Politica | Reazioni

Provocazione o atto dovuto?

Vienna apre i consolati ai sudtirolesi tedeschi e ladini e il dibattito si accende. Pollici in su di Kompatscher, Freiheitlichen e Heimatbund. Urzì: “Atto di aggressione”
Sebastian Kurz und Arno Kompatscher
Foto: Salto.bz

Dopo la bollente questione della doppia cittadinanza, non ancora sopita ma solo rimandata a dopo le elezioni provinciali in Alto Adige per non interferire con la campagna elettorale ed evitare guai con l’Italia, la miccia per una “nuova” polemica è già stata accesa e riguarda la decisione dell’Austria di aprire i suoi consolati ai sudtirolesi di lingua tedesca e ladina. Significa che, in caso di necessità, potranno rivolgersi a un consolato austriaco anche se nel Paese in cui si trovano esiste una rappresentanza italiana. È quanto prevede un disegno di legge che il governo guidato dal 31enne Sebastian Kurz ha trasmesso al Parlamento per adeguarsi alle normative Ue. 

Si tratta di una opzione interessante, soprattutto perché viene garantito l’utilizzo della propria madrelingua (Arno Kompatscher)

Si tira nuovamente in ballo la “funzione tutrice” dell’Austria nei confronti dell’Alto Adige, scritta nella Costituzione austriaca. Va però sottolineato che le direttive di Bruxelles prevedono che i cittadini Ue possano rivolgersi a un consolato di un altro Stato membro, se in un dato Paese il loro Stato non ha una rappresentanza diplomatica. Il disegno di legge austriaco in materia consolare dice tuttavia che anche in presenza di una rappresentanza diplomatica del Paese di origine, i sudtirolesi di lingua tedesca e ladina, come anche le vittime del regime nazista potranno scegliere a quale consolato rivolgersi, quello italiano o quello austriaco. Potranno chiedere assistenza in caso di arresto, di grave incidente, malattia oppure morte, come anche le vittime di reati. Da notare che se la notizia è rimbalzata rapidamente sulla maggior parte delle testate nazionali, su quelle locali di lingua tedesca vengono invece dedicate poche righe.

 

Le reazioni

 

La Svp plaude l’iniziativa di Vienna. “Ci sarà la possibilità di rivolgersi, in caso di necessità, non solo al Consolato italiano in un paese della UE, ma anche al Consolato austriaco. Si tratta di una opzione interessante, soprattutto perché viene garantito l’utilizzo della propria madrelingua”, afferma con soddisfazione il governatore Arno Kompatscher. Esulta, prevedibilmente, anche Roland Lang, Obmann del Südtiroler Heimatbund, che descrive “molto buono e diplomaticamente di enorme valore” questo disegno di legge che rappresenta un “ulteriore legame con l’Austria”. Si aggiunge al coro di consensi anche l’Obmann dei Freiheitlichen Andreas Leiter Reber: “Molti sudtirolesi non vedono l’ora che venga approvata questa legge che consente di utilizzare i servizi di tutte le ambasciate austriache all’estero dato che si creano in molti casi situazioni difficili quando deve essere reclamato l’aiuto di un consolato”.

Se l’Italia non era stata informata prima il fatto sarebbe gravissimo, se il Governo italiano era stato informato e non ha ritenuto necessario assumere alcuna posizione, il fatto è ancora più grave (Alessandro Urzì)

Parla invece di provocazione il consigliere provinciale di Alto Adige nel cuore Alessandro Urzì: “Se l’Italia non era stata informata prima il fatto sarebbe gravissimo, se il Governo italiano era stato informato e non ha ritenuto necessario assumere alcuna posizione, il fatto è ancora più grave”. Per l’esponente di centrodestra l’iniziativa austriaca sconfina nel campo del riconoscimento di diritti tipici della cittadinanza, “se oggi l’Austria considera automatica l’erogazione di propri servizi tipici, derivanti proprio dalla cittadinanza, ai cittadini di uno stato diverso, agli italiani 'tedeschi' o 'ladini', cosa dovrebbe domani impedire l’attribuzione completa della stessa cittadinanza e dopodomani la rivendicazione della piena sovranità sull’Alto Adige?”.

E ancora: “Quello austriaco - tuona Urzì - è un atto di aggressione unilaterale all’Italia, sul piano proprio della sovranità, che peraltro smentisce con una superficialità assolutamente preoccupante le assicurazioni fornite solo poche settimane fa dallo stesso governo di Vienna che aveva annunciato l’intenzione di procedere solo d’intesa con il governo italiano a qualsiasi misura che incidesse sulle relazioni bilaterali e sui diritti di cittadinanza dei residenti in Alto Adige”.

Per il consigliere provinciale la misura avrà un valore assolutamente simbolico e sarà di fatto impraticabile. “Per ottenere i servizi dal consolato austriaco in un qualunque altro paese del mondo bisognerà dimostrare non solo di essere residenti in Alto Adige ma anche di essere ‘tedeschi’ o ‘ladini’. Come si potrà dimostrare questa ‘patente’? Il governo austriaco pensa anche ad una classificazione dei cittadini con cittadinanza italiana residenti in Alto Adige sulla base del grado di purezza ‘razziale’ o ‘etnico/linguistica’?”, incalza infine Urzì annunciando che oggi (19 aprile) interverrà presso il governo italiano e il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani per richiedere un immediato intervento censorio verso “l’unilaterale iniziativa del governo austriaco”.

Anche il vicepresidente della Provincia Christian Tommasini (Pd) condanna il gesto di Vienna, smarcandosi così dalla Svp, questo il suo commento affidato poco fa a Facebook: “Trovo la proposta del cancelliere austriaco Kurz assolutamente sbagliata e controproducente. Non è questo il ruolo di 'tutela' della nostra autonomia che l’Austria può immaginare di svolgere. Perché così si introduce una logica di esclusione su base etnica che ci riporta indietro, molto indietro nella storia. Non è questo il modello di autonomia e di autogoverno che vogliamo contribuire a fare crescere e sviluppare”.

 

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Heinrich Zanon Gio, 04/19/2018 - 14:15

Zur Bewertung der Meldung über die beabsichtigte baldige Zulassung von Südtirolern zur Betreuung durch Konsulate der Republik Österreich ein Tatsachenbericht:
Am 11.10.2010 befand sich eine Gruppe von über 30 Südtirolern nach der Anreise aus Wien mit der AUA, am Flughafen von Tel Aviv um einen zehntägigen Besuch des Heiligen Landes anzutreten. Bei der Passkontrolle (am späteren Nachmittag) stellte sich heraus, dass eine Reiseteilnehmerin aus der Gruppe den Pass verloren hatte (der einen Tag später bei der Reinigung des Flugzeugs in Wien aufgefunden wurde). Als der Reiseteilnehmerin durch die kontrollierenden Behörden die Einreise nach Israel verweigert wurde, kontaktierte die Reiseleitung umgehend telefonisch die italienische Botschaft von Tel Aviv mit der Bitte, Hilfestellung zu leisten. Der Beamte der Botschaft ließ lapidar wissen, man könne in der Angelegenheit nichts unternehmen, da die ohne Pass angereiste Besucherin das Hoheitsgebiet Israels noch nicht betreten habe und die italienische Botschaft also schlicht und einfach unzuständig sei.
Glücklicherweise konnte einer der weiteren Reiseteilnehmer über eine private Vermittlungsadresse den früheren bundesdeutschen Außenminister (und jetzigen Bundespräsidenten) Frank Walter Steinmair einschalten, der - wie er sogleich erwähnte - noch über zweckdienliche Kontakte zur Botschaft der Bundesrepublik Deutschland in Tel Aviv verfügte und sich freundlicherweise sofort mit der bezeichneten Botschaft in Verbindung setzte. Die sicherlich noch viel weniger "zuständige" deutsche Botschaft verstand es, in kürzester Zeit verständnisbereite israelische Behörden zum Eingreifen zu bewegen.
Fazit: nach etwa einer halben Stunde Wartens konnte die verzweifelte Reiseteilnehmerin, deren Ehemann die Passkontrolle bereits zuvor hinter sich gebracht hatte, ohne vom Missgeschick seiner Frau etwas zu ahnen, mit einem Passierschein einreisen.

Gio, 04/19/2018 - 14:15 Collegamento permanente