la pausa in un secondo tempo in cui direttore e orchestra si sono buttati a capofitto nell'attuale 2017 con la prima esecuzione assoluta di “Dyscrasic Morphing” di Marco Uvietta, compositore bolzanino riconosciuto anche fuori regione e presente in sala. Il brano ha stupito il pubblico: vi erano degli interventi di alcuni strumenti che mettevano letteralmente i brividi. Possiamo discutere se sia o meno un genere apprezzato, ma certo è che questo tipo di linguaggio sa a volte creare degli effetti molto forti sugli ascoltatori e non lascia nessuno indifferente.

La serata si è conclusa con un ultimo salto indietro nel 1800: Johannes Brahms con le sue “Variazioni su un tema di Haydn, op 56a”. Si tratta di un’opera tipicamente romantica che, dopo il brano di musica contemporanea, ha rasserenato e tranquillizzato il pubblico, anche se non sono mancati i contrasti e il classico finale romantico molto vivace e carico di energia.

Il prossimo appuntamento con l’Orchestra Haydn è previsto per martedì 21 novembre a Bolzano, in cui Clements Schuldt e il pianista Evgheni Bozhanov interpreteranno la Sinfonia n.33 di Mozart, il Concerto n.5 per pianoforte e orchestra di Beethoven e un altro brano contemporaneo in prima esecuzione italiana, Nymphéa reflection di Kaija Saariaho.
 

Lorena Faustinelli, Gaia Federici

Liceo Pascoli classe 5M - indirizzo musicale